Nell'ultima seduta del Consiglio Comunale di Sasso Marconi si è discussa la scelta della concessione come modalità di gestione della farmacia comunale.
Per dovere di cronaca va ricordato che sul territorio di Sasso Marconi sono presenti tre farmacie di cui una a gestione pubblica.
Facendo seguito a quanto dichiarato in sede di approvazione del bilancio 2017, ho espresso voto di astensione motivandolo con l'intervento che segue.
"Ci troviamo oggi a discutere di un tema molto importante e politicamente significativo. E’ una rappresentazione efficace del momento storico nel quale viviamo: rappresenta l’emblema delle scelte a cui sono costrette le pubbliche amministrazioni. Assistiamo a una costante riduzione degli spazi decisionali e dell’autonomia dei Comuni con il rischio che gli Enti locali si trasformino in sterili uffici appaltanti abbandonando, così, la pianificazione dei servizi.
La farmacia comunale rientra secondo me in quel patrimonio al quale ho fatto riferimento in seduta di approvazione del bilancio 2017: rientra fra i “gioielli di famiglia” che non tutti i comuni hanno. Quando si parla del servizio di farmacia si tratta un tema molto sensibile che racchiude in sé qualità, professionalità e anche una progettualità politica sanitaria che ne detti la direzione. Ecco perché, in linea generale, credo che il servizio di farmacia debba essere tenuto d’occhio dai comuni. Da questo passa un rapporto con i cittadini in merito ai temi della salute, a progetti per l’incentivo o il disincentivo di pratiche. Insomma, avere una farmacia è politicamente un privilegio.
Oggi si discute dell’esternalizzazione di questo servizio: devo dire su un testo che ritengo ben circostanziato nei doveri e negli obblighi del concessionario ma è altresì evidente che, per seguire la logica del mercato secondo cui il privato guarda alle sue tasche, la parte pubblica viene sfavorita per rendere appetibile il “prodotto”. Allora molto probabilmente il privato avrà più spazio. Non ce lo dobbiamo nascondere. Su tre farmacie ne avremo tre a gestione privata, Pongo qualche punto interrogativo su questo.
Nel mio modo di pensare questa è una scelta politica, che può avere sì un motivo economico di risparmio come ormai tutti gli enti locali si trovano costretti a seguire, ma resta sempre una scelta politica. E’ una scelta politica che deve necessariamente avere una diretta conseguenza: ci dobbiamo assumere l’impegno di controllare attentamente il concessionario. Ecco, per la mia concezione del tempo, non mi sento di garantire questo per i prossimi trent’anni perché si tratta di un tempo incontrollabile, almeno per quello che riguarda me. E siccome penso che il servizio di farmacia sia strettamente legato al welfare, credo che sia rischioso non avere il controllo diretto del servizio. Detto ciò comprendo bene la riflessione che ha portato a questa scelta, tuttavia nutro qualche riserva. Non sul lavoro tecnico fatto che mi sento di ringraziare, ma per la prospettiva che si intravede in Italia.
Vorrei per questo ribadire il concetto che è facilmente estendibile anche ad altre realtà con responsabilità a più alto livello, è ora che iniziamo a dirlo chiaramente ai nostri concittadini: se continua così non immagino cosa saremo costretti a venderci. Adesso può essere una battuta ma in prospettiva non poi così tanto.
E’ un tema che ribadisco, bisogna iniziare a porre economicamente, politicamente e anche culturalmente. Insisto nel dire che una determinata spesa pubblica fa bene ai Paesi, ci permette di avere i servizi di cui godiamo ogni giorno ed è necessaria.
Nel dire ciò annuncio voto di astensione per pormi, e porre la parte politica che rappresento in questa sala, su una posizione d’osservazione nell’auspicio che, a questa scelta dovuta al contesto economico in cui ci troviamo, sia conseguente un controllo serrato del futuro concessionario del servizio di farmacia. Servizio nel quale la parte pubblica deve far sentire la propria voce come responsabile del benessere della comunità.".
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