HERA è una realtà molto complessa che ha preso una direzione ormai irreversibile. Il patto di sindacato di primo livello, cioè l'accordo che consente di mantenere la maggioranza dell'azienda in mano pubblica, è uno strumento politicamente positivo. Tuttavia è bene dire come HERA, per le scelte fatte in passato (vedi la sua quotazione in Borsa nel 2003) intraprenda scelte orientate al libero mercato. Modificare questa direzione significherebbe mettere in campo alleanze politiche ed economiche, purtroppo, non contemplabili in questo periodo storico.
Per tutte le contraddizioni che questo tema porta con sé, dall'inizio del mio mandato in Consiglio Comunale ho sempre espresso voti di astensione: proprio per marcare come, se da un lato si sta mantenendo l'azienda in maggioranza pubblica, dall'altro si intraprendono percorsi in senso inverso com'è possibile leggere nell'ultima modifica del patto di sindacato approvata nell'ultima seduta del Consiglio Comunale.
Per tutte le contraddizioni che questo tema porta con sé, dall'inizio del mio mandato in Consiglio Comunale ho sempre espresso voti di astensione: proprio per marcare come, se da un lato si sta mantenendo l'azienda in maggioranza pubblica, dall'altro si intraprendono percorsi in senso inverso com'è possibile leggere nell'ultima modifica del patto di sindacato approvata nell'ultima seduta del Consiglio Comunale.
Il mio intervento alla seduta consiliare del 26 Aprile.
"Il tema di HERA è complesso e meriterebbe una profonda riflessione ponendo a confronto, ad esempio, quali erano i fini fondanti dell’azienda e come si sono trasformati nel tempo. Ad esempio è impossibile non citare l’entrata in Borsa di HERA nel 2003: sicuramente una scelta che ne ha chiamate altre, in gran parte orientate al libero mercato.
Com’è presto verificabile, le mie scelte di voto su HERA da quattro anni, sono astensioni. Penso che ci troviamo a discutere di una questione con una traiettoria già segnata; cambiarla significherebbe preliminarmente sviluppare alleanze politiche ed economiche fuori da questo tempo. Purtroppo sono limitate le amministrazioni che acquistano parti di azienda, è molto più frequente il contrario come anche la storia recente del nostro Comune insegna. L’elemento da tenere in considerazione è l’atteggiamento con cui si vendono azioni: sempre spinti dall’acqua alla gola frutto di poche risorse e di molte cose da fare. A volte immagino il tempo in cui avremo finito le riserve dalle quali attingere e mi chiedo cosa ci inventeremo in quel frangente. Continuo pertanto a sostenere la necessità di segnalare politicamente questa condizione: è un gesto che dobbiamo nei confronti di chi oggi rappresentiamo in questa sala. Tuttavia devo registrare che non siamo ancora giunti a questa consapevolezza, probabilmente sperando in qualche strategia economica salvagente che, però, è ancora da scrivere. Questo per quanto riguarda gli aspetti generali in cui ci muoviamo.
Precipitando sul tema in votazione: è evidente come, parlando di simboli politici, il patto di sindacato sia importante. Consente di mantenere la maggioranza dell’azienda in mano pubblica, pur con una realtà che sembra dirci il contrario. L’elemento che mi provoca qualche perplessità è come venga previsto un servizio di consulenza finanziaria a chi fosse interessato alla vendita di azioni. Un aspetto ambiguo che sembra quasi segnare la strada opposta rispetto a quella perseguita dal senso del patto.
E’ nel solco di questa pur minima contraddizione che esprimo voto di astensione. Il patto di sindacato è positivo ma, la logica aperta che apparecchia e facilita quasi incentivando la vendita, mi fa esprimere preoccupazione.
Come in sede di votazione della scorsa modifica, nel 2015 se non erro, dichiaro voto di astensione anche in merito al patto di secondo livello. "
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