lunedì 20 giugno 2016

Il "menopeggismo" al ballottaggio, la risposta



Dopo la riflessione sul voto ai ballottaggi sento di dover fare una precisazione.

Ho preso ad esempio le città di Bologna e di Roma: due realtà molto diverse sia dal punto di vista amministrativo che politico. La riflessione espressa aveva come presupposto la non astensione, specificità che sovviene da un principio, secondo me molto importante,, che è il diritto di voto. Dato per assunto questo, nell’articolo ho espresso quale avrebbe potuto essere la mia scelta se avessi dovuto votare in quelle due realtà.
Provo a spiegare meglio il concetto che m’interessava esprimere: che è un concetto critico dal quale discende la definizione del “menopeggismo”.

E’ bene passare prima dalle due tipologie di voto secondo me in campo in elezioni con ballottaggio: il voto di appartenenza, che presumibilmente si esercita al primo turno laddove è più probabile poter sostenere un candidato e una lista più accostabile ai valori politici, sociali dell’elettore; e il voto d’opinione che potrebbe entrare in gioco qualora non vi siano, al ballottaggio candidati che rappresentino l’elettore.
Come ho detto la scorsa settimana, a Bologna, avrei scelto Coalizione Civica, perché rappresentante di valori in cui credo e espressione della Sinistra. A Roma avrei votato Sinistra Italiana per gli stessi motivi.  Tuttavia, nessuno dei due candidati sindaci, fra Bologna e Roma, è arrivato al ballottaggio.
In questo caso come si procede se non si è avvezzi all’astensione? Entra in gioco il voto d’opinione, non più supportato d valori e ideali, ma mosso da spirito critico valutando i pro e i contro dei due candidati ai ballottaggi.

A Bologna avevamo la sfida fra Merola, PD Centrosinistra, e Borgonzoni, Lega e estrema destra. Su questi due ho applicato la teoria dei pro e i contro; Merola: scelte amministrative sbagliate e simbolo renziano a Bologna, Borgonzoni: espressione di azioni xenofobe repressive e sostenuta da forze palesemente fasciste. Fra questi due soggetti, con opinione critica, avrei scelto Merola. Non perché sia sostenitore delle sue politiche, ma perché dall’altra parte c’era chi alza il braccio destro in piazza e sempre per opinione unita, questa volta a un insieme di valori in cui credo, non mi sembrava una scelta opportuna per Bologna.

A Roma avevamo uno scenario diverso: la sfida era fra Giachetti, PD, e Raggi, Movimento Cinque Stelle. Anche in questo caso applico il voto d’opinione e analizzando i pro e i contro dei due candidati. Il primo, Giachetti, espressione della classe dirigente che a Roma non ha dato bella prova di sé portando alla cronaca accordi con la criminalità organizzata. Potremmo discutere sulla pessima scelta strategica del PD sapendo esattamente chi poteva essere il probabile avversario ma il tema meriterebbe un altro spazio.
La seconda, Raggi, espressione di non si sa quale classe specifica, votata al partito pigliatutto come del resto è il M5S, ma con un grande vantaggio datogli dalla novità. Il fatto che non sia riconducibile alla classe dirigente romana, quella balzata sulle prime pagine, indubbiamente le consentiva un vantaggio.
La scelta d’opinione fra Raggi e Giachetti è la prima, non perché sostenga il Movimento Cinque Stelle, dal quale mi vedo a una distanza incolmabile, ma perché rappresenta un’alternativa al sistema costruito nella capitale.
Se fossi un cittadino romano, premesso che si tratta di un’ipotesi poiché mi manca la conoscenza del tessuto politico e sociale di Roma, avrei visto la Raggi come un’alternativa all’astensione.
Più che una scelta di rappresentanti di idee e valori, qui si mette in evidenza un’alternativa all’astensione. Non credo né a Merola a Bologna, né alla Raggi a Roma: entrambi distanti dal mio voto ideale, tuttavia rappresentano due alternative, simbolo del “menopeggismo”, al non voto.

Mi è stato fatto notare che sceglierei il PD solo in caso di alternativa alla destra ricordandomi che sono alleato con il PD nel comune dove esercito il ruolo di consigliere. Qui dovrei aprire un altro ragionamento includendo anche la possibilità di astensione la quale non è da escludere tuttavia, spero sia chiaro a tutti che l’articolo in questione si riferisce a un ambito territoriale diverso, nel quale non intercorre nessuna alleanza. Vedi ad esempio Bologna e Roma. Mi sembrerebbe particolarmente strano, poiché non sono iscritto al PD, se lo elogiassi genericamente solo in virtù del ruolo da me ricoperto in un territorio dove si sta lavorando sulla base di un programma condiviso specifico. Tenderei a differenziare i due piani.

Spero di aver risposto ai dubbi che sembra aver suscitato il precedente articolo manifestati da più parti. Tuttavia, la conclusione alla quale arrivo è sempre la stessa: sia a Bologna che a Roma, si è giocato un ballottaggio sotto l’insegna del “menopeggismo”.

1 commento:

Unknown ha detto...

Sono d'accordo con te e con le tue opinioni. Grazie per essere sempre onesto intellettualmente.