giovedì 14 gennaio 2016

L'anno decisivo

 


Il 2016 è un anno decisivo. Non lo scrivo per lanciare uno slogan ma perché penso che sia realmente così: presumibilmente nel prossimo autunno saremo chiamati a esprimere un parere sulle riforme costituzionali del Governo Renzi. Il Presidente del Consiglio ha già iniziato la sua campagna spostando l’oggetto del possibile referendum dalle riforme alla sua persona contando su una vittoria plebiscitaria.
Questa presa di posizione, del tutto priva di fondamenti giuridici, sarà uno dei problemi da affrontare scongiurando il rischio che il referendum sia sulla figura di Renzi. Benché il Presidente del Consiglio leghi il risultato del referendum al proprio futuro politico, il quesito chiederà un giudizio sulla riforma e su nient’altro.

L’11 Gennaio, mentre nell’aula della Camera si approvava la riforma Renzi-Boschi, si è tenuta l’iniziativa “Costituzione, 1° bene comune” promossa da diversi costituzionalisti che hanno dato vita al Comitato per il No nel referendum costituzionale. Durante l’incontro si sono affrontati tutti i punti della riforma esplicitando i rischi concreti per la democrazia.

La riforma Renzi-Boschi stravolge la Carta e l’assetto istituzionale del Paese sottraendo diritti politici. In estrema sintesi: il Parlamento sarà depauperato e assoggettato al Governo. Costruirà un Senato composto da persone elette per altri ruoli in altri contesti che si ritroveranno ad avere voce su materie rilevanti per il Paese, come sui giudici della Corte Costituzionale e leggi costituzionali.
L’unica Camera elettiva si eleggerà con un sistema maggioritario non pluralista che porterà la Camera dei Deputati a non essere rappresentativa dei cittadini. Assistiamo all’istituzionalizzazione di quello che Renzi di fatto è già illegittimamente: un premier forte che trarrà la sua forza dal ballottaggio e dal premio di maggioranza per il quale non è prevista soglia di accesso. Il combinato disposto fra riforma costituzionale e Italicum, dal quale non è possibile prescindere nella previsione di scenari futuri, costruirà una deriva autoritaria che sottrarrà diritti politici ai cittadini.

A questi aspetti si aggiunge la riforma del Titolo V: un pasticcio che andrà a intricare ancora di più il rapporto Stato-Regione spezzettando competenze fra governo centrale e regionale.

Per contrastare queste riforme si sono costituiti due comitati. Uno è il Comitato per il NO nel referendum sulle modifiche costituzionali; l’altro è il Comitato per il SI all’abrogazione di norme dell’Italicum. Quest’ultimo presenterà la richiesta del referendum per abrogare i capilista bloccati, il premio di maggioranza e il ballottaggio.  Entrambi i comitati hanno bisogno della collaborazione e del sostegno dei cittadini, che devono diventare i protagonisti di questa fase politica.




In ballo non c’è, come si vuol far credere, il giudizio su un uomo politico, tanto meno su una singola politica; in gioco c’è la democrazia che viene da lotte sanguinose e dal forte compromesso dei padri costituenti per i quali l’obbiettivo, non era twittare una sopraffazione politica; ma consegnarci un sistema democratico equilibrato. Se non vogliamo buttare via tutti gli insegnamenti tratti dalla storia; se non vogliamo trovarci passivi a ricevere notifiche sulle politiche intraprese; dobbiamo impegnarci come non mai fin da subito perché queste riforme vengano respinte con forza per salvare la nostra Costituzione “Più bella del mondo”.