E poi, d'incanto, ci accorgiamo di vivere su una cosa viva che ha anche un nome. A scuola ce lo spiegano: ci insegnano che viviamo su un pianeta rotondo, che ruota e che è in continua evoluzione.
Di tutto ciò ce ne dimentichiamo un minuto dopo: ci sale la smania di pontificare, di costruire, di prendere possesso della natura. Infondo siamo i padroni, la specie più evoluta del pianeta, perché non dovremmo farci la villa con vista su un cratere di un vulcano. O risparmiare su un po' di cemento. La terra è nostra e ci facciamo quello che vogliamo.
Poi però scopriamo che trema, che quel piano su cui facciamo i nostri interessi è vivo, si muove perfino.
E non ce ne basta uno per capire, l'indomani sembra che abbiamo capito ma invece è solo l'effetto della paura che, dopo un po', si attenua lasciando spazio alla quotidianità e ai nostri magnifici interessi. Addirittura facciamo cadere chi prova a dirci che in certi punti le case non devono essere costruite.
Aborriamo i piani di risanamento ambientale, troppa spesa pubblica: sia mai che arrivi Stella che ci accusa di fare debito. Ci piace dirlo, scriverlo nei discorsi pubblici per poi custodirli nei cassetti delle scrivanie. Non ci capacitiamo dell'esistenza del terremoto: entità che non è possibile arrestare, processare, imputare perché è qui da molto tempo prima di noi e, molto probabilmente, è il responsabile delle bellezze naturalistiche del Paese. Lo dovremmo anche ringraziare…
Mi sorge un dubbio: non sarà mica che, invece del terremoto, ci dovremmo stupire di come siano possibili crolli con scosse di 3.6? Forse faremmo meglio a chiederci questo piuttosto che il motivo per cui la terra trema. E magari faremmo un gesto altrettanto positivo parlando di terremoto quando questo non si verifica per ricordarci che non si tratta di un evento straordinario: si tratta di un evento che esiste e fa parte della vita sulla terra. Si tratta di un dato di fatto, c’è e siamo noi a doverci attrezzare per sopravvivergli. Non è lui l’intruso: siamo noi che, magari, a volte costruiamo pensando di aver a disposizione un immenso piano, immobile, fermo, che aspetta soltanto che qualcuno ci costruisca sopra qualcosa.
Al di là del sarcasmo, dovremmo seriamente chiederci come sia possibile che crollino degli edifici con una scossa di quest'entità. Come sia possibile che muoiano persone schiacciate da case per un evento naturale. E' vero che è sempre tutto relativo ma, è altrettanto preoccupante la suscettibilità del nostro territorio a scosse così basse.
Si dice sempre che le tragedie insegnino qualcosa. Mi sa che a noi non hanno insegnato ancora niente.
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