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Immagine Matteo Renzi |
Provo noia nell’osservare la politica di questi giorni. Sono sempre più convinto di come fra i due Matteo sbagliamo a pensare che Salvini non abbia un pensiero alle spalle. Dal mio punto di vista è molto più divertente raccontare le strategie del Matteo milanese piuttosto che le giravolte di quello toscano. E anche in quanto a leadership ci sarebbe da discutere.
L’attuale fase politica sta facendo emergere tutte le difficoltà personali di Matteo Renzi. Il suo narcisismo patologico è motivo di molte delle sue azioni passate e presenti di cui non si trova una spiegazione razionale. Perché per esempio picconare un governo quando si è leader di una forza politica stimata al 5%? Ma forse questo sarebbe un bene se significasse la sua scomparsa.
Renzi invece tiene tutti sospesi in attesa di una puntata di Porta a Porta nella quale, fra un attacco al governo e l’altro, mette sul tavolo una proposta shock: la riforma de “Il Sindaco d’Italia". Dice Matteo Renzi, come se in questo momento non fosse un attore in scena: per ridurre l’instabilità dei governi la soluzione migliore è l’elezione diretta del Presidente del Consiglio. Tradotto significa eleggere un manovratore che non potrebbe essere disturbato per cinque anni salvo poi darne un giudizio a fine mandato.
Una proposta che puzza di naftalina da lontano un chilometro. È sostanzialmente la stessa bocciata con il referendum confermativo il 4 Dicembre 2016. Se facciamo uno sforzo di memoria l’Italicum, l’allora sistema elettorale fatto approvare dal governo Renzi, più l’abolizione del Senato elettivo avrebbero prodotto un presidente del consiglio con un potere molto forte datogli da un cospicuo premio di maggioranza. Così il capo del partito che avesse ottenuto il premio sarebbe diventato il sindaco d’Italia.
Una proposta quindi vecchia già bocciata dai cittadini che Renzi ripropone ignorando come, un possibile taglio del numero di parlamentari che potrebbe arrivare dal risultato del referendum del 29 Marzo, renderebbe precaria la rappresentatività provocando così l’immediata necessità di un sistema elettorale che sopperisca alla minor rappresentanza numerica.
Avviare adesso una nuova riforma costituzionale così complessa vorrebbe dire creare ulteriore confusione in un sistema istituzionale che potrebbe avere già molte grane da risolvere.
Non solo Matteo Renzi ripropone un disegno vecchio e già bruciato ma lo fa commettendo lo stesso errore. Fare il riformatore con il copia e incolla di pezzi funzionanti in contesti o addirittura in Paesi diversi. Il sistema elettorale dei sindaci funziona ma non per questo è una formula applicabile a qualsiasi livello.
Non ha per di più capito come il Centrodestra, a cui propoone questa grande invenzione, un’idea di riforma istituzionale ce l’ha ed è tecnicamente più lineare del sindaco d’Italia: ovvero il presidenzialismo. È cosa difficile spiegare a Giorgia Meloni come una proposta già bocciata quattro anni fa sia migliore della sua.
Se non altro perché sembra proprio il capriccio di un bimbo minchia in preda al vittimismo da incompreso.
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