lunedì 21 marzo 2016

Il 17 Aprile attuiamo la Costituzione: andiamo tutti a votare



 
Nel silenzio della maggior parte dei mass media il  17 Aprile saremo chiamati a votare per il referendum detto “delle trivelle”.
Ci troveremo difronte a un quesito che, per com’è formulato, potrebbe suscitare dubbi.  La formulazione che leggeremo sulla scheda sarà questa:
 

"Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, “Norme in materia ambientale”, come sostituito dal comma 239 dell'art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di Stabilità 2016)”, limitatamente alle seguenti parole: “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”?".

Proviamo a comprendere il nucleo del tema. Si tratta di un referendum abrogativo, richiesto da diversi consigli regionali, 9 per la precisione, che chiede di abrogare parte di un articolo della legge di stabilità inerente all’estrazione fossile nei nostri mari. La norma in oggetto prevede il diritto, per le aziende attualmente concessionarie di giacimenti entro le 12 miglia dalle coste italiane, di estrarre materiale sino a esaurimento della risorsa. Di fatto è stato eliminato il limite temporale previsto dalle concessioni permettendo, alle multinazionali operanti sul territorio, di sfruttare tutto lo sfruttabile. 

Si tratta di un referendum abrogativo, come prevede l’art 75 della Costituzione, pertanto sarà valido soltanto se andrà a votare il 50% +1 degli aventi diritto; quindi il primo elemento da specificare è la necessità di partecipazione. Come prevede l’istituto del referendum abrogativo, si vota Sì per cancellare la legge in questione, o NO per mantenerla.

E’ bene ricordare che il referendum è lo strumento che consente a noi cittadini di intervenire e di modificare attivamente le scelte che vengono prese dai nostri rappresentanti. Per questo è fondamentale preservare questo strumento andando a votare. Qualcuno, autoritariamente, ha già deciso che ci si dovrà astenere dal partecipare a questo appuntamento avendo, molto probabilmente, l’aspirazione di farlo fallire per poi magari costruire la campagna sulla spesa inutile. Anche su questo vorrei specificare un dettaglio che dovrebbe essere ormai chiaro: la democrazia costa. Il suo funzionamento prevede dei costi che non possono essere erroneamente annoverati come spesa negativa. E’ un investimento al fine di attuare i principi costituzionali. Credo che sia necessario ribadirlo in quanto sarebbe un errore terribilmente grave dire che, promuovendo i referendum, “si buttano soldi”. Organizzando referendum si investono risorse in favore della democrazia. Questo è un principio troppe volte messo in discussione, per questo è bene essere chiari.

Contrariamente a chi invita all’astensione, sento invece di fare un appello alla partecipazione: andiamo tutti a votare e scegliamo secondo la nostra opinione che, nel caso fosse ancora confusa, ci costruiremo in queste settimane. Non partecipare significherebbe non usufruire di un nostro diritto costituzionale. Questo appuntamento aprirà una stagione che rimetterà al centro il cittadino chiedendo direttamente a lui di esprimersi su materie come: scuola, lavoro, Costituzione; iniziamola bene questa stagione. Mandiamo un messaggio chiaro a chi vorrebbe un Paese meno partecipe.  Andiamo a votare prendendo posizione. Facciamo funzionare la Democrazia attuando la Costituzione.