mercoledì 16 ottobre 2019

Elezioni in Emilia Romagna. Cosa non deve fare Stefano Bonaccini?

Immagine della regione Emilia Romagna


Ho riflettuto molto se scrivere o meno questo post. 
Sono un cittadino con diversi ruoli, anche di responsabilità, che di volta in volta mi fanno riflettere sull'opportunità di affermare o meno le opinioni che mi costruisco. Ma tant'è, anche questo è un ruolo che rivesto.

Fra pochi mesi sarò chiamato, insieme ai miei corregionali, a scegliere il presidente dell'Emilia-Romagna. Una decisione molto delicata che comporta la scelta di un modello: uno stile di governo per i prossimi cinque anni. 
Non dobbiamo nasconderci però come ci sarà una campagna elettorale e come, in quella campagna elettorale, qualcosa sia necessario dire.

Nella mia breve esperienza di elettore ho sempre utilizzato un criterio: ho sempre votato per qualcosa e mai contro qualcuno. Penso che questo sia lo spirito suggerito anche dal sistema democratico. Sarò banale: chi vince porta avanti una propria idea politica, non solo l'essere antagonista dell'avversario.

Il timore che ho è quello di assistere al modello "Piuttosto che... Meglio piuttosto". Un modello che non stimola, che non dà soluzioni: un modello che comunica solo la necessità di scongiurare la vittoria dell'avversario.
Questo sarebbe il modello più sbagliato da impiegare. Come elettore entrerei in cabina poco entusiasta, condizione dalla quale mi scaturiscono sentimenti radicali. Ma di quello che farò io spero interessi poco. Ciò che mi sembra più interessante è come un modello avversariale favorirebbe la Destra. 

Porterò sempre con me il ricordo di quanto mi veniva detto anni fa dagli elettori di Silvio Berlusconi: quanto più lo si criticava tanto più si contribuiva a rafforzare il suo elettorato. Allora non lo compresi, mi sembrava normale criticare un avversario. Oggi però ne percepisco il senso.

L'elettorato della Lega non è un elettorato d'opinione. Lo potremmo definire pseudo di appartenenza in un tempo nel quale il voto di appartenenza sembra scomparso. L'elettorato leghista si rafforza nella stessa misura delle critiche mosse a Matteo Salvini
Questo va accettato. Lo possiamo non comprendere ma ne dobbiamo fare tesoro. Ne devono fare tesoro quanti si apprestano a partecipare alla campagna di Stefano Bonaccini. 

Vorrei essere chiaro, non lasciando spazio a dubbi. Se dicessi di essere entusiasta dell'attuale governatore, penso tradirei quel poco di storia politica che ho. 

Benché quest'anno abbia dovuto fare una scelta sofferta della quale resto fermamente convinto, le mie tendenze politiche non si sono anacquate. Posso dire di aver sospeso il giudizio su Stefano Bonaccini: gli riconosco un buono standard di governo e molte delle sue politiche regionali sono per me molto positive.

Tuttavia voglio leggere il programma. Non penso basti lo spettro di Lucia Borgonzoni per votare una proposta politica. 
Mi sento nessuno. Non ho alcuna velleità di influenza. Però penso come possa essere controproducente una campagna sul voto utile. Lo criticavo da iscritto a un partito che ne veniva penalizzato, lo continuo a criticare da indipendente.

Da elettore sinceramente disponibile mi aspetto di leggere un programma che parli alle persone, a quelle classi di riferimento della sinistra. Un programma chiaro, semplice: sul welfare, sui diritti, sul mantenimento dello standard qualitativo dei servizi. 
Non vorrei leggere un programma centrista, ambiguo, pieno di termini pigliatutti. Non penso sia questo che faccia vincere il centrosinistra. 

Nutro la speranza di votare una proposta convincente, bella e incentrata sui temi della sinistra. Non vorrei votare l'antitodo a Lucia Borgonzoni. 

domenica 11 agosto 2019

Candidati a perdere

Immagine di repertorio: Paolo Gentiloni e Caalo Calenda
L’immagine dei pop-corn non è soltanto un meraviglioso escamotage per riempire articoli su un’opposizione inesistente; è un pericoloso comportamento di cui stiamo cominciando a vedere gli effetti.

L’opposizione in un sistema democratico non è un ruolo minore, non è una condizione di attesa: l’opposizione deve essere interpretata seriamente da un lato, provando a mettere in difficoltà la maggioranza, e dall’altro sfruttando quel tempo per riorganizzarsi facendosi trovare pronti ad un possibile appuntamento elettorale. Questo secondo aspetto assume un’importanza  centrale in un sistema politico precario in una campagna permanente dai toni infuocati.

L’attualità ci sta per proporre una crisi di governo che porterà quasi sicuramente a nuove elezioni per le quali il provocatore della crisi è già pronto e, anzi, ha già iniziato la sua campagna estiva. Mentre Salvini imita Jovanotti sulle spiagge sempre più convinto di potersi sedere a Palazzo Chigi, il Movimento Cinque Stelle si trova al bivio Di Maio o Conte: chi farà il candidato alla Presidenza del Consiglio?

La notizia preoccupante arriva però dal Partito Democratico per il quale si sta preparando la scelta del front man. Zingaretti non sembra bramare per Palazzo Chigi e così arriva il trittico che fa intuire come, nella prateria della Sinistra, si vogliano prendere a cannonate anche le pecorrelle che lì vorrebbero stare. Paolo Gentiloni, Carlo Calenda e Giuseppe Sala: questo il trittico che potrebbe finire sulla scheda di possibili primarie del Centrosinistra
Azzardando un paragone automobilistico è come scegliere fra una cinquecento rossa, blu o gialla con le gomme sgonfie mentre sai che sulla linea di partenza è parcheggiata una Ferrari con parecchi giri di prova alle spalle. Non è necessaria la palla di vetro per intuire il risultato della gara.

D’altronde, se chi disegna la strategia pensa che il populismo abbia fallito, anche tre candidati fuori dal tempo vanno bene. Paolo Gentiloni è il Presidente del Consiglio del governo dopo il quale il Centrosinistra subii la sconfitta peggiore della storia; Carlo Calenda è stato protagonista della stressa stagione di politiche centriste partecipando alla squadra prima di Matteo Renzi poi di Gentiloni; e Giuseppe Sala vedrebbe sacrificata la sua esperienza da Sindaco di una città in pieno boom per un incerto futuro da secondo.

Primarie zoppe in partenza che non potrebbero sfociare neppure in una campagna del voto utile avendo un front mam (chiunque esso sia fra quei tre) debole e attaccabile dalla propaganda studiata e in rampa di lancio di Matteo Salvini. 

Se la strada delle elezioni si concretizzerà davvero, e se le tre cinquecento rimanessero gli unici leader del Centrosinistra, Salvini potrebbe facilmente imitare la partita alla Play Station di renziana memoria. 

sabato 10 agosto 2019

Urne sempre più vicine. Ci dobbiamo preparare al governo dei sovranisti?


Immagine di repertorio
Questo Agosto sarà ricordato molto bene dagli appassionati, e un po’ malati, di politica. Chi è in città e chi in vacanza può assistere a qualcosa di interessante, curioso ma al tempo stesso assai preoccupante. In piena estate si è aperta una crisi di governo dopo un lungo periodo d’incubazione.
Il Governo Conte, il Governo paglierino, il Governo del cambiamento che ci ha mostrato parecchie novità iniziando dall’utilizzo di un contratto per dare il via alla maggioranza, si prepara a cadere. Sembrava fatto di una struttura antisismica: finora aveva resistito ad una marea infinita di scosse, bordate fra i due alleati che di Conte saranno ancora per poco i vice.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso del leader leghista sono state le due mozioni opposte sulla TAV. Una discussione accesa alla quale non ha partecipato il mediatore d’eccellenza nell’asse Lega-Cinque Stelle, un momento particolarmente difficile nel quale si sono palesate tutte le differenze interne al governo giallo-verde. Un episodio che ha innescato un effetto valanga liberando l’inconscio dei due leader. Così sono iniziati gli insulti, le rivendicazioni e l’esplicitazione delle divergenze fin qui taciute.
Tutto il malessere maturato in questo anno è fuoriuscito concretizzandosi in una mozione di sfiducia al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte a firma leghista che sarà discussa in Parlamento, appena chiuso per ferie, nei prossimi giorni. 

Conte però non ci sta a vedere maltrattato l’esecutivo che ha presieduto dal Primo Giugno dell’anno scorso così, in una conferenza stampa convocata a tarda sera, lancia la palla nelle mani del suo Ministro dell’Interno affermando come sia un desidero dello stesso Matteo Salvini quello di andare alle urne il prima possibile per “capitalizzare il suo consenso”. Feroce stoccata che svela un’ipotesi già da tempo ventilata: dopo aver prosciugato il Movimento Cinque Stelle, Matteo Salvini vuole centrare il bersaglio e conquistare i voti per sedersi a Palazzo Chigi

Uno scenario per nulla fantasioso facilitato da un Centrosinistra completamente frantumato e incapace di reagire. Il fornitore di pop-corn sta facendo fortuna nell’opposizione che non si è resa conto di essere uno dei protagonisti del film che stava guardando. Un Centrosinistra ostaggio delle dinamiche bizzarre interne al Partito Democratico nel quale neanche Nicola Zingaretti è in grado di ritrovare la strada. Nonostante questa penosa situazione il segretario Dem sostiene di essere pronto ad andare al voto affermando come il populismo abbia fallito. Un’analisi un po’ miope che non tiene conto del consenso di Matteo Salvini al quale si potrebbe aggiungere, con una campagna elettorale a d’hoc, quello recuperabile da Giorgia Meloni che si dice pronta ad un governo dei sovranisti sostenuto da Lega e Fratelli d’Italia

C’è gran movimento nella Destra italiana non paragonabile alla prateria incolta a Sinistra. Ora attendiamo le scelte del Presidente della Repubblica che inizierà a curare la crisi non appena Conte sarà sfiduciato dal Parlamento. Se come probabile si votasse in autunno, oltre a correre il rischio di un esercizio provvisorio in termini finanziari, potremmo assistere al rinfocolarsi di fiamme rinvigorite da un clima politico, sociale e culturale favorevole. 

venerdì 9 agosto 2019

Il taxi del ritorno

Il taxi di Conte. Immagine di repertorio
Solo un anno fa eravamo intenti a commentare l'effetto di rinnovamento evocato dall'arrivo di Giuseppe Conte a bordo di un taxi. Sì, una scelta comunicativa precisa che però, dopo l'assopimento degli animi politici provocato dall'ingessato Gentiloni, aveva riacceso il fuoco politico.
Temo che quello stesso taxi si stia già preparando per la tratta di ritorno.

Non riesco a definire questa esperienza di governo come totalmente pessima. Un effetto importante l'ha provocato: ha fatto comprendere di che cosa è capace la nuova destra sovranista smuovendo le coscienze di moltissimi. Ha fatto riscoprire la critica, la ribellione, l'opposizione (nella società perché quella parlamentare sta ancora scossando il sacchetto di pop-corn per raggiungere la salatura adeguata). Il Governo paglierino ha fatto riscoprire il valore un po' dimenticato dei diritti umani e civili. 
L'elemento che mi dava fiducia era il 17% della Lega con cui, in una situazione normale, avrebbe seguito docilmente il partito maggiore. La realtà ha dimostrato come sia possibile ribaltare virtualmente i rapporti di forza: un vice Presidente del Consiglio con il 17% dei consensi ha diretto un governo prosciugando progressivamente il 32% degli alleati.
Allo stato attuale ci troviamo con una Lega stimata al 40% e un Movimento Cinque Stelle disperso.

Il futuro? Nero. Ancora più nero di quest'ultimo anno. Se Matteo Salvini decidesse realmente di correre da solo, immaginando come impossibile un accordo con Forza Italia, potremmo vedere concretizzarsi un asse Lega-Fratelli d'Italia pronto ad andare a Palazzo Chigi. Conviene iniziare a coniare un nuovo termine: "sovranismo" non sarebbe più aderente alla realtà; forse "ipersovranismo"?

Più dello scenario appena descritto ci deve preoccupare la prateria a Sinistra nella quale non sembra esserci vita. Almeno, non sembra esserci una vita in grado di competere nell'egemonia della destra. Attenzione che le imitazioni, quando è presente un originale alla massima potenza, non funzionano. Non vorrei vedere un Centrosinistra + Centrodestra alla riscossa. Un film già visto e bocciato dalla critica il 4 Marzo dell'anno scorso. Un film impossibile da ripetere anche per l'assenza del cast: il Centrodestra moderato, quello che affascina tanto Calenda, è ormai una specie protetta tutelata per permetterle di entrare quantomeno nei libri di storia futuri. Tutto è possibile: Alfano potrebbe tornare dall'esilio e fondare un nuovo soggetto dalla sigla non pronunciabile, ma attualmente non si percepiscono manovre all’orizzonte.

La palla di vetro sfortunatamente non esiste ma presterei molta attenzione nel festeggiare la caduta, ancora ipotetica, del governo giallo-verde. Non vorrei che dalla brace si rinvigorissero le fiamme.

lunedì 3 giugno 2019

Abbiamo votato davvero per il Parlamento europeo? Ni.


Una domanda che forse dovremmo porci è se si sia votato realmente per il Parlamento Europeo. Sì, sulla carta è chiaro per che cosa si sia votato ma per il mondo politico non lo è affatto. E se la confusione nel mondo politico regna sovrana, anche gli elettori potrebbero non aver ben compreso quale fosse l’oggetto del voto. 

Abbiamo votato per il Parlamento europeo ma si sono guardati molto bene dal farcelo sapere. Ormai non è più definibile il periodo di campagna elettorale: non esiste più un momento preciso nel quale le proposte vengono esposte per poi essere votate. La campagna permanente provoca l’assuefazione da idee. E’ talmente forte il bombardamento di notizie, polemiche e proposte che quasi non distinguiamo più l’ordinarietà dalla straordinarietà.
Viviamo in una straordinaria perversione per la quale, non importa l’oggetto del voto, importa molto di più utilizzare i risultati per tutt’altro scopo. Un maestro in questo assurdo gioco è Matteo Renzi il quale usò il 40%, del Partito Democratico alle elezioni europee del 2014, per legittimare la propria presenza a Palazzo Chigi. In quell’elezione l’Europa fu minoritaria, fu piuttosto traslato il risultato in una dimensione nazionale che aveva poco a che fare con i comportamenti degli elettori europei.

Stessa dinamica, elevata al quadrato, è avvenuta in questa tornata elettorale con l’azzeramento di proposte europee a favore di proposte nazionali per preparare il terreno al dopo voto quando, l’Europa sarebbe finita nella zona buia della mente, e sarebbe proseguito il ragionamento in una dimensione nazionale. 
A giudicare dalle dichiarazioni post voto sembra essere andata proprio così. Nicola Zingaretti, neo segretario del Partito Democratico, enfatizza il 22% conquistato e parla di alternativa al governo giallo-verde; Giorgia Meloni rivendica una nuova alleanza proponendo Fratelli d’Italia come sostituto del Movimento Cinque Stelle nell’alleanza con Salvini; nella mente del Ministro degli Interni, che esce rafforzato dal suo 34%, è tornato il pallino della flat tax. L’unico che ha preso seriamente il proprio ruolo europeo è Silvio Berlusconi il quale, però, dovrà presto affrontare uno scontro per la leadership di Forza Italia considerato il deludente risultato nelle urne. 

L’Europa è mancata in campagna elettorale e continua a mancare ad urne chiuse. Gli elettori europei, chi ha votato convintamente per il Parlamento europeo, rimane al momento senza risposte. L’elettorato europeo in Italia ha votato di fatto per finte elezioni politiche. Bisognerebbe ricordare ai leader italiani che stanno giocando nel campo sbagliato con una palla sbagliata. Le dinamiche parlamentari nazionali non muteranno: ad oggi il Movimento Cinque Stelle continua ad avere il 32% e la Lega il 17: non sembra esserci intenzione di cambiare qualcosa. E anche se si mettesse in discussione qualcosa, sempre con il 17, il 18 e il 32% si dovrebbe ragionare a meno che non ci sia il desiderio di riaprire le urne per Camera e Senato.
Forse, dunque, faremmo bene a preoccuparci di osservare che cosa accadrà nel Parlamento europeo dove sì che dal 27 Maggio è avvenuto un cambiamento. 

venerdì 24 maggio 2019

Ultime ore di campagna elettorale. Fra emozioni e inviti al voto

Insieme al candidato sindaco Roberto Parmeggiani e Irene Bernabei
Fra poche ore la campagna elettorale volgerà al termine. Domani si sentirà solo il fruscio della carta provocato dalla stiratura delle schede elettorali. Mi è sempre piaciuto il giorno del silenzio elettorale: lo trovo un momento rilassante dopo mesi di informazioni, comunicati, post. E’ un momento per riordinare le idee e prepararsi per quell’attimo magico nel quale si entra in una cabina e si sceglie.

Non avrei potuto desiderare di meglio: sostenere la candidatura a sindaco di una persona che stimo e dalla quale vorrei che fosse amministrata la mia città. C’è stata un’intesa immediata con Roberto Parmeggiani quando, nel nostro primo incontro seduti intorno a un tavolo, ha elencato i temi che gli avrei posto durante il mio turno di parola.
Penso che Roberto Parmeggiani abbia l’entusiasmo, la passione e lo spirito d’iniziativa giusti per amministrare Sasso Marconi con un disegno ben preciso in mente. Roberto Parmeggiani ha la straordinaria capacità di unire, di ascoltare e far sentire a proprio agio le persone. Una capacità che un sindaco deve avere oltre a quella di sapere osservare la realtà inventando soluzioni sempre nuove a eventuali problemi. E anche questa capacità Roberto Parmeggiani ce l’ha.

Ho avuto la fortuna di affrontare questa campagna elettorale insieme a Irene Bernabei: una persona preziosa per Sasso Marconi che incarna valori e competenze. Un’amica che ho potuto conoscere meglio lavorandoci fianco a fianco per diversi mesi. A voi, che siete persone perspicaci, non c’è bisogno di dire che Domenica sarà importante scrivere BERNABEI sulla scheda? E che, vista la possibilità di esprimere due preferenze di genere diversi, il secondo nome da scrivere è FELIZIANI? Vero? Ormai lo sapete che si deve tracciare una croce sul simbolo del “Centrosinistra PER Sasso Marconi Roberto Parmeggiani” e scrivere quei due nomi. Non c’è bisogno di ripeterlo. 
Aldilà che sia il mio uno dei due nomi, penso che la stima reciproca, la condivisione di valori, di battaglie, di un linguaggio comune sia fondamentale per lavorare cinque anni insieme. Posso dire che fra quei due nomi c’è la giusta sintonia per affrontare efficientemente i prossimi cinque anni.

Fac-simile scheda elettorale Amministrative Sasso Marconi 2019
Le campagne non si affrontano mai soli. Devo ringraziare chi in questi mesi mi è stato vicino aiutandomi a fare tutti i passi necessari per la miglior promozione possibile. Quindi ringrazio: la stessa Irene per questi mesi lavorati insieme; ringrazio “l’amica che si vuole sentire utile” che sa trovare sempre il modo giusto per aiutarmi e sostenermi; ringrazio Massimo Masetti, amico e maestro; ringrazio i tanti divulgatori che mi hanno permesso di arrivare laddove non sarei riuscito ad arrivare. Ringrazio infine gli amici e parenti che non mi vedono da diverso tempo e che, non nutrendo la mia stessa passione, faticano a dare un senso alla mia iper attività di questi ultimi tempi.

La politica mi piace anche per la magnifica occasione di incontrare nuove persone, conoscerle e stringerci legami forti. L’etichetta, che non seguo, prevedrebbe che il candidato sindaco fosse ringraziato per primo. In realtà questo articolo è dedicato interamente a Roberto Parmeggiani: se non ci fosse stato lui, magari, adesso non scriverei questo pezzo. Quindi lo ringrazio immensamente per avermi scelto, per avermi dato la possibilità di impegnarmi ancora per Sasso Marconi e per avermi accolto nel mio nuovo status di indipendente.

Un grazie a tutti e comunque vada ci si vede in giro per Sasso Marconi.

venerdì 10 maggio 2019

Sasso Marconi: alle elezioni amministrative del 26 Maggio sostengo Irene Bernabei, candidata per il Consiglio Comunale con il Centrosinistra


In questa nuova avventura elettorale ho scelto di sostenere Irene Bernabei.
Una scelta presa considerando il passato, il presente e il futuro: tre sfere centrali per l’attività politica.

Irene Bernabei l’ho conosciuta all’interno dell’ANPI: ricordo come appena iscritto la scelsi come esempio da seguire. Giovane e determinata nel portare avanti i valori dell’antifascismo, della democrazia, della pace, della solidarietà. Con il passare degli anni, poi, ne ho potuto apprezzare la dedizione con cui affronta il volontariato, lo spirito d’iniziativa e le capacità tecniche che, con generosità, mette a disposizione.
Ho scelto di sostenere Irene Bernabei per l’amicizia che mi lega a lei nel presente. Un’amicizia che vivo nel privato ma che vede un prolungamento nel pubblico. Grazie alle sue competenze e ai suoi consigli ho potuto strutturare con successo la comunicazione per la mia attività di blogger. Un’amicizia condivisa in un trio davvero speciale nel quale non esistono barriere ma persone con caratteristiche differenti dalle quali nasce il comune denominatore.

La politica è empatia. Per attuare i programmi con successo serve stima e sintonia fra i compagni di squadra. Per questo, con il pensiero rivolto al futuro, ho scelto di sostenere Irene Bernabei immaginando come potremo lavorare efficacemente insieme condividendo le nostre caratteristiche culturali, politiche, valoriali nell’affrontare il futuro di Sasso Marconi. Accessibilità e miglioramento della comunicazione, tutela e diffusione della Memoria, sviluppo di idee innovative per la promozione di angoli preziosi della nostra città, presidiare i valori ai quali abbiamo sempre dedicato tempo ed energie. Sono questi alcuni dei temi che, con Irene Bernabei in Consiglio Comunale, potranno essere affrontati con entusiasmo, passione e dedizione. 

sabato 20 aprile 2019

Amministrative 2019: mi candido nella lista "Centrosinistra PER Sasso Marconi Roberto Parmeggiani"


Con l'Assessore Marilena Lenzi nel momento dell'accettazione della candidatura
Ci siamo. Adesso ci siamo davvero. Ho firmato l’accettazione della candidatura all’interno della lista “Centrosinistra PER Sasso Marconi Roberto Parmeggiani” alle elezioni amministrative di Maggio. 

Il momento dell'accettazione della candidatura suscita molte sensazioni: tutte diverse e tutte di un'intensità altissima. Non le so spiegare. Posso però provare a descrivere a chi ho pensato in quel momento.
La prima persona, a cui va il mio più sincero ringraziamento, è il candidato sindaco Roberto Parmeggiani persona che stimo e con la quale sento di condividere una visione importante dell'essere persona, dell'essere cittadino e dell'essere comunità.
In quel momento non potevo non pensare alla persona che mi ha cresciuto politicamente, dalla quale ho imparato molto e dalla quale posso ancora imparare tanto. E' anche grazie a questa persona se oggi posso iniziare una nuova esperienza stimolante ed entusiasmante. 

Mi sono venuti alla mente i compagni di strada grazie ai quali ho potuto fare esperienze intense e che non dimenticherò mai nonostante le divergenze che mi hanno portato a intraprendere una scelta complicata e sofferta.
Ho pensato al tempo che dedicherò per una campagna elettorale nuova, speciale e piena di emozioni. Ho pensato anche a tutte le persone con cui non condivido la passione per la politica e che per un mese mi percepiranno come un folle fissato. Folle lo sono di natura; fissato non so. Ho pensato a tutte le persone che incontrerò; ho pensato alle amicizie di cui non potrei fare a meno e sulle quali so di poter contare. Ho pensato ai cinque anni passati: un'esperienza meravigliosa che deve essere una base preziosa per il futuro.

Affronterò questa campagna elettorale senza nessuna tessera di partito in tasca. Un nuovo status che da alcuni mesi mi trovo a vivere. Una campagna che non ho mai fatto ed è anche per questo che sarò curioso nell'intraprenderla. La politica è vita, emozioni, incontri, sentimenti, visioni. E' questo che mi affascina.


Si parte! 

sabato 2 marzo 2019

Domenica parteciperò alle primarie del Partito Democratico e voto Nicola Zingaretti. Perché?


Trovo importante per chi ricopre un ruolo politico informare delle proprie scelte, delle proprie riflessioni e idee. 
Per questo annuncio che domani andrò a votare alle primarie del Partito Democratico. Ormai penso sia noto il mio abbandono del Partito Comunista Italiano che mi ha portato a non avere più tessere di partito in tasca. La mia condizione di indipendente mi stimola ancora di più nell'essere curioso e speranzoso.

Non rinnego nessuna delle critiche che negli anni scorsi ho mosso al Partito Democratico. Penso abbia perso molti punti di riferimento cardinali per diversi motivi che non mi interessa in questa circostanza approfondire. Nonostante le mie critiche al Pd ritengo sia un’organizzazione varia, eterogenea, con la quale si possa costruire un nuovo Centrosinistra. La politica sta viaggiando alla velocità della luce ponendoci difronte a molti pericoli per il prossimo futuro. Se la Sinistra riuscirà a dialogare al proprio interno, senza egoismi, senza esclusioni stizzite, si potrà raffigurare la speranza di un’alternativa alla destra di Salvini.

Confesso il mio imbarazzo nel scegliere il segretario ad altri. Fossi un iscritto vedrei con sospetto chi mi sposta l’arredamento di casa e poi se ne va. Tuttavia metterò da parte il mio imbarazzo e mi recherò a votare. Sceglierò l’unica idea coinvolgente e inclusiva; voterò l’idea che si è andata via via costruendosi attraverso le piazze. Voterò l’idea rivolta alla sinistra piuttosto che al centro. Voterò chi ha concentrato la propria idea di partito sulle persone: elemento innovativo se si guardano gli ultimi anni. Voterò Nicola Zingaretti: persona che mi ispira fiducia e dialogo. 

Da cittadino e da appassionato di politica non vorrei più sentire ironie su chi presenta idee diverse pur nella stessa area. Non è un comportamento inclusivo: irridere chi ha visioni diverse, per un partito che ha voluto l'aggettivo “democratico” nel proprio simbolo, è stridente. Per costruire unità c’è bisogno anche di caratteri che invoglino l’avvicinamento, che non respingano, che non continuino a non fare autocritica. 
Penso che Nicola Zingaretti possa portare un clima aperto, più simile a quello di una comunità che a quello di un club ristretto nel quale si è già selezionato chi non dovrà entrare. Un Pd fan club non farà bene alla Sinistra. 
Per questo domani parteciperò alle primarie del Partito Democratico votando Nicola Zingaretti.

giovedì 14 febbraio 2019

Il mio voto favorevole al bilancio 2019 del Comune di Sasso Marconi, con alcuni appunti


In questi cinque anni all’interno del Comune di Sasso Marconi spero di essere stato il più possibile trasparente raccontando e spiegando le scelte da me intraprese. Per finire il mandato con lo stesso criterio, che ritengo essere elemento fondamentale nell’attività di un amministratore pubblico, vi racconto perché ho votato a favore del bilancio 2019.

E’ bene sapere che la costruzione di un bilancio non è operazione semplice: in questi anni gli enti locali hanno subito molti tagli e sono stati costretti ad arrangiarsi con le risorse a disposizione.
Il Comune di Sasso Marconi conferma anche quest’anno l’attenzione per le giovani generazioni, procedendo ad un aggiornamento delle certificazioni degli edifici scolastici; stanzia cospicue somme a favore del decoro della città comprendendo in esso la manutenzione di strade, giardini e illuminazione. Tutti piccoli elementi che uniti contribuiscono a una migliore qualità di vita nella città.

E’ da segnalare come il bilancio approvato sarà soggetto al fisiologico cambio di amministrazione viste le elezioni previste nel Maggio prossimo. Su questo è bene essere chiari per non farci prendere dalla propaganda: non tutto ciò che è all’interno del bilancio sarà portato a termine dall’attuale amministrazione. E’ questo elemento che ha mosso il mio intervento durante la seduta consiliare di approvazione del bilancio. Se diamo il giusto peso alle elezioni è necessario immaginare come il bilancio approvato possa essere stravolto da chi entrerà in carica a Giugno.

Ogni qualvolta si vendono azioni di HERA Spa si dilapida un patrimonio difficilmente ricostruibile dato il contesto economico nel quale si trovano gli enti locali. Alla definitiva perdita del patrimonio si collega la conseguente diminuzione dei dividenti che annualmente vengono incassati e utilizzati per la costruzione del bilancio. Qualora ci si trovi nella condizione di dover vendere parte di questo patrimonio, bisogna però essere chiari su come utilizzare gli introiti che si incasseranno: bisogna cioè garantire un reinvestimento in opere essenziali utili alla collettività. Altrimenti si corre il rischio di usare le risorse di tutti a beneficio di pochi. 
Poiché le risorse ricavate dalla vendita di parte delle azioni HERA, vincolando contemporaneamente la parte rimanente, saranno le poche entrate in questo momento certe, è bene ragionare di priorità tralasciando tutti quegli interventi, magari a vantaggio di pochi, che è possono indiscutibilmente essere catalogati come superflui. 

Proprio per rispettare il criterio menzionato all’inizio, devo segnalare la mia forte contrarietà in merito ad alcuni interventi, fortunatamente limitati e auspicabilmente rinviabili se non cancellabili, contenuti nello schema di bilancio approvato. 

Questo è il quadro a cui fa riferimento il mio intervento in Consiglio Comunale che riporto qui integralmente. 
Durante la seduta consiliare
“Annunciando il mio voto favorente allo schema di bilancio in discussione devo porre alcuni accenti.

Quando si tocca il patrimonio pubblico, cioè le risorse a disposizione dell’intera collettività, mi si drizzano le “antenne”. Penso che ciò che questo comune possiede, una volta venduto, difficilmente potrà essere acquistato di nuovo. Diciamo sempre come sia diventato complicato strutturare un bilancio; va ricordato anche che un certo patrimonio annualmente ci aiuta nella pianificazione economico-finanziaria.

Faccio riferimento alla azioni HERA. Credo sia sempre utile andare oltre alle cifre numeriche e riflettere sul concetto di risorsa, di patrimonio collettivo. Personalmente percepisco il possesso di azioni HERA come un patrimonio di tutti e sono sempre molto perplesso quando si sceglie di venderne alcune anche quando gli introiti ricavati, vengono utilizzati senza ombra di dubbio per finanziare opere a favore dell’intera collettività, figuriamoci se si utilizzassero i ricavi di questa vendita per finanziare servizi ad uso di una parte ristretta di cittadinanza. Detto questo il motivo che mi spinge ad avvallare questa vendita, pur con tutte le perplessità espresse, è il fatto che contestualmente alla vendita si procede a vincolare le restanti azioni libere, dando seguito ad un accordo preso con i sindacati in fase di approvazione del bilancio. 

All’interno dello schema di bilancio 2019 sono presenti iniziative indiscutibilmente necessarie, come l’aggiornamento delle certificazioni degli edifici scolastici, il collegamento di scuole alla banda ultralarga, la cura e il decoro della città: tutte opere volte al miglioramento della vita delle cittadine e dei cittadini di Sasso Marconi. Su questo non vi sono dubbi. 
Il dubbio che pongo alla Giunta è la possibilità che molte delle opere apprezzabili contenute nel bilancio non riusciranno a vedere la luce per l’aleatorietà delle risorse necessarie. Mi riferisco in particolar modo agli oneri di urbanizzazione. Il contesto economico nel quale ci troviamo, la sopraggiunta recessione, probabilmente sarà limitante per molti settori economici. E’ per questo che mi sento di spronare la Giunta che sostengo a ragionare di priorità, e ad utilizzare gli Oneri che entreranno per dare luce ad interventi di impellente utilità collettiva. Magari anche valutando qualche spostamento di risorse. Perché no? Infondo l’impellenza di ogni idea può essere graduata secondo una priorità. A mio giudizio in questo bilancio sono elencati molti interventi prioritari. Sollecito dunque la Giunta ad utilizzare gli introiti che entreranno dalla vendita delle azioni HERA e dagli Oneri di urbanizzazione per gli interventi prioritari.

Vedete colleghe e colleghi, siedo in questo posto da quasi cinque anni. Quando faccio ingresso in questa sala non sono mai tranquillo. E’ opinione diffusa come queste poltrone siano comode, confortevoli. Ebbene, non c’è stata mai una seduta in cui io mi sia sentito comodo a questo banco. All’inizio di ogni seduta mi sorgono dubbi, incertezze, ansie per ciò che il mio voto accenderà o spegnerà. Per l’alto rispetto che nutro nei confronti di chi si trova fuori da questa sala, non c’è stato un giorno di questo mandato nel quale non mi sia chiesto se le mie scelte fossero corrette. A maggior ragione me lo sto domandando in questo momento, conscio del fatto che un eventuale errore di valutazione commesso oggi dovrà essere affrontato da chi verrà dopo di noi. Questo mi porta ad essere più scrupoloso nel valutare il bilancio in votazione. Per questo ribadisco l’invito fatto poco sopra: ragioniamo di priorità e utilizziamo le risorse certe per esse.”.

mercoledì 6 febbraio 2019

Esco dal Partito Comunista Italiano e vi spiego perché

Foto scattata durante la commemorazione della battaglia di Rasiglio

Ci sono momenti nei quali è necessario fare scelte forti e sofferte. Ci sono momenti in cui si deve dare ragione alla propria coscienza e basta, anche se ti porterà a tensioni emotive complicate.

Da quando svolgo un ruolo pubblico ho sempre pubblicato le mie decisioni di elettore, di cittadino e di amministratore. Penso sia un atto di trasparenza nei confronti di chi, dopo avermi scelto su una scheda elettorale, mi deve controllare per verificare la mia rappresentatività. Non mi riferisco soltanto alle scelte prese in Consiglio Comunale; mi riferisco anche a tutte le altre decisioni che possono fornire un’immagine del mio pensiero politico. E’ vero che un Consigliere comunale si deve occupare del territorio nel quale è stato eletto ma, poiché lo stesso territorio fa parte di contesti più ampi, informare di quelle che sono scelte politiche e elettorali penso sia importante. 

Oggi mi trovo a rendervi partecipi di una decisione per me molto dolorosa e tutt’altro che semplice. Tuttavia, lo scenario politico che muta repentinamente di giorno in giorno, composto da molti colori e altrettante sfumature, mi ha fatto assumere una decisione sulla quale da tempo mi interrogavo. Così, da poche ore, ho lasciato il Partito Comunista Italiano nel quale militavo da sette anni vivendone le trasformazioni precedenti. Sono entrato nel 2012 nel Partito dei Comunisti Italiani, per poi seguirne la prima trasformazione in Partito Comunista d’Italia arrivando infine a partecipare alla costituente del Partito Comunista Italiano. 

La scelta di abbandonare il PCI è frutto di diverse riflessioni che mi sono trovato a dover fare anche per professione. Analizzando la scena politica italiana in continuo fermento, non potevo tralasciare l’analisi delle strategie messe in campo dal PCI. In un momento nel quale la Sinistra vive una forte depressione, schiacciata da un’egemonia culturale di destra sfascista e fascista, non potevo accettare che l’organizzazione a cui dedicavo tempo ed energie, scegliesse l’isolamento per la decisione di non parlare con alcuni soggetti politici che si trovano nel medesimo campo. Lo scenario politico attuale è una centrifuga a massima velocità nella quale, chi si assomiglia per progetti, per valori, si deve tenere stretto l’uno con l’altro. Chi si isola in questo terremoto politico e sociale costante rischia di fare la fine del calzetto spaiato in lavatrice. Il risucchio è una possibilità plausibile. 

Per il profondo rispetto che nutro nei confronti dei miei concittadini, davanti ai quali cinque anni fa mi sono impegnato su parole e concetti ben precisi, non potevo più accettare e sostenere le linee di un partito politico che non rappresenta più la mia interpretazione del fare politica insieme agli altri, mediando e trovando soluzioni comuni per il bene della comunità. 
Oltre a ragionamenti sulle strategie generali, mi sono trovato a non condividere la scelta di non sottoscrivere in alcun modo alleanze con altri soggetti del Centrosinistra fra cui compare il Partito Democratico. Questa linea è rimasta anche nel momento in cui si sono palesate le condizioni per costruire un progetto politico locale nel quale credo molto. 

Chi naviga sui social network avrà notato la mia recente presa di posizione rispetto al percorso delle Primarie messo in campo dal Centrosinistra di Sasso Marconi. Il mio convinto sostegno alla candidatura di Roberto Parmeggiani alle primarie che stabiliranno il candidato sindaco del CentroSinistra di Sasso Marconi alle elezioni di Maggio, mi ha fatto entrare in aperto conflitto con le direttive nazionali del PCI. Ritengo più utile al comune in cui sono cresciuto, nel quale abito e al quale sono affezionato, anteporre un progetto politico entusiasmante, partito dal basso, a dinamiche di partito che a malincuore continuo a percepire come miopi. 

Quando si percepisce la presenza di un pericolo, penso che l’unione sia la soluzione migliore per scongiurarlo. Così desidero impegnarmi per il mio paese, non con un’egoismo di bandiera, ma con disponibilità a partecipare ad un progetto corale e non solista. 
Per questo mi trovo, dopo aver completato alcune pratiche burocratiche, a non possedere una tessera di partito in tasca. Penso che, pur rimanendo convinto dell’importanza sociale dei partiti politici, sperimenterò lo status d’indipendenza per un po’ avendo ben chiaro in mente di appartenne al campo della Sinistra, di essere un antifascista e un amante della Costituzione. Per il momento saranno questi i fari che guideranno il mio impegno per la cosa pubblica. 


La mia passione per la politica mi porta ad essere curioso, entusiasta nei confronti di nuovi progetti. Desidero impegnarmi con tutte le mie forze contribuendo a realizzarli. Anche per questo ho scelto di abbandonare la realtà politica in cui ho vissuto per anni. Da ora in poi vorrei guardare oltre partecipando ad avventure stimolanti ed innovative.