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Immagine di repertorio |
E’ sempre difficile intuire che cosa accadrà nel futuro della politica. Le vicende di questi giorni, però, ci possono dare qualche indizio. Il fallimento di Conte porterà molto probabilmente a un governo di minoranza presieduto da Carlo Cottarelli: non esattamente un esecutivo che calmerà gli atteggiamenti euroscettici già ben radicati nell’opinione pubblica. Se, come probabile, il governo Cottarelli non dovesse avere la fiducia dal Parlamento saremmo proiettati in campagna elettorale.
I fatti preludono allo schieramento di due poli contrapposti: Lega e Movimento Cinque Stelle a rafforzare il conflitto con l’Unione Europea attraverso proposte culturalmente di destra; e quello che resta del Partito Democratico pronto a ricevere il colpo mortale interpretando gli ultras di questa Europa. A meno di sconvolgenti cambi di scenario, la posizione del PD equivarrà alla nota di colore della prossima campagna elettorale. Il polo favorito è indubbiamente quello euroscettico che potrebbe realmente conquistare la maggioranza anche strumentalizzando la scelta di Mattarella su Savona.
E’ inimmaginabile contrastare le posizioni euroscettiche con idee ultra europeiste. L’opinione pubblica è ormai intrisa di una critica, anche ben motivata, verso l’Unione Europea e le sue istituzioni finanziarie che, contrapporre ad essa una campagna a totale difesa dell’Unione, rischia di alimentare ancor più il voto contro l’establishment. Sarebbe un atteggiamento cieco che accompagnerebbe il suo promotore dritto contro a un muro. Negare il malfunzionamento di questa Unione Europea, delle sue istituzioni focalizzate sui mercati, vuol dire difendere l’indifendibile.
Che l’Unione Europea gestita in questo modo causi danni è un fatto verificabile aprendo un semplice bilancio di un comune. Non è populismo affermare che l’austerità imposta ai Paesi membri di serie B rende difficile l’autodeterminazione delle politiche interni. Non è populismo affermare come una dose di debito pubblico è presente in ogni Stato. E’ ingannevole narrare come uno Stato possa essere gestito con metodi aziendali puntando al pareggio di bilancio. Non può essere questo l’obiettivo della politica.
Visto lo scenario al quale stiamo andando incontro il tema da affrontare con urgenza è se ci siano le condizioni per costruire un terzo polo, con radici a Sinistra, che elabori una proposta per rappresentare quei cittadini che credono in un’altra Unione Europea: solidale, equa e democratica. Se non si creerà questa alternativa, chi non vorrà essere un ultras del’Unione nello stile del Partito Democratico, si troverà costretto ad affrontare la scelta frustrante fra astensione o quel polo formato da Lega e Cinque Stelle che, dietro un’immagine anti establishment, potrebbe nascondere una cultura politica di destra.
Nei momenti di esasperazione la matita potrebbe poggiarsi su un simbolo nel quale non si depone nessuna speranza se non quella di un cambiamento. La Sinistra, nel caso non avesse nessuna passione per la pesca, eviti questa frustrazione al suo popolo: costruisca il terzo polo con valori identitari senza negare il problema.