mercoledì 16 ottobre 2019

Elezioni in Emilia Romagna. Cosa non deve fare Stefano Bonaccini?

Immagine della regione Emilia Romagna


Ho riflettuto molto se scrivere o meno questo post. 
Sono un cittadino con diversi ruoli, anche di responsabilità, che di volta in volta mi fanno riflettere sull'opportunità di affermare o meno le opinioni che mi costruisco. Ma tant'è, anche questo è un ruolo che rivesto.

Fra pochi mesi sarò chiamato, insieme ai miei corregionali, a scegliere il presidente dell'Emilia-Romagna. Una decisione molto delicata che comporta la scelta di un modello: uno stile di governo per i prossimi cinque anni. 
Non dobbiamo nasconderci però come ci sarà una campagna elettorale e come, in quella campagna elettorale, qualcosa sia necessario dire.

Nella mia breve esperienza di elettore ho sempre utilizzato un criterio: ho sempre votato per qualcosa e mai contro qualcuno. Penso che questo sia lo spirito suggerito anche dal sistema democratico. Sarò banale: chi vince porta avanti una propria idea politica, non solo l'essere antagonista dell'avversario.

Il timore che ho è quello di assistere al modello "Piuttosto che... Meglio piuttosto". Un modello che non stimola, che non dà soluzioni: un modello che comunica solo la necessità di scongiurare la vittoria dell'avversario.
Questo sarebbe il modello più sbagliato da impiegare. Come elettore entrerei in cabina poco entusiasta, condizione dalla quale mi scaturiscono sentimenti radicali. Ma di quello che farò io spero interessi poco. Ciò che mi sembra più interessante è come un modello avversariale favorirebbe la Destra. 

Porterò sempre con me il ricordo di quanto mi veniva detto anni fa dagli elettori di Silvio Berlusconi: quanto più lo si criticava tanto più si contribuiva a rafforzare il suo elettorato. Allora non lo compresi, mi sembrava normale criticare un avversario. Oggi però ne percepisco il senso.

L'elettorato della Lega non è un elettorato d'opinione. Lo potremmo definire pseudo di appartenenza in un tempo nel quale il voto di appartenenza sembra scomparso. L'elettorato leghista si rafforza nella stessa misura delle critiche mosse a Matteo Salvini
Questo va accettato. Lo possiamo non comprendere ma ne dobbiamo fare tesoro. Ne devono fare tesoro quanti si apprestano a partecipare alla campagna di Stefano Bonaccini. 

Vorrei essere chiaro, non lasciando spazio a dubbi. Se dicessi di essere entusiasta dell'attuale governatore, penso tradirei quel poco di storia politica che ho. 

Benché quest'anno abbia dovuto fare una scelta sofferta della quale resto fermamente convinto, le mie tendenze politiche non si sono anacquate. Posso dire di aver sospeso il giudizio su Stefano Bonaccini: gli riconosco un buono standard di governo e molte delle sue politiche regionali sono per me molto positive.

Tuttavia voglio leggere il programma. Non penso basti lo spettro di Lucia Borgonzoni per votare una proposta politica. 
Mi sento nessuno. Non ho alcuna velleità di influenza. Però penso come possa essere controproducente una campagna sul voto utile. Lo criticavo da iscritto a un partito che ne veniva penalizzato, lo continuo a criticare da indipendente.

Da elettore sinceramente disponibile mi aspetto di leggere un programma che parli alle persone, a quelle classi di riferimento della sinistra. Un programma chiaro, semplice: sul welfare, sui diritti, sul mantenimento dello standard qualitativo dei servizi. 
Non vorrei leggere un programma centrista, ambiguo, pieno di termini pigliatutti. Non penso sia questo che faccia vincere il centrosinistra. 

Nutro la speranza di votare una proposta convincente, bella e incentrata sui temi della sinistra. Non vorrei votare l'antitodo a Lucia Borgonzoni.