domenica 11 agosto 2019

Candidati a perdere

Immagine di repertorio: Paolo Gentiloni e Caalo Calenda
L’immagine dei pop-corn non è soltanto un meraviglioso escamotage per riempire articoli su un’opposizione inesistente; è un pericoloso comportamento di cui stiamo cominciando a vedere gli effetti.

L’opposizione in un sistema democratico non è un ruolo minore, non è una condizione di attesa: l’opposizione deve essere interpretata seriamente da un lato, provando a mettere in difficoltà la maggioranza, e dall’altro sfruttando quel tempo per riorganizzarsi facendosi trovare pronti ad un possibile appuntamento elettorale. Questo secondo aspetto assume un’importanza  centrale in un sistema politico precario in una campagna permanente dai toni infuocati.

L’attualità ci sta per proporre una crisi di governo che porterà quasi sicuramente a nuove elezioni per le quali il provocatore della crisi è già pronto e, anzi, ha già iniziato la sua campagna estiva. Mentre Salvini imita Jovanotti sulle spiagge sempre più convinto di potersi sedere a Palazzo Chigi, il Movimento Cinque Stelle si trova al bivio Di Maio o Conte: chi farà il candidato alla Presidenza del Consiglio?

La notizia preoccupante arriva però dal Partito Democratico per il quale si sta preparando la scelta del front man. Zingaretti non sembra bramare per Palazzo Chigi e così arriva il trittico che fa intuire come, nella prateria della Sinistra, si vogliano prendere a cannonate anche le pecorrelle che lì vorrebbero stare. Paolo Gentiloni, Carlo Calenda e Giuseppe Sala: questo il trittico che potrebbe finire sulla scheda di possibili primarie del Centrosinistra
Azzardando un paragone automobilistico è come scegliere fra una cinquecento rossa, blu o gialla con le gomme sgonfie mentre sai che sulla linea di partenza è parcheggiata una Ferrari con parecchi giri di prova alle spalle. Non è necessaria la palla di vetro per intuire il risultato della gara.

D’altronde, se chi disegna la strategia pensa che il populismo abbia fallito, anche tre candidati fuori dal tempo vanno bene. Paolo Gentiloni è il Presidente del Consiglio del governo dopo il quale il Centrosinistra subii la sconfitta peggiore della storia; Carlo Calenda è stato protagonista della stressa stagione di politiche centriste partecipando alla squadra prima di Matteo Renzi poi di Gentiloni; e Giuseppe Sala vedrebbe sacrificata la sua esperienza da Sindaco di una città in pieno boom per un incerto futuro da secondo.

Primarie zoppe in partenza che non potrebbero sfociare neppure in una campagna del voto utile avendo un front mam (chiunque esso sia fra quei tre) debole e attaccabile dalla propaganda studiata e in rampa di lancio di Matteo Salvini. 

Se la strada delle elezioni si concretizzerà davvero, e se le tre cinquecento rimanessero gli unici leader del Centrosinistra, Salvini potrebbe facilmente imitare la partita alla Play Station di renziana memoria. 

sabato 10 agosto 2019

Urne sempre più vicine. Ci dobbiamo preparare al governo dei sovranisti?


Immagine di repertorio
Questo Agosto sarà ricordato molto bene dagli appassionati, e un po’ malati, di politica. Chi è in città e chi in vacanza può assistere a qualcosa di interessante, curioso ma al tempo stesso assai preoccupante. In piena estate si è aperta una crisi di governo dopo un lungo periodo d’incubazione.
Il Governo Conte, il Governo paglierino, il Governo del cambiamento che ci ha mostrato parecchie novità iniziando dall’utilizzo di un contratto per dare il via alla maggioranza, si prepara a cadere. Sembrava fatto di una struttura antisismica: finora aveva resistito ad una marea infinita di scosse, bordate fra i due alleati che di Conte saranno ancora per poco i vice.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso del leader leghista sono state le due mozioni opposte sulla TAV. Una discussione accesa alla quale non ha partecipato il mediatore d’eccellenza nell’asse Lega-Cinque Stelle, un momento particolarmente difficile nel quale si sono palesate tutte le differenze interne al governo giallo-verde. Un episodio che ha innescato un effetto valanga liberando l’inconscio dei due leader. Così sono iniziati gli insulti, le rivendicazioni e l’esplicitazione delle divergenze fin qui taciute.
Tutto il malessere maturato in questo anno è fuoriuscito concretizzandosi in una mozione di sfiducia al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte a firma leghista che sarà discussa in Parlamento, appena chiuso per ferie, nei prossimi giorni. 

Conte però non ci sta a vedere maltrattato l’esecutivo che ha presieduto dal Primo Giugno dell’anno scorso così, in una conferenza stampa convocata a tarda sera, lancia la palla nelle mani del suo Ministro dell’Interno affermando come sia un desidero dello stesso Matteo Salvini quello di andare alle urne il prima possibile per “capitalizzare il suo consenso”. Feroce stoccata che svela un’ipotesi già da tempo ventilata: dopo aver prosciugato il Movimento Cinque Stelle, Matteo Salvini vuole centrare il bersaglio e conquistare i voti per sedersi a Palazzo Chigi

Uno scenario per nulla fantasioso facilitato da un Centrosinistra completamente frantumato e incapace di reagire. Il fornitore di pop-corn sta facendo fortuna nell’opposizione che non si è resa conto di essere uno dei protagonisti del film che stava guardando. Un Centrosinistra ostaggio delle dinamiche bizzarre interne al Partito Democratico nel quale neanche Nicola Zingaretti è in grado di ritrovare la strada. Nonostante questa penosa situazione il segretario Dem sostiene di essere pronto ad andare al voto affermando come il populismo abbia fallito. Un’analisi un po’ miope che non tiene conto del consenso di Matteo Salvini al quale si potrebbe aggiungere, con una campagna elettorale a d’hoc, quello recuperabile da Giorgia Meloni che si dice pronta ad un governo dei sovranisti sostenuto da Lega e Fratelli d’Italia

C’è gran movimento nella Destra italiana non paragonabile alla prateria incolta a Sinistra. Ora attendiamo le scelte del Presidente della Repubblica che inizierà a curare la crisi non appena Conte sarà sfiduciato dal Parlamento. Se come probabile si votasse in autunno, oltre a correre il rischio di un esercizio provvisorio in termini finanziari, potremmo assistere al rinfocolarsi di fiamme rinvigorite da un clima politico, sociale e culturale favorevole. 

venerdì 9 agosto 2019

Il taxi del ritorno

Il taxi di Conte. Immagine di repertorio
Solo un anno fa eravamo intenti a commentare l'effetto di rinnovamento evocato dall'arrivo di Giuseppe Conte a bordo di un taxi. Sì, una scelta comunicativa precisa che però, dopo l'assopimento degli animi politici provocato dall'ingessato Gentiloni, aveva riacceso il fuoco politico.
Temo che quello stesso taxi si stia già preparando per la tratta di ritorno.

Non riesco a definire questa esperienza di governo come totalmente pessima. Un effetto importante l'ha provocato: ha fatto comprendere di che cosa è capace la nuova destra sovranista smuovendo le coscienze di moltissimi. Ha fatto riscoprire la critica, la ribellione, l'opposizione (nella società perché quella parlamentare sta ancora scossando il sacchetto di pop-corn per raggiungere la salatura adeguata). Il Governo paglierino ha fatto riscoprire il valore un po' dimenticato dei diritti umani e civili. 
L'elemento che mi dava fiducia era il 17% della Lega con cui, in una situazione normale, avrebbe seguito docilmente il partito maggiore. La realtà ha dimostrato come sia possibile ribaltare virtualmente i rapporti di forza: un vice Presidente del Consiglio con il 17% dei consensi ha diretto un governo prosciugando progressivamente il 32% degli alleati.
Allo stato attuale ci troviamo con una Lega stimata al 40% e un Movimento Cinque Stelle disperso.

Il futuro? Nero. Ancora più nero di quest'ultimo anno. Se Matteo Salvini decidesse realmente di correre da solo, immaginando come impossibile un accordo con Forza Italia, potremmo vedere concretizzarsi un asse Lega-Fratelli d'Italia pronto ad andare a Palazzo Chigi. Conviene iniziare a coniare un nuovo termine: "sovranismo" non sarebbe più aderente alla realtà; forse "ipersovranismo"?

Più dello scenario appena descritto ci deve preoccupare la prateria a Sinistra nella quale non sembra esserci vita. Almeno, non sembra esserci una vita in grado di competere nell'egemonia della destra. Attenzione che le imitazioni, quando è presente un originale alla massima potenza, non funzionano. Non vorrei vedere un Centrosinistra + Centrodestra alla riscossa. Un film già visto e bocciato dalla critica il 4 Marzo dell'anno scorso. Un film impossibile da ripetere anche per l'assenza del cast: il Centrodestra moderato, quello che affascina tanto Calenda, è ormai una specie protetta tutelata per permetterle di entrare quantomeno nei libri di storia futuri. Tutto è possibile: Alfano potrebbe tornare dall'esilio e fondare un nuovo soggetto dalla sigla non pronunciabile, ma attualmente non si percepiscono manovre all’orizzonte.

La palla di vetro sfortunatamente non esiste ma presterei molta attenzione nel festeggiare la caduta, ancora ipotetica, del governo giallo-verde. Non vorrei che dalla brace si rinvigorissero le fiamme.