sabato 28 ottobre 2017

Basta!


Il Rosatellum è legge. Lo è diventato attraverso uno scempio istituzionale, un maltrattamento delle istituzioni e della Costituzione. Approvare una legge elettorale attraverso trucchetti e voti di fiducia è incostituzionale: una proposta parlamentare è stata trasformata in un’iniziativa del Governo su cui porre ripetuti voti di fiducia non consentendo il dibattito politico. Un trucchetto fondato su una menzogna che molti, fra commentatori e politici, continuano a ripetere: cioè che non avevamo una legge elettorale. Falso perché, con i due dispositivi emessi dalla Corte Costituzionale per bocciare prima il Porcellum e poi l’Italicum, erano state disegnate due leggi elettorali, una per la Camera e una per il Senato. Esiste infatti un principio costituzionale che impone la costante presenza di un sistema elettorale. Secondo questo principio l’urgenza di approvare una legge elettorale non c’era. Chissà se qualcuno prima o poi lo ammetterà anziché continuare con le bugie.

Il percorso intrapreso dal PD per imporre questa pessima legge elettorale, è stato così stomachevole che anche il Presidente del Senato Grasso ha avuto un sussulto di indignazione uscendo dal gruppo dei Democratici. E Grasso non è certo personalità da guizzi di immagine, appare come uomo delle istituzioni, con una storia densa di valore civile. Se anche Piero Grasso intraprende simili gesti significa che la misura è davvero colma quasi da affogare. E’ da notare la spocchiosità del gruppo dirigente nazionale del Partito Democratico che, su questa vicenda, non sta proferendo parola dando l’impressione, quasi la certezza, di non essere interessato al caso. Manca giusto il “ciaone”, poi la rovina istituzionale è compiuta.

Mentre qualcuno si compiace del risultato ottenuto, ci troviamo a pochi mesi dalle elezioni con una legge elettorale aberrante, che trasforma l’elettore in acquirente e che potrebbe essere bocciata dalla Consulta se fosse presentato ricorso. Di fatto, il Rosatellum, non rispetta nessuna delle raccomandazioni dei giudici costituzionali: sì, ha i listini piccoli come la Corte suggeriva ma crea meccanismi per cui l’elettore non sceglie i propri rappresentanti. La fusione del maggioritario e del proporzionale crea un sistema “prendere o lasciare” costrittivo delle libertà nel voto. Se si traccia una croce sul candidato del collegio uninominale sarà ripartito anche fra le liste bloccate a lui collegate nel proporzionale; viceversa, se si seleziona una lista nella parte proporzionale andrà automaticamente anche al candidato di collegio. I candidati uninominali potranno essere candidati anche in cinque listini circoscrizionali bloccati. Insomma. se un elettore non è rappresentato da un candidato gli resta la scelta di cambiare opinione di voto o astenersi. Non consente inoltre il voto eguale infatti una lista non coalizzata sarà sfavorita rispetto ad accordi della domenica, sconfessabili il giorno dopo.

A poco più di un mese dallo scioglimento delle camere, quella che sarebbe potuta essere un’occasione per introdurre un sistema elettorale armonico e che ristabilisse quei principi democratici che latitano da anni, è stata sfruttata per l’ennesimo pastrocchio, l’ennesimo spettacolo disgustoso.

Verrebbe da dire che lo spettacolo possa finire, il sipario possa calare mettendo fine a una legislatura in cui è accaduto ciò che uno scrittore potrebbe inventare per un romanzo. Da una deriva del linguaggio politico allo svuotamento di significato delle parole; dai referendum guidati dal governo al tentativo di deformare la Costituzione; dall’Italicum, bocciato prima ancora del suo utilizzo, al Rosatellum che pone i presupposti ad un’astensione esponenziale. Dalla legge sul bio-testamento, stata sulla bocca di tutti per una settimana per poi essere rintanata nello scantinato, alla legge farsa sul reato di tortura che offende le famiglie delle vittime impegnate da anni nella ricerca della giustizia. E’ arrivato il momento di dire basta a tutto questo.

 

giovedì 26 ottobre 2017

Il fascismo è una realtà. Mettiamole un fermo


Mentre il dibattito sull’importanza della Memoria sembra non arrivare a una fine, in questo Paese succedono cose strane. Mentre una certa parte, riconducibile all’estrema destra, va sostenendo come non serva più fare memoria perché “tanto, ormai” sono fatti passati, in uno stadio si utilizza l’immagine di Anna Frank per “schernire” la squadra avversaria. Mentre quello che si rappresenta come il maggior partito del Centrosinistra, nelle sue più alte sfere, sembra aver perso la sensibilità verso l’antifascismo, una forza di “estrema destra” indice una manifestazione per celebrare l’anniversario della marcia su Roma.

C’è qualcosa che non va. A fronte del tentativo della Destra di sdoganare, di banalizzare una certa storia, i neofascismi sguazzano tessendo reti sociali, culturali riproponendo retaggi illegittimi per la nostra Costituzione. Faccio fatica a interpretare lo scempio visto allo stadio Olimpico e la manifestazione di Forza Nuova come slegati. O meglio, non può essere stabilito un legame diretto, tuttavia è presente una relazione contestuale. Il contesto nel quale viviamo permette questi episodi senza una vera reazione. Per reazione non intendo le dichiarazioni, pur con una significativa importanza, delle forze politiche; bensì una reazione che porti a un’attuazione delle norme presenti nel nostro ordinamento contro la riproposizione di idee fasciste. 
Bisognerebbe ad esempio iniziare a usare la lingua italiana in modo appropriato. Si continuano a identificare come “estrema destra”, con un’accezione costituzionale, soggetti che platealmente inneggiano a simboli, a retaggi culturali e semantici fascisti. Intitolare “Marcia su Roma” una manifestazione penso non lasci margini di dubbio su quale sia la matrice della forza promotrice. E non basta il no della prefettura, serve un no politico. Trovo impressionante come un parlamentare della Repubblica possa firmare la petizione, lanciata dal leader di Forza Nuova, in protesta con il diniego della piazza da parte del Prefetto. E’ questo il contesto nel quale stanno nuotando i neofascismi e, forse, dovremmo fare qualcosa che vada oltre l’indignazione quotidiana, pur necessaria. I vandalismi nei confronti di monumenti alla Memoria nelle città sono semplici atti vandalici o vanno letti in un contesto più ampio? A mio parere la seconda: vanno interpretati insieme ai fatti dell’Olimpico e alla manifestazione di Forza Nuova. Altrimenti il sistema di legittimazione innescato dalla Destra diventa dominante.

“Fare Memoria per interpretare il presente e migliorare il futuro”, frase che mi capita di pronunciare in occasioni pubbliche, significa questo: utilizziamo gli strumenti che abbiamo per capire cosa sta succedendo e provare ad arginarlo. Le immagini orribili della tifoseria laziale, Forza Nuova che celebra la marcia su Roma sono tutti pezzi dello stesso mosaico. Il neofascismo è una realtà attuale, infiltrata, mimetizzata nelle più diverse forme e formazioni, alla quale dobbiamo porre un fermo. 

Un fermo secco e intransigente per la cura che dobbiamo alla democrazia, alla pace, ala libertà che ci è stata consegnata con il sacrificio della vita.

giovedì 19 ottobre 2017

Una corsa giusta


Quando lo sport diventa il collante e veicolo di un sentimento, di una rivendicazione, ecco che allora esso assume una dimensione sociale. La competizione si dimentica, subentra la commozione, l’indignazione e la solidarietà.

E’ quello che ho provato partecipando al Terzo Memorial Stefano Cucchi il Primo Ottobre al Parco degli Acquedotti di Roma. Sensazioni che ho sentito fin dall’attesa del treno alla stazione di Bologna, avevo la percezione di non partire per un semplice viaggio verso Roma, ma l’idea di partire per un fine preciso e per partecipare a un evento che mi avrebbe emozionato. Ciò che non mi aspettavo l’ho vissuto sul posto amplificato rispetto alle mie aspettative.

Non mi aspettavo di trovare persone di età diverse: bambini, ragazzi, adulti e anziani lì per lo stesso scopo, la giustizia. Non mi aspettavo di vedere animali correre assieme ai loro amici umani. Non mi aspettavo di vedere bambini ai quali i genitori spiegassero il motivo di quella giornata. Non mi aspettavo neanche di assistere alla meravigliosa assenza dell’agonismo: i vincitori erano tutti, gli ultimi e i primi; i lenti e i veloci per affermare la centralità delle vittime di soprusi, di violenza da parte di potenti.
L’emozione si percepiva forte anche per la data in cui si è svolto l’evento: il compleanno di Stefano che ha dato l’occasione per ricordarlo da vivo, per festeggiarlo chiedendo contemporaneamente giustizia e verità.

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Grazie a Ilaria Cucchi
A volte mi chiedo cosa mi spinge ad essere così legato alla vicenda di Stefano Cucchi e non mi so rispondere precisamente. Non è solo la passione per i diritti, per la giustizia; è qualcosa di più che vive da quando ho sentito la notizia alla radio quella mattina di Ottobre del 2009. Forse è la paura, la tardiva consapevolezza che quello accaduto a Stefano non è solo una notizia data da un mezzobusto di un TG, è una vicenda che potrebbe accadere a ognuno di noi. E’ l’immediata solidarietà che ho provato nei confronti di Ilaria: una combattente, una persona che ha trasformato un dolore immenso in una battaglia per tutti noi, in un fatto collettivo.  Ecco perché considero l’evento “Corri con Stefano” immensamente importante. Contro la folle e inquietante sordità della politica, la partecipazione è il mezzo per non dimenticare, per ricordare cosa è successo e cosa non deve più succedere. Insieme, con tutte le nostre differenze ma uniti per pretendere il rispetto dei diritti.

Posso dire di essere tornato a Bologna con un bagaglio emozionale immenso che certamente alimenta ancora di più il mio desiderio di impegnarmi per il rispetto dei diritti umani qualsiasi sia lo status in cui si trova l’individuo. Penso che questo sia uno fra i temi trascurati e tremendamente allontanati da una certa élite di potere. 

Il prossimo anno porterò di nuovo il sostegno a Ilaria e mi piacerebbe partire da Sasso Marconi con dei compagni di viaggio per correre insieme fra le mille emozioni che il Memorial Stefano Cucchi scatena. Nel frattempo continuerò a seguire il caso di Stefano Cucchi nella speranza che lo Stato si decida a guardarsi dentro e a fare finalmente giustizia. 

domenica 15 ottobre 2017

Il Rosatellum e l'elettore acquirente



Dopo il Porcellum, l’Italicum, arriva il Rosatellum: il nuovo sistema elettorale con il quale saremo presumibilmente costretti a votare. Sembra non essere accaduto nulla nel frattempo: pare non esserci stato nessun 4 Dicembre e, tanto meno, nessun pronunciamento della Corte Costituzionale sull’Italicum. Questo Parlamento, frutto del Porcellum dichiarato incostituzionale, continua ostinatamente a confezionare sistemi elettorali avversi al cittadino e ai suoi diritti costituzionalmente riconosciuti.

Il Rosatellum è l’ennesimo pastrocchio pasticciato sul quale si stanno compiendo folli operazioni autoritarie perché venga approvato. Si è trasformata, una legge di natura parlamentare, in una di natura governativa blindandola con il voto di fiducia: metodo incostituzionale per le leggi elettorali.
Lasciando il metodo, passiamo ad analizzare il merito di questa nuova legge elettorale. Molti dicono che parlare di sistemi elettorale sia noioso; io credo invece che, conoscere il modello con cui si trasformeranno i nostri voti in seggi, sia essenziale.
Siamo nuovamente difronte ad un mostro a due teste. Il Rosatellum è per il 36% un sistema maggioritario e per il 64 un sistema proporzionale. Ciò significa che, siccome il sistema varrà sia per la camera che per il Senato, il 36% dei deputati e senatori sarà eletto con il maggioritario, il 64 attraverso il proporzionale. Non è tutto qui: i due sistemi si intrecciano creando un mostricciatolo informe con cui gli elettori potranno selezionare prodotti già confezionati da altri.
Per la quota maggioritaria, il territorio sarà diviso in collegi uninominali nei quali singoli partiti o coalizioni esprimeranno un nome che troveremo sulla scheda elettorale. Per la quota proporzionale, calcolata su base nazionale, saranno presentati listini bloccati da due a un massimo di quattro candidati per circoscrizione. Il candidato nel collegio uninominale sarà collegato a coalizioni o a singoli partiti nella parte proporzionale. L’elettore avrà dunque due opzioni: tracciare una croce sul candidato nel collegio, e in questo caso il voto sarà ripartito proporzionalmente fra le liste a lui collegate; oppure tracciare una croce sul simbolo di una delle liste candidate nella parte proporzionale, e in questo caso il voto sarà assegnato anche al candidato da essa sostenuto nel collegio uninominale.
Per la parte proporzionale ci saranno due diverse soglie di sbarramento valide su scala nazionale: il 3% per i singoli partiti, e il 10 per le coalizioni.
Non esiste inoltre un vincolo di coerenza fra i diversi collegi: le liste che appoggiano i candidati nei diversi collegi uninominali possono variare da collegio a collegio quindi, una lista potrebbe avere alleati differenti da territorio a territorio.

Tale sistema pone perciò limiti importanti all’elettore che si potrebbe vedere costretto a scegliere un pacchetto confezionato di candidati e assegnare un voto a un candidato nel proprio collegio a lui non congeniale. Non è possibile sostituire le preferenze con listini corti e farlo passare come lo stesso meccanismo perché il risultato che si ottiene è radicalmente differente. Con le preferenze un elettore può esprimere un nome preciso e circostanziato; con i listini bloccati esso si trova a dover scegliere un pacchetto imposto dai capi partito.
Cambia il rapporto fra eletto e elettore: se con le preferenze s’instaura un rapporto stretto fra il cittadino e il suo rappresentante in Parlamento; con il sistema architettato dal Rosatellum il cittadino si lega idealmente alle segreterie dei partiti che formano i listini bloccati.
Il risultato che produrrà questa nuova creazione sarà un parlamento di nominati, rispondenti ai vari leader che gli hanno candidati, non rappresentativo della realtà sociale del Paese; e un elettore acquirente in un supermercato che passeggia fra le scansie di prodotti impacchettati.

Quanto sta accadendo in questi giorni fra Camera e Senato è un colpo diretto alla futura rappresentatività del Parlamento. Si sta scrivendo la regola di accesso al gioco senza una discussione e un dibattito, collegandola ad altre questioni che con essa non hanno niente a che vedere. Assistiamo a un Presidente del Consiglio che ha palesato la sua totale incoerenza con le sue stesse parole: aveva annunciato che non si sarebbe occupato della legge elettorale per poi, adesso, trasformare una proposta di legge del Parlamento in una proposta governativa sulla quale ha posto il voto di fiducia. Merito e metodo in questa questione combaciano formando un risultato razionalmente confuso e non rispettoso del dettato costituzionale.

Tutti i segnali che i cittadini hanno mandato a questa élite di potere sembrano essere rimbalzati su un muro di gomma. L’ostinata strategia di limitare la partecipazione continua imperterrita per poi aprire la stonata cantilena sui motivi di un’astensione che, visti i presupposti, potrà solo che aumentare.