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Nicola Zingaretti, segretario PD |
Ahimè ho sviluppato una fastidiosa cautela nell'entusiasmo difronte a novità sulla scena politica. Devo ancora comprendere se sia dovuto a un cambiamento di carattere o se a un metodo per avere più distacco dalle situazioni da osservare. Comunque sia ciò non mi dispiace.
Mentirei se raccontassi che non ho appreso con sorpresa la proposta che Nicola Zingaretti farà domani all'Assemblea del PD e, sotto alcuni aspetti, mi sembra positiva. Valentina Cuppi, attuale Sindaco di Marzabotto, presidente del Partito Democratico è indubbiamente un segnale che va in una certa direzione. Ed è anche un atto di coerenza dal punto di vista del segretario che si presentò alle primarie di un anno fa con un programma orientato a sinistra.
L'elemento che però frena il mio entusiasmo è il momento in cui arriva la proposta. Poco prima del voto in Emilia-Romagna Zingaretti ha lanciato la missione del "partito nuovo": un soggetto politico più aperto ed inclusivo, attento ai cambiamenti sociali e flessibile nei confronti dei nuovi movimenti. Un disegno che personalmente trovo interessante. Quando lo dichiarò ne avvertii il rischio di flop se Bonaccini non avesse vinto le elezioni regionali. Adesso però il tempo è maturo per dare il via alle operazioni. E sembra che a breve si aprirà infatti un congresso.
Quello che mi lascia perplesso è perché proporre adesso una personalità certamente innovativa come Valentina Cuppi. Il partito attuale è ancora quello di due mesi fa, con ancora molte figure provenienti dalla vecchia ala renziana che forse stanno osservando e capendo se Italia Viva prenderà effettivamente un corpo. C'è poi la questione delle due vice presidenti: Debora Serracchiani e Anna Ascani hanno storie politiche ben diverse da quella della probabile presidente Cuppi.
Per utilizzare una metafora: non vorrei che si stesse chiamando l'imbianchino mentre il problema è strutturale. Una personalità come quella di Valentina Cuppi sarebbe molto ben più pertinente in un "partito nuovo" che nuovo deve essere davvero. Non basta ritinteggiare le pareti, serve molto di più per raggiungere l'obbiettivo proposto da Zingaretti un mese fa. Ad esempio si dovrebbero disgregare le correnti, si dovrebbe scrivere un programma nuovo e magari pensare a un nome nuovo che, anche se non è una delle priorità, nell'era della comunicazione aiuta.
Mi rendo conto di parlare della casa altrui e quindi spero di farlo sempre con il massimo rispetto. Se però l'intento di Nicola Zingaretti è quello di aprire ad altri la casa del Partito Democratico, non è eleggendo al vertice una figura nuova che farà centrare l'obiettivo. O perlomeno non solo.