lunedì 5 gennaio 2015

L’elezione del Presidente della Repubblica, l’occasione per rimettere i tasselli a posto




Napolitano ha preannunciato le sue “imminenti dimissioni” dalla carica di Presidente della Repubblica. Sembra che, dopo la fine del semestre europeo, Napolitano concretizzi le sue parole. E’ da qualche mese che il mondo dell’informazione ha iniziato il toto nomi per il prossimo Presidente; fortunatamente, all’avvicinarsi delle dimissioni, le previsioni della stampa si stanno affinando quantomeno secondo analisi sulla situazione politica del Paese.

Tutti noi riflettiamo un po' su chi ci piacerebbe vedere al Quirinale; chi vorremmo che i nostri rappresentanti in Parlamento scegliessero per il ruolo di Presidente della Repubblica. Anch’io sto riflettendo su chi mi farebbe sentire realmente rappresentato come cittadino; ma, prima di arrivare alla conclusione del mio ragionamento, voglio discutere un po' la figura di Napolitano: anche perché poi vedremo, come la conclusione alla quale sono giunto, sia legata agli otto anni di carica di Napolitano.
Già qui troviamo la prima anomalia perché non era mai accaduto che un presidente della repubblica venisse eletto per un secondo settennato. Questo può essere uno degli elementi da tenere in considerazione, tuttavia non mi sento di qualificarlo come il più emblematico, importante sì, ma vedremo altri elementi stonanti con la prassi scritta nella Costituzione.

Certamente Napolitano è un personaggio politico complesso, stimato da tanti ma con anche tanti oppositori. La caratteristica che balza agli occhi, spero che lo sia perché si porta dietro numerosi effetti sullo scenario politico, è come negli ultimi anni del settennato Napolitano abbia forzato quello che dovrebbe essere il suo ruolo istituzionale con compiti, doveri e equilibri da rispettare. Il fatto storico che rappresenta questo oltrepassare il limite è la nomina di Monti a Presidente del Consiglio non indicendo nuove elezioni con tutte le conseguenze che questo ha comportato. Ma anche lo stesso Renzi, benché ripeta la falsità del passaggio elettorale, è stato avvicendato a Letta con un intervento di Napolitano senza, neanche in questo caso, indire nuove elezioni per un rinnovamento degli assetti parlamentari.


Credo di non commettere alcun reato se dico che questi fatti oltrepassano quello che la Costituzione e la prassi prevedono per la carica di Presidente della Repubblica.

Questi fatti, che possono sembrare piccole forzature, nel complesso storico fanno la differenza: si prenda l’insediamento del Governo Monti nato interamente al Quirinale quando si sarebbe potuto applicare la democrazia andando al voto. La scusa che si trovò, poi utilizzata in tutti gli altri casi per il suo straordinario effetto, è la situazione precaria dell’economia. Si può dire che la legge Fornero sia nata perchè ci trovavamo in una “situazione precaria dell’economia”.

Tutto questo interventismo del Presidente Napolitano poteva avere solo un effetto: la fiducia non è più fra Governo e Parlamento, ma sostanzialmente fra Governo e Presidente della Repubblica. E’ certamente duro da scrivere, ma è la situazione nella quale ci troviamo: Napolitano è sceso, dal suo ruolo di garanzia, schierandosi con i vari governi.

Un esempio sono tutte le dichiarazioni a favore delle modifiche alla Costituzione; a questo punto Napolitano non è più un garante ma un vero e proprio sostenitore. Logicamente è corretto: dal momento che i governi li ha costruiti lui, li sostiene. Però, in questo modo, viene meno la figura istituzionale del Presidente della Repubblica che dovrebbe essere arbitro tutelando il dettato costituzionale.

C’è ancora un ultimo fatto che vorrei aggiungere prima di trarre le conclusioni: nell’indagine Stato-mafia la figura di Napolitano non ha mostrato una completa chiarezza da “servitore dello Stato”, come molti amano definirlo. Questa vicenda, che ha puntato i riflettori sul Quirinale mostrando dei chiaroscuri, ha evidenziato un Presidente della Repubblica tentennante. Non lo si può negare dal punto di vista dell’opinione pubblica; i sostenitori di Napolitano possono far notare una sfumatura differente, tuttavia l’opinione pubblica avrà tratto le conclusioni sulla figura di questo Presidente della Repubblica che ricadono direttamente sul ruolo da lui ricoperto.

Prendendo in considerazione tutti questi elementi, il prossimo Presidente della Repubblica dovrà ristabilire l’ordine, cominciando dal suo ruolo divenuto troppo interventista. Per questo una personalità collocabile fra la società civile e il mondo politico potrebbe essere la figura che meglio riuscirebbe a ristabilire l’ordine fra poteri e cariche sancito dalla Costituzione. Faccio difficoltà ad arrogare questo compito a un personaggio attivo nello scenario politico attuale che, per questo, potrebbe essere influenzato dalle sue passate posizioni.

Non è mia intenzione fare nomi, tuttavia, un nome non direttamente collegato al dibattito politico attuale, come quello di un costituzionalista ad esempio, potrebbe avere quell'imparzialità necessaria per rimettere tutti i tasselli al loro posto.
Ci troviamo di fronte alla possibilità di ripristinare l’assetto istituzionale ordinario facendo un nome che ridia prestigio alla carica di Presidente della Repubblica. Non sprechiamola.

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