venerdì 23 febbraio 2018

Voterò Potere al Popolo: l’unica Sinistra in Italia


Occorre anticipare la mia dichiarazione di voto. Lo faccio per la massima trasparenza prima della serata di Martedì 27 Febbraio in programma a Sasso Marconi dove introdurrò la presentazione della lista Potere al Popolo. E’ evidente come, per il ruolo politico da me ricoperto sul territorio, in questa occasione non sarò un semplice presentatore bensì un relatore di parte. Quindi, evitando equivoci, tengo a precisare la mia scelta e a motivarla.

Prima di spiegare il perché di questa scelta di voto, credo sia importante affrontare un ragionamento. Per l’importanza che dò alle parole, mi sembra necessario riflettere sui concetti di Sinistra e Centrosinistra. Gli organi d’informazione tendono a utilizzare questi due concetti riferendosi sempre alle stesse forze politiche, senza operare una differenziazione lessicale visti gli spostamenti dei partiti sull’asse Sinistra-Destra negli ultimi anni.  Abbiamo assistito a un progressivo spostamento del Partito Democratico verso il cento accompagnato da una mutazione radicale del soggetto politico che ha cambiato visibilmente interlocutori. Per intenderci: non è Casini che ha sposato il PD, è il PD che si è avvicinato talmente tanto a Casini da farlo innamorare della “forza tranquilla”.
Questa centralizzazione del Partito Democratico ha provocato l’occupazione dello spazio libero al Centrosinistra da parte di Liberi e Uguali che è andata a interpretare il ruolo della forza riformista, precedentemente affidato al PD. Utilizzando sempre l’esempio della linea Sinistra-Destra, la posizione del Centro Sinistra è interpretata, o vorrebbe esserlo, dalla lista coordinata da Pietro Grasso. In tutto ciò, chi interpreta la necessità di una Sinistra radicale? A mio avviso il progetto di Potere al Popolo che racchiude in sé vari soggetti politici della Sinistra radicale.

Essendo fra due grandi passioni, quella per l’analisi politica e quella per l’attivismo, per scegliere da chi farmi rappresentare opero una sintesi fra l’aspetto ideologico e l’aspetto analitico. Così sono giunto alla decisione di votare Potere al Popolo, progetto nato dalle persone per le persone.
Credo che non si possa trascendere dal messaggio contenuto nel referendum del 4 Dicembre 2016, In quell’occasione si è visto come i cittadini abbiano voglia di partecipare e di essere rappresentati; di contare e di far sentire la propria voce. L’élite al potere non ha interpretato quel risultato continuando per la propria strada, non accennando neanche per sbaglio a rimettere al centro le persone. Un esempio di ciò lo dà l’assillante preoccupazione per la governabilità che supera quella per la rappresentatività. Ricordo come si voti per scegliere la composizione del Parlamento e non per scegliere il governo.

Potere al Popolo è la risposta a quel grido emesso il 4 Dicembre del 2016: un progetto che rimette al centro dell’azione politica le persone e le loro criticità. L’indecente precarietà del mondo del lavoro che non consente un progetto di vita; le problematicità della scuola trasformata in azienda creando un’insana competizione; la necessità di una redistribuzione della ricchezza; l’impegno dello Stato nell’economia e nel processo di creazione del lavoro. In un quadro internazionale nel quale l’Europa a trazione tedesca ha smarrito i propri fini stritolando gli Stati di serie B. Potere al Popolo significa portare in Parlamento il rispetto dei diritti umani: riscrivere la legge sul reato di tortura, lavorare perché le carceri siano luogo di rieducazione e non lo sgabuzzino per gli scarti della società. Votare Potere al Popolo significa mettere mano ai regolamenti di pubblica sicurezza introducendo identificativi visibili per gli agenti delle forze dell’ordine. Votare Potere al Popolo significa dare rappresentanza all’articolo 11 della Costituzione riducendo le spese militari e non devolvendo più parte del PIL alla NATO.

Voterò Potere al Popolo perché si dia rappresentanza a chi non ce l’ha più; perché si porti in Parlamento la necessità di un welfare forte, inclusivo. Voterò Potere al Popolo per ridare qualità al lavoro. Voterò Potere al Popolo per una politica sulle migrazioni che metta al centro la solidarietà del Paese, che non consenta la detenzione in campi di prigionia per bloccare le partenze di persone in cerca di speranza. Voterò Potere al Popolo perché è l’unica Sinistra in Italia. 


domenica 18 febbraio 2018

Marescotti pone il punto sul quale lavorare dal 5 Marzo


 
Come sapete in questa campagna elettorale mi sto tenendo lontano dal fare propaganda attiva; nelle prossime settimane prenderò posizione ma non senza critiche. Credo che ci troviamo all’interno della campagna elettorale più brutta della storia dell’Italia repubblicana. Una campagna elettorale nella quale non esiste alcuna prospettiva, le dichiarazioni dei protagonisti sono aberranti e disarmanti, talmente vuote che a non credersi sono loro stessi. Non difendere nessuna proposta mi permette di osservare l’intero campo: come un appassionato di sport che assiste a una competizione nella quale non gli interessa tifare. Questa dimensione aiuta a fare analisi, osservare i difetti del gioco senza esserne parte.

Nel bailamme di dichiarazioni, di promesse senza utopia, di programmi senza orizzonte, mi ha colpito la posizione di Ivano Marescotti. Mi sorprende un po’ come stia sollevando polemiche anziché essere spunto di riflessione. L’errato riassunto è che Ivano Marescotti abbia deciso di votare il Movimento 5 Stelle: ridurlo a questo è la quinta essenza della cecità. Da buon comunista, Marescotti articola la sua posizione in interviste che dovrebbero essere appese in ogni sezione di ogni partito che si definisce comunista o di Sinistra.
Difronte a interviste come quelle rilasciate da Marescotti è possibile interpretare due approcci: il primo è criticarlo, dargli del traditore senza mettersi a leggere approfonditamente ciò che sostiene; il secondo è interpretarlo attentamente e farne tesoro per la necessaria discussione che la Sinistra dovrà affrontare dal 5 Marzo. Personalmente preferisco quest’ultimo e, siccome in questo periodo ho un po’ di tempo libero, ho riletto quelle interviste tre volte. Credo che il ragionamento di Ivano Marescotti sia di una lucidità disarmante e fornisca l’oggetto su cui discutere per i prossimi cinque anni.

Lo riassumerei in questo modo: non c’è nessuna forza politica in grado di rappresentarlo: di conseguenza, interpretando la logica comunista secondo cui bisogna porre in confusione il sistema, vota il Movimento 5 Stelle perché unico soggetto in grado di avere i numeri necessari per creare confusione all’interno delle élite di potere. Possiamo discutere se nel frattempo anche i Cinque Stelle stiano entrando in quella élite, tuttavia mi concentrerei sul primo punto e cioè: l’assenza di qualsivoglia rappresentanza strutturata di sinistra in grado di scassare il sistema di potere che governa da tempo.

Possiamo fare finta di non vedere il problema ma questo non lo farà scomparire. Il fatto che non ci sia alcuna rappresentanza a Sinistra in grado di scassare questo sistema è una realtà nei confronti della quale non possiamo fare gli gnorri. Se tralasciamo il Partito Democratico definendolo forza centrista e azionista di maggioranza di quel potere da contrastare, a Sinistra rimangono Liberi e Uguali e Potere al Popolo. Se l’intenzione di Liberi e Uguali era quella di rappresentare i non rappresentati, hanno sbagliato candidati. Una forza alternativa non può essere rappresentata dagli stessi che componevano l’élite di potere contro cui quello stesso soggetto si vorrebbe scagliare; è un cortocircuito che vedrà la sua fine all’interno del prossimo Parlamento. Potere al Popolo, con tutto il rispetto per i compagni che ci stanno lavorando, sembra un collage di elementi diversi che tentano di costruire una rappresentanza, sicuramente legittima e necessaria, ma che non peserà a tal punto da mettere in disordine il sistema.

Marescotti segnala come la Sinistra avrebbe potuto saltare il giro presentandosi al prossimo più matura e con un progetto significativo. Mi permetto di fare mio questo ragionamento che vale per quei soggetti, dalla costituzione recente, che stanno ancora costruendo il loro tessuto sui territori.

Non avendo ancora le idee chiare sulla scelta da fare in cabina in quel momento così sacro da non sprecare, mi trovo in un imbarazzo assoluto e quello di Ivano Marescotti mi sembra l’unico ragionamento che, se analizzato e interpretato, potrà aiutare la Sinistra in quel percorso che dovrà necessariamente intraprendere dal 5 Marzo.

domenica 4 febbraio 2018

Un gesto politico. Non folle.

Immagine di repertorio
Definire folle lo sparatore di macerata è fuorviante, porta fuoristrada non tenendo conto di un elemento centrale. L’aggressore era consapevole di ciò che stava facendo e lucidamente ha esibito simboli inequivocabili. E’ stato un gesto politico; feroce, violento, da guerriglia, ma un gesto politico ben chiaro. Quello di Traini non è stato un gesto folle, la follia è un’altra cosa descritta da Basaglia; Traini ha compiuto un gesto razzista, xenofobo e fascista. Se non ci diciamo questo chiudiamo gli occhi verso un grave problema del presente.

La dimensione fascista di quel gesto è confermata dall’immediata solidarietà di Forza Nuova, candidata alle elezioni politiche del 4 Marzo. E’ del tutto normale che Forza Nuova, costituita su elementi fascisti e razzisti, appoggi il gesto di Traini. Quello che stride è come quello schieramento politico sia stato ammesso sulla scheda elettorale che ci verrà consegnata il 4 Marzo. Ci dobbiamo stupire di questo, non del fatto che una forza violenta appoggi un gesto violento in campagna elettorale. Ci dovremmo preoccupare di come non si stia applicando la Costituzione non impedendo ai neofascismi dichiarati di esistere e candidarsi alle elezioni. Perché se supereranno il 3%, e se prendiamo Ostia come metro non lo vedo impossibile, saranno legittimati a entrare in Parlamento. E’ questo il dato grave: stiamo assistendo alla legittimazione dell’essere fascista. Se Traini è stato arrestato per il suo atto, ci sono altri che propagandano l’ideologia fascista senza essere perseguiti in alcun modo. L’elemento da tenere in considerazione è che la stessa mistificazione attuata dall’aggettivo “folle” nei confronti di Luca Traini, si verifica nella stessa dose quando i bracci tesi e i raggruppamenti nostalgici sono definiti “folcloristici”.

Una mistificazione dannosa che non fa mai fare i conti con quanto sta accadendo. Mistificando, non definendo con le parole giuste questi fenomeni significa permettere la loro proliferazione. Mentre si scambia per folclore ciò che per il codice penale è reato, lo si sta legittimando. Fin quando non si smetterà di operare questa mistificazione, i neofascismi avranno sempre terreno fertile per coltivare le loro idee razziste e xenofobe.

Non deve stupire la prevedibile strumentalizzazione che ne fa Salvini spostando il tema su argomenti e parole d’ordine che rientrano nella narrazione della sua campagna elettorale. D’altronde Salvini si è sempre adoperato per far passare il messaggio dell’anacronismo del fascismo oggi e non gli dispiace strizzare l’occhio ai neofascismi come ha avuto modo di dichiarare in passato. Dalla galassia salviniana la reazione “ping-pong” è solo il proseguimento di un lavoro culturale della destra.

Se da un lato l’appello a non utilizzare i fatti di Macerata in campagna elettorale può essere un buon esercizio, è sbagliato il presupposto. Il gesto di Luca Traini è politico e prontamente è stato sottoscritto da una forza politica in campagna elettorale. Se un gesto folle non dev’essere strumentalizzato, utilizzare lo stesso metro nei confronti di un atto politico non condannandolo con le giuste parole potrebbe significare lasciarlo motivare ai sottoscrittori.