lunedì 29 gennaio 2018

L’era degli yes men



La mia astensione da questa campagna elettorale, che terminerà il 2 Marzo sera, mi sta facendo ritrovare la passione per l'analisi politica. 

Ho sempre creduto nella forza dei programmi, delle proposte con cui una forza politica si dovrebbe presentare alle elezioni. In assenza di esse, mi sono buttato sulle liste elettorali: la prima volta che mi concentro sui nomi e non sulle idee. Avevo la speranza che almeno lì si esprimessero personalità che una volta elette potessero portare un contributo reale al Paese.
Osservando le liste credo si possa decretare la profonda crisi di certi partiti: mi riferisco a quelli più strutturati che nell'ultimo Parlamento avevano portato personalità di calibro. Non stiamo entrando nella terza repubblica, stiamo entrando nell'era degli yes men; nell'era dove la qualità lascia il posto alla fedeltà al capetto che compila le liste come stesse giocando al fantacalcio. 
Per il loro spessore politico che riconosco pur appartenendo a un'altra Sinistra, ho sinceramente sperato di vedere candidate persone che continuo a reputare ottimi politici e ottime politiche che in questi anni hanno contribuito al lavoro sui diritti nonostante la direzione del proprio partito avesse altre mire. Credo che al di là della lotta politica si debba riconoscere un bravo politico a prescindere che faccia parte o meno del tuo partito.

Confesso che, non vedere determinati nomi nelle liste del PD, mi provoca dispiacere come cittadino prima ancora che come elettore. Penso che il dibattito parlamentare futuro risentirà fortemente dell'assenza di queste personalità escluse per circondarsi di "fedelissimi" e di yes men. Credo che queste persone potessero sopperire all'assenza di prospettiva di quel partito portando la propria. Si è privilegiata la fedeltà sacrificando la qualità. 
Non svelo nessun segreto dicendo che non sarei stato comunque un elettore del PD alle politiche ma, vedere candidate personalità conosciute e che stimo, mi avrebbe rassicurato perché sicuro della qualità nel loro modo di fare politica.

Sto maturando la frenesia di arrivare presto al 5 Marzo. Per la prima volta sono favorevole al voto di opinione, un voto che punisca scelte sbagliate, qualità lasciata a casa per avere una squadra di attaccanti twittatori. Un voto di opinione che non abbia paura del "populismo" utilizzato come jolly. Un voto che mandi un segnale talmente forte da fare arrivare quello stesso partito ultimo dopo "Viva la Fisica". Chissà mai si mettano in discussione per davvero un po' di cose.

venerdì 19 gennaio 2018

10 anni online, nasce la newsletter


Il 19 Gennaio 2008 nasceva "Il Blog di Federico Feliziani". Oggi questo progetto, attraversando diverse fasi evolutive, è arrivato al suo decimo anno. 
Lo scorso anno è stato il momento di una trasformazione grafica del sito web e della sua migliore accessibilità grazie a FEDERICOFELIZIANI.IT che ha reso più riconoscibile la pagina. Quest'anno ho scelto di aggiungere uno strumento d'informazione che renda più attraente e semplice la lettura delle newsletter.  Grazie a questo nuovo strumento sarete voi a poter scegliere come e dove ricevere gli aggiornamenti, e potrete condividerli più facilmente con amici e colleghi grazie anche a una migliore connettività con i social. 
Fino ad ora "Il Blog di Federico Feliziani" ha avuto l'obbiettivo di costruirsi un'identità, una linea e un tema. Questo è quello che ho tentato di fare in questi anni dovendo, a volte, modificare quello che è il tema centrale inseguendo i vari passaggi che si sono susseguiti nella mia vita. Da circa quattro anni gli aspetti politico-sociali prendono gran parte dello spazio un po' per il ruolo che mi trovo a svolgere, un po' per gli eventi in cui mi sono imbattuto. 

Venendo all'attualità
Questo nuovo anno inizia con una campagna elettorale devastante nella quale non ho ancora scelto come collocarmi. La scarsa qualità dei temi in campo non mi sta entusiasmando. Comunque andrò a votare e più avanti farò sapere per chi. Credo che il ruolo da me in questo momento ricoperto richieda massima trasparenza. Dopotutto le tematiche locali sono strettamente connesse a quelle nazionali, quindi esprimere qual'è l'idea nazionale che più mi rappresenta, permette un giudizio sul mandato che gli elettori localmente mi hanno dato nel 2014.
C'è grande confusione e la classe politica pare sguazzare allegramente in quello che si può definire come "piattume" o vuoto cosmico. Nonostante la mia passione per la politica, riscontro fatica nell'osservare questa campagna elettorale dalla quale penso di tenermi distante. Non ho ancora deciso. Forse deciderò il 2 Marzo a mezzanotte meno un minuto scoprendo, con mio grande dispiacere che il 3 sarà silenzio elettorale. Così rinuncerò a prendere parte a questo grande momento di bassezza politica deprimente. Non per vanità: lo faccio come metodo curativo per il mio stomaco. A volte osservare è molto meglio che giocare.
Le mie proposte le ho fatte, provocatoriamente, in alcuni articoli pubblicati sul blog. Invece di mettere in discussione i vaccini, mi piacerebbe si discutesse di argomenti in grado di migliorare la qualità della vita a molte persone. Mi piacerebbe sentire ad esempio la parola "carceri" o "diritti umani": punti da affrontare urgentemente come tanti altri aspetti tralasciati negli ultimi anni. Sono fiducioso: ci diranno tutto, condensato in sessanta secondi, la sera del 2 Marzo.

Per concludere questo "articolo" è doveroso ringraziare tutti quanti leggono, cliccano, condividono questo blog e invitarli tutti a iscriversi alla newsletter per restare sempre aggiornati in un modo un po' diverso da quello adottato fin ora.

Grazie a tutti!

venerdì 5 gennaio 2018

Il grande assente



La campagna elettorale è iniziata ma nessuno è partito dai blocchi. Sono ancora tutti fermi sulla linea di partenza, si guardano a destra e a sinistra ma nessuno accenna a muovere il passo dello stacco.
Il Presidente della Repubblica, nel suo discorso di fine anno,  ha parlato dell’importanza del voto e della responsabilità che hanno i neo maggiorenni pronti a votare per la prima volta. Sempre che non si facciano prendere dall’apatia generale che sembra essere scesa sulla politica. Di candidati ne avremo fin troppi ma non si conosce ancora, a due mesi dal voto, per cosa si candideranno. Quel’è il loro progetto, oltre a quello terribilmente perdente di candidarsi contro qualcuno?
Finora è chiaro chi si candida contro chi: importantissimo elemento che equivale alla famosa scoperta dell’acqua calda. Una candidatura prevede un non riconoscimento della rappresentanza negli altri candidati, altrimenti non importerebbe proporsi  a rappresentante del popolo se ci si riconoscesse in un altro candidato. Quello che definirei come il grande assente, e per cui spero che gli elettori puniscano la “classe” politica, è la proposta. Perché ti dovrei votare? Qual’è la prospettiva che vedi nel futuro? Ma soprattutto: come vuoi passare i cinque anni in Parlamento? Spero che costituisca preoccupazione diffusa l’assenza di qualsivoglia programma elettorale: un pezzo di carta, anche finto, che rivitalizzi gli animi, che dia un minimo di speranza per affrontare i prossimi mesi non nel sonno più profondo. E’ vero che i programmi non godono di grande popolarità, soprattutto per la loro puntuale disattesa, tuttavia avere un’idea aiuta a far sognare i cittadini, a fargli immaginare un futuro e stimolarli al voto. Così invece è la resa di qualsiasi ideale: chi ne avrebbe ancora uno, non ha una strategia per farlo emergere.

Dal mio punto di vista, qualcosa che vorrei vedere scritta in un qualche programma, ce l’avrei. Ad esempio: si vuole prendere in esame la Carta dei diritti del lavoro presentata dalla CGIL? Si hanno in mente progetti o strategie per mettere freno alle diseguaglianze economiche e sociali del Paese? Del Jobs Act che cosa ne vogliamo fare? Del welfare? L’ONU ci ha bocciato, fortunatamente, la legge farsa sul reato di tortura: si vuole modificare proponendo finalmente una legge quadro che punisca chi è forte con i deboli? Qualcuno ha un’idea su come riformare i regolamenti di pubblica sicurezza introducendo, magari, misure di controllo sul comportamento delle forze dell’ordine? La legge sulla cittadinanza ai bambini nati in Italia? Le carceri e i diritti umani?

Questi sono solo alcuni dei temi di cui si potrebbe discutere adesso, in questo periodo di campagna elettorale anziché farsi le pulci a vicenda esprimendo intolleranza contro l’avversario. La migliore tattica sarebbe presentare delle proposte, anche assurde e un po’ utopiche, ma qualcosa che dia elementi all’elettore che il prossimo 4 Marzo si troverà a dover scegliere da chi farsi rappresentare. Già la legge elettorale congegnata dall’ultimo parlamento non stimola ad entrare in cabina, il margine di scelta e decisione dell’elettore è molto limitato. Poi se nessuno mette davvero in campo argomenti sarà l’astensione a vincere e a far riflettere, si spera, la prossima classe politica.

Il pubblico è sugli spalti, il via è stato dato, ma nessuno sembra essere intenzionato a muoversi dalla linea di partenza. Un sonno profondo che non porterà nulla di buono se non a forze tranquille, pacate, senza più alcun progetto.