Dopo il Porcellum, bocciato; dopo l’Italicum, che ci avrebbe dovuto copiare tutta Europa, bocciata anch’esso dalla Consulta; arriva “l’Italiano”. Lo chiamerò così rifiutandomi di definirlo “tedesco” perché direi il falso. Lo lascio fare a chi evidentemente tiene a dare informazioni sbagliate ai lettori.
Seguendo uno spiraglio di logica, un sistema elettorale dovrebbe essere costruito secondo il dettato costituzionale. A noi però pare che piaccia, con metodo scientifico, creare mostriciattoli multiformi. L’Italiano è questo: un sistema a due teste, bipolare, con una che vorrebbe comandare sull’altra ma, per adesso, pare difficile che ce la faccia.
Andiamo con ordine. Il sistema elettorale annunciato è un proporzionale con soglia di sbarramento al 5%, per metà basato su collegi uninominali maggioritari. il maxi emendamento presentato alla Camera da Fiano, disegna già le circoscrizioni e i collegi in cui sarà diviso il territorio nazionale. Si tratta di 26 circoscrizioni e in collegi uninominali (303 per la Camera, 150 per il Senato). Non ci saranno le preferenze: sulla scheda sarà indicato solo un elenco dei candidati del listino circoscrizionale, da uno a sei massimo, da una parte; dall’altra invece sarà indicato il nome del candidato del collegio uninominale. Servirà, quindi, un solo segno sul simbolo della lista o del partito per scegliere tutto il pacchetto.
Questo è il sistema che sta per essere confezionato. A questo va aggiunto un dettaglio, ancora non precisato, che però rientrava nella prima proposta avanzata dal PD firmata da Ettore Rosato, cioè il premio di maggioranza al 40%. Se dovesse essere confermato, saremmo difronte all’ennesima presa in giro di tipo lessicale: non si potrebbe più definire proporzionale.
Per ora consideriamo l’impianto senza premio.
Premesso che non ha niente a che vedere con il sistema di elezione del Bundestag in Germania, magari pubblicherò un approfondimento su questo, ci sono molti aspetti oscuri. Quello più eclatante è sicuramente la soglia di sbarramento al 5% con l’intento dichiarato, da Matteo Renzi, di escludere i “piccoli partiti” dal Parlamento.
Uno dei motivi per cui è bene ficcare il naso nelle leggi elettorali è proprio questo: il potere, da parte di chi architetta il sistema, di escludere rappresentanze dalle prossime legislature. Un potere immenso che molto spesso viene sfruttato per fini strategici ma, in questo caso, ha anche una valenza culturale e antidemocratica. Escludere le forze politiche che si fermano al di sotto del 5% dei voti vuol dire non dare rappresentare milioni di cittadini. Vuol dire stabilire prima del voto come sarà composto il prossimo Parlamento. Significa venir meno al principio costituzionale dell’eguaglianza del voto: se voti il partito forte, sei considerato; se invece voti partiti più piccoli, non sarai rappresentato.
E’ un concetto perverso tanto quanto quello della governabilità. In una democrazia parlamentare, come sancisce la Costituzione italiana, l’istituzione cardine è il Parlamento. Porre una soglia di sbarramento equivale ad alterare la rappresentanza e non portare un’efficace rappresentazione della società in Parlamento.
Sarebbe ora di cambiare prospettiva tornando a vedere il Governo a servizio del Parlamento e non più il contrario, come stiamo assistendo da molti anni.
Un’altro punto oscuro è certamente l’assenza del voto di preferenza. L’elettore di fatto non potrà esprimere una preferenza, potrà solo leggere la composizione del pacchetto e decidere se votarlo o meno tracciando un solo segno sul simbolo. E’ evidente come sia stata disattesa una richiesta proveniente sia dalla Consulta che dai cittadini. Si configurano sostanzialmente liste bloccate esposte su ogni scheda anziché sui cartelloni all’ingresso del seggio elettorale.
Lo schema esposto, spero con chiarezza, è mutevole e mutante attraverso la discussione parlamentare che inizia questo fine settimana in Commissione Affari Costituzionali alla Camera per approdare in aula Lunedì. E’ tuttavia ipotizzabile il sistema che verrà prodotto: una legge elettorale bipolare che non rispecchia la volontà dei cittadini.
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