venerdì 2 dicembre 2016
Io dico No!
Ci siamo. Dal 2015 ho seguito la campagna per il No in questo referendum: prima aderendo al Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, poi aderendo al Comitato per il No.
Ci siamo, il voto per la democrazia è a pochi passi di una maratona che ho corso insieme a compagni straordinari, provando emozioni incredibili. Mi sembrerebbe superfluo spiegare perché Domenica voterò No, ne ho parlato molto provando ad esporre cosa non va di questa riforma.
Continuo a pensare che da questo referendum passi la democrazia, la sua qualità, la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica. Da questo referendum passa il diritto di partecipare alle scelte di questo Paese. Nell’ultimo articolo ho voluto approfondire il pericoloso sottotesto di questa riforma che a mio parere sintetizza i motivi per cui dire No.
Con questa riforma si vuole escludere il cittadino dalla politica, si vogliono consegnare le sorti del Paese ad un’élite di potere che ci fanno credere di poter eleggere, di poter scegliere. Ci stanno dicendo di affidarci, di fidarci di non occuparci più di politica. Noi cittadini intralciamo i grandi lavori: pretendiamo diritti, lavoro, welfare, istruzione, mentre la grande finanza dei numeri deve comandare. La JP Morgan ce l’ha detto: la nostra Costituzione democratica intralcia l’economia e la finanza. Attenzione: ci dice che ostacola, non le politiche economiche, bensì gli interessi economici dei grandi potentati.
Solo che i loro interessi non combaciano con quelli dei cittadini. E allora ci vorrebbero togliere il diritto di eleggere i senatori, di eleggere decentemente la Camera, di proporre referendum, di proporre leggi, di incidere sulle politiche locali. Ci vogliono togliere i diritti di scelta, i diritti che rendono vivo il cittadino consegnandolo a una rassegnazione perenne.
Si sono inventati la storiella del “cambiamento”, si sono scordati però di dirci come sarà: se in meglio o in peggio. Perché di per se il cambiamento non è positivo per definizione. E’ necessario capire come si vuole cambiare e verso dove. Nel caso di questa riforma è chiaro come si voglia andare verso un peggioramento della qualità della democrazia. E allora io dico No!
Dico No a una riforma che ci vuole togliere il diritto di partecipare. Dico No a un rafforzamento dei poteri del Governo e a un indebolimento del Parlamento; dico No all’inversione del rapporto fra potere legislativo e esecutivo. Dico No al vantaggio iniquo sul referendum abrogativo che lo rende uno strumento facile per le grandi organizzazioni a scapito del cittadino. Dico No all’aumento del numero di firme richiesto per la presentazione di leggi di iniziativa popolare: non mi bevo la falsità della certezza dell’esame da parte della Camera.
Dico No al nuovo Senato, composto male e nominato ancora peggio. Dico No alla riduzione di potere dei territori, non credo alla bugia della loro rappresentanza nel nuovo Senato, è una falsità. Dico no al pestaggio dei territori in nome de “l’interesse nazionale”.
Dico No all’imposizione di una stabilità che non guarda all’interesse dei cittadini; dico No alla pretesa, peraltro impossibile da realizzare, di incidere sulle questioni politiche modificando la Costituzione. C’è l’idea sbagliata che cambiando la Costituzione si migliori la qualità della politica. E’ falso. Modificando la Costituzione si incide sulla qualità della democrazia. Dico no a una riforma che divide la società, imposta dal Governo che non tiene conto dello scarso appoggio da parte dei cittadini.
Sono un cittadino che vuole continuare a poter esercitare i diritti previsti dalla nostra Costituzione; sono un cittadino che vuole continuare a contare con tutti gli altri. Amo la Costituzione. Ecco perché voto NO!
Buon voto a tutti.
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