domenica 22 marzo 2015

"La buona scuola", è solo il titolo



Il Governo Renzi ha presentato la riforma della scuola; sarà un disegno di legge che andrà in Parlamento secondo il normale iter legislativo. Almeno così sembra perché, all’interno del DDL, è presente anche l’assunzione a Settembre 2015 di 100.000 precari che potrebbe essere il messaggio subliminale del “premier” per accelerare i tempi di approvazione.

Il titolo “la buona scuola” farebbe ben sperare se non fosse per il contenuto che mette qualche perplessità sull’idea di scuola di Renzi. Infatti “la buona scuola” targata Renzi-Giannini appare come l’esatto opposto dei principi previsti dalla Costituzione. Alcuni punti sono palesemente in aperto contrasto con quanto scritto nella Carta: ad esempio l’istituzione di incentivi per chi iscrive i bambini nelle scuole paritarie. Il terzo comma dell’articolo 33 della Costituzione prevede, per il privato, l’istituzione di scuole ma senza oneri per lo Stato. La riforma di Renzi legittima totalmente le paritarie, così facendo, la scuola pubblica laica, democratica, aperta a tutti si vedrà tagliare risorse per dirottarle verso quelle private.

La Costituzione viene disattesa non soltanto in questo passaggio, infatti “la buona scuola” trasforma il sistema scolastico in impresa, con logiche di profitto e di competizione aziendale. A capo di ogni azienda sarà il preside che diventerà un amministratore delegato con poteri punitivi nei confronti degli insegnati che, a suo parere, non svolgeranno bene il loro ruolo. Il preside avrà diretta influenza sull’assunzione degli insegnanti nella scuola che dirigerà, controllando curriculum e facendo colloqui; trasformando così i docenti in propri dipendenti. Inoltre, i futuri amministratori delegati della scuola, potranno attribuire premi di tipo economico a quegli insegnanti che, sempre a loro parere, si saranno distinti per inventiva. Renzi la chiama “autonomia” in realtà è una concezione dannosa per i valori che la scuola deve esprimere, che la Costituzione le attribuisce.
Si va a scardinare un sistema che valorizza la solidarietà, la cultura, gli studenti, per impiantare un sistema individualista nel quale il marketing avrà la meglio. E’ proprio il marketing ad essere al centro della scuola di Renzi, insegnando atteggiamenti competitivi, scordandosi del ruolo sociale della scuola pubblica.
“La buona scuola” spalancherà le porte delle scuole pubbliche al privato, che potrà diventare sponsor degli istituti finanziando strutture e progetti insediandosi poco a poco nell’istruzione pubblica. Nessuno garantisce che il privato non potrà influire anche sulla didattica. Questo è il metodo di finanziamento, proposto da Renzi, per la scuola pubblica; d’altronde, nel documento messo a disposizione dal Governo a Settembre 2014 per raccogliere pseudo pareri, si leggeva chiaramente che lo Stato diminuirà i finanziamenti alla scuola.
Ecco l’alternativa dal Governo: il privato entrerà nella scuola pubblica sostituendo di fatto il ruolo che dovrebbe essere dello Stato.

La scuola che Renzi vorrebbe è una scuola nella quale si viva in perenne lotta gli uni contro gli altri, gli insegnanti non saranno trattati allo stesso modo creando così un’iniquità nel corpo docenti che potrebbe anche, in alcuni casi, influire negativamente sulla didattica. Nella riforma non viene menzionato il diritto allo studio per il quale l’esecutivo chiede una delega ad hoc, il diritto all’istruzione per tutti, non si fa riferimento a quei principi costituzionali che la scuola rappresenta.

Il governo poi si riserva la delega per alcuni aspetti come la riforma del testo unico della scuola, la valutazione degli insegnanti, l’abilitazione all’insegnamento, la riforma degli organi collegiali, sottraendo, in tal modo tutti questi temi al dibattito parlamentare. Si vede, anche questa volta, la forte imposizione dell’esecutivo che lascia poco spazio al Parlamento in balia degli atteggiamenti arroganti del “premier”.
La forma della proposta prevederebbe il protagonismo del Parlamento se non fosse per l’assunzione dei centomila precari inserita nel disegno di legge. Questo potrebbe essere l’elemento che penalizzerà il dibattito al fine di approvare il DDL in tempo per Settembre.

venerdì 6 marzo 2015

Non permettiamo la rottamazione della democrazia


 



L’Italia sta attraversando un momento storico tragico e pericoloso. Oltre alle politiche catastrofiche ed elitarie, il Governo Renzi sta portando avanti un insieme di riforme pericolose della Costituzione.

Prima ancora della critica alle riforme, va avanzata una critica al metodo incostituzionale con cui stanno venendo approvate: la proposta di riforma proviene dal Governo quando, invece, sarebbe prerogativa del Parlamento avanzare eventuali modifiche alla Carta; il clima della discussione è dettato dalla stizza del “Premier” Matteo Renzi, il quale fornisce appellativi stravaganti e irrispettosi a chi si permette di criticare il nuovo assetto istituzionale perpetuando, in tal modo, un’azione svilente nei confronti del potere legislativo. E’ inutile evidenziare la pressione che Matteo Renzi rivolge al Parlamento per limitare la discussione. E’ sotto gli occhi dei più.

Con la riforma della Costituzione proposta da Renzi, accompagnata da  della nuova legge elettorale, si paleserebbe un grosso deficit democratico. Abolendo il bicameralismo perfetto si trasformerebbe il Senato in una camera non elettiva, svuotata dei poteri legislativi e di controllo, in cui andrebbero contemporaneamente al loro lavoro sul territorio consiglieri regionali e i sindaci di città capoluogo. Tutto ciò dando per scontato che queste persone abbiano tempo e coscienza di recarsi a Roma gratis e, con attenzione, discutere dei problemi del Paese e approvare di tanto in tanto una legge costituzionale in tempi contingentati. La Camera dei Deputati, eletta con una legge maggioritaria che falserà la rappresentanza dei cittadini, avrà i poteri attuali ma sarà tenuta a bada dal governo che potrà richiedere tempi certi nell’approvazione delle proprie proposte, innescando così, un sistema di tagliole e canguri che andrà a depauperare il potere legislativo, il quale resta in capo solo alla Camera, trasformandola di fatto in un ufficio ratificante. Quest’assetto distrugge quel delicato sistema di pesi e contrappesi attribuendo poteri  sconsiderati al Governo, che così potrà tenere sotto scacco il Parlamento.
Si sta portando avanti un’operazione non ordinaria, con un metodo assolutamente non partecipativo ed esclusivo, mettendo in campo una comunicazione subliminale e generalista in previsione del referendum, probabilmente concesso da Renzi, prima di promulgare la nuova legge costituzionale. E’ da notare come il Governo ometta i dettagli, con la battuta “i tecnicismi annoiano” nelle spiegazioni della riforma. Evidentemente questo è il sistema con cui si vuole portare i cittadini a pensare che la Costituzione vada riformata in questo modo per diminuire i costi, per velocizzare i tempi di decisione, per eliminare i “partitini” sperando, in questo modo, in una ratifica al referendum.

Nulla però è perduto, infatti, si è appena costituito il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale con l’intento di contrastare questo tentativo di riforma della Costituzione informando i cittadini proprio su quei dettagli, che Renzi ritiene noiosi ai loro occhi, ma che sono parti essenziali per comprendere il rischio che sta correndo l’Italia.

Il Coordinamento è formato da personalità della società civile, sindacalisti, associazioni, partiti e singoli cittadini; uniti con l’intento di far riflettere su questa pericolosa manovra del Governo tutelando la Costituzione dall’ennesimo attacco. Stimolando l’opinione pubblica esclusa dal processo “riformatore”, permettendole di percepire i reali rischi per il futuro.
A volte lo si dimentica, ma si sta modificando l’asse portante dello Stato, la Carta frutto della lotta di Resistenza e poi di grandi compromessi al fine di dare al Paese un faro, una guida da seguire per non ricadere nei terribili fatti vissuti in precedenza. Si sta trattando la Costituzione, “la più bella del mondo” qualcuno l’ha definita, come una legge ordinaria in balia delle prepotenze di Matteo Renzi.

Ecco perché ho dato anche la mia adesione al Coordinamento per la Democrazia Costituzionale: perché credo che questa riforma vada contrastata per il futuro del Paese; perché credo che la Costituzione si debba applicare prima che modificare; perché non è possibile accettare che un governo stravolga la legge fondamentale dello Stato per di più con atteggiamenti astiosi nei confronti del dibattito, è inaccettabile che l’architrave della democrazia sia toccato con questi metodi e con questi fini.

Credo che debbano essere i cittadini, ogni singolo cittadino, ad affiancarsi a quest’organizzazione costruendo un fronte unitario che stimoli l’opinione pubblica, che contrasti il maltrattamento della Costituzione da troppo tempo presente nel Paese.

Chiedo, a quanti di voi condividessero gli obiettivi del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, ad aderire a questo progetto necessario. Non dobbiamo permettere la rottamazione della democrazia.

Per aderire al Coordinamento: http://coordinamentodemocraziacostituzionale.net/aderisci-al-coordinamento-per-la-democrazia-costituzionale/