giovedì 23 agosto 2018

La Sinistra è morta e Genova ne è un indicatore

Immagine di repertorio
Il tragico crollo del ponte Morandi a Genova ha innescato una serie di reazioni che hanno portato a episodi politici rilevanti. Intendiamoci: non parlerò né di stralli né di solette, tutti discorsi nei quali non entrerò. Questa tragedia ha innescato il secondo terremoto politico dopo quello del 4 Marzo.

Dalle immagini dei funerali di Stato possiamo trarre alcuni elementi interpretativi interessanti. Ad esempio le contrapposte reazioni del pubblico all’entrata dei leader di governo e di opposizione. I fischi al Partito Democratico e gli applausi a Di Maio e Salvini ci suggeriscono un ragionamento urgente. La Sinistra in questo Paese è morta. Quando viene fischiato il partito che piaccia o meno è considerato di Sinistra, quegli stessi fischi colpiscono anche le altre organizzazioni definite dagli addetti ai lavori come a Sinistra del PD. Nel momento in cui il centravanti della Sinistra perde popolarità, il problema è di tutta l’area. I partiti minori non potranno più contrastare il maggiore, questo non esiste più: di conseguenza non avranno più rilevanza mediatica in un sistema comunicativo egemonizzato dai due leader di governo.

Se questo potrebbe sembrare un ragionamento astratto, c’è un elemento più concreto che deve richiamare l’attenzione: la costante appropriazione, da parte del Governo Lega-Cinque Stelle, di temi appartenuti finora alla Sinistra. E’ indubbia la capacità nell’entusiasmare sui temi del lavoro di Di Maio, il quale in ogni intervista fa proprie battaglie considerate di Sinistra. 
Con il crollo del ponte Morandi il governo paglierino ha scippato alla Sinistra un’altra parola molto evocativa: nazionalizzazione. Posto che i governi di Sinistra degli ultimi vent’anni hanno aperto la strada alla privatizzazione andando cioè contro la loro identità culturale, l’utilizzo del termine “nazionalizzazione” fatto da Di Maio costituisce il secondo colpo al cadavere già immobile. Ciò al netto della fattibilità delle nazionalizzazioni annunciate: nell’era della comunicazione conta l’annuncio, non il fatto. Con esso, infatti, si entusiasmano i sostenitori, si strizza l’occhio a possibili elettori futuri e si svuota con il badile la Sinistra.

Quando invito la Sinistra a comprare canne da pesca e a scegliersi un lago non lo scrivo per strappare un sorriso: è quello che dovrebbe fare chi sta facendo di tutto per sparire dalla scena politica. Parallelamente all’impegno scientifico profuso per uscire di scena, converrebbe cercare un luogo nel quale trascorrere la tanto ricercata latitanza.
L’odio viscerale per il Partito Democratico, incitato dallo stesso, non porterà a tempi buoni per i partiti alternativi. Ad essere in crisi è un’intera cultura, e non per cause internazionali come qualcuno sostiene per autoassoluzione, ma perché negli ultimi anni, chi a suo malgrado si è trovato a rappresentare la cultura di Sinistra al governo, ha espresso politiche di segno opposto. 

Non si finga di sapere come fare: non si tratta di ricostruire un partito ormai slabbrato, devastato e inerme; si tratta di ricostruire un’intera cultura politica. E un’operazione simile non è possibile in cinque anni.

giovedì 9 agosto 2018

L’attesa del cadavere inesistente

Immagine di repertorio

Dal comportamento dannoso di un’opposizione pretesa è possibile arrivare a tratteggiare le caratteristiche di un governo che, se finora ha goduto del beneficio del dubbio, adesso deve essere inquadrato e definito.

Qualche tempo fa mi ha fatto riflettere un commento a un mio post che criticava il mio disappunto per il comportamento dell’opposizione al Governo Conte. Il commentatore riteneva come sia una specialità della Sinistra radicale italiana criticare l’opposizione ai governi. In qualche misura penso sia vero, tuttavia per fare un’opposizione efficace, cioè da permettere di aumentare la possibilità di tornare ad essere scelto dalla maggioranza degli elettori, bisogna comprendere le caratteristiche del governo del quale si vogliono contestare le politiche. Altrimenti si rischia di replicare pere a zucchine. 

Se la strategia dell’opposizione in Italia è quella di aspettare che passi il cadavere, temo attenderà molti anni. Se l’auspicio, di chi ha voluto stare all’opposizione nonostante avesse i numeri per un accordo dii governo, è attendere che gli altri sbaglino dovrebbe richiamare il fornitore di pop-corn perché sarà una lunga attesa. 

Siamo difronte a una maggioranza formata da due forze politiche nuove, mai viste prima. Ad essere nuova è la loro strategia comunicativa, la costruzione della narrazione all’interno della quale creare problemi per poi risolverli. Ad essere nuovo è l’approccio alla cultura del Paese per modificarne l’identità. 
Spesso leggo commenti che ridicolizzano i leader delle due forze di Governo. Un approccio pericoloso che potrebbe portare molti danni. Se chi ricopre un ruolo di governo è considerato un incapace da chi lo dovrebbe contestare, il rischio è quello di sottovalutare il progetto che ha in mente. Non prendere sul serio chi rappresenta il potere esecutivo porta a non cercare una strategia per fare un’opposizione utile a rappresentare i valori che si ritengono positivi. 

Matteo Salvini e Luigi Di Maio sono arrivati al governo utilizzando la stessa narrazione anti establishment: uno per credo politico, l’altro per convenienza; ma entrambi hanno lo stesso bersaglio. Ogni atto del Governo Conte è sempre presentato ponendolo in discontinuità con chi c’era prima rappresentato come establishment. E’ secondario se i loro atti provocheranno un risultato positivo o negativo, il tema non è questo: l’importante è che siano in contrapposizione con i predecessori.

In questo contesto le forze all’opposizione, invece di provare a ricostruirsi un immagine che possa fornirgli una diversa reputazione, insistono nel ruolo attribuitogli dalla narrazione di Salvini e Di Maio. 
La reputazione di cui gode questa opposizione, e della quale non sembra volersi liberare, non permetterà di far nascere un’alternativa valoriale, culturale all’attuale direzione politica.

E’ questo uno dei motivi per cui l’immagine dei popcorn avrebbe dovuto allarmare più di quanto ha fatto. Godersi lo spettacolo è certamente un’alternativa praticabile; ma, chi decide di intraprendere il ruolo di spettatore, deve essere consapevole che il cadavere da lui desiderato potrebbe non passare mai.