venerdì 31 ottobre 2014

Il 23 Novembre voterò “L’Altra Emilia-Romagna”, e vi spiego perché

 



In cinque anni abbiamo assistito a molti cambiamenti nella politica nazionale che, per motivi di interconnessione, si sono ripercossi anche nella politica locale. Pur mantenendo rapporti di proficua collaborazione a livello territoriale, a livello nazionale e regionale alcune forze hanno intrapreso scelte politiche provocando lo scioglimento della coalizione che, nel contesto di cinque anni fa si riteneva fondata su ideali comuni, ma adesso la differenziazione delle prospettive l’ha resa impraticabile. Facendo sempre riferimento al livello immediatamente collegabile a quello nazionale, per ragioni derivanti dalla struttura dell’ordinamento, nel “cambiare verso” manca la specificazione del “verso” in cui si vuole andare, lo stiamo scoprendo poco a poco e personalmente non rappresenta il mio verso.

Il 23 Novembre, alle elezioni regionali, io voterò “L’Altra Emilia-Romagna” perché parte dalle persone, dai loro diritti, proponendo un modello di
governo alternativo che le veda protagoniste. Voterò “L’Altra Emilia-Romagna” perché si basa sulla Costituzione, la stessa Carta frutto di lotte di Resistenza che dobbiamo avere sempre presente per vegliare sul futuro. La stessa Carta che sta subendo continui attacchi da un Governo non eletto e attivo in materie non di sua competenza.

Voterò “L’Altra Emilia-Romagna” perché mette al centro il lavoro proponendo un nuovo modello per fronteggiare la crisi in regione, per impedire le delocalizzazioni, per promuovere patti vincolanti con le imprese in difficoltà. Il lavoro equivale alla dignità delle persone, un lavoro senza diritti e tutele svilisce la persona. Voterò "L'Altra Emilia-Romagna" per una lotta seria alla povertà e all’esclusione sociale.
Per porre capillare attenzione al welfare della regione, risorsa fondamentale in tempi di crisi economica.

Voterò “L’Altra Emilia-Romagna” per un modello di sviluppo che veda il lavoro al centro, la ricerca in campi ancora inesplorati, o non abbastanza. Per avere rispetto del suolo su cui viviamo, per dire no alle grandi opere.

Voterò “L’Altra Emilia-Romagna” per una scuola come prevista dall’articolo 33 della Costituzione, una scuola laica, per tutti e aperta a tutti. Per un diritto all’istruzione esteso a tutti, per un’obbligo scolastico dai 5 ai 18 anni; per un no deciso e secco alle scuole paritarie che, sul territorio regionale, sono presenti in un numero altissimo.

Voterò “L’Altra Emilia-Romagna” per dire no ai tagli alla sanità, per rinnovare il piano regionale sulla sanità ponendo come obiettivo l’incremento degli investimenti.

Voterò “L’Altra Emilia-Romagna” per il diritto alla casa, per pubblicizzare l’acqua come stabilito dal referendum del 2011.

Per estendere il diritto di voto a tutti coloro che sono residenti in Emilia-Romagna. Per istituire il registro regionale dei testamenti biologici, per adottare il registro delle coppie di fatto.

“L’Altra Emilia-Romagna” mette al centro il lavoro, i beni comuni, l’istruzione, la salute, il welfare, la ricerca, l’ambiente, tutte questioni di rilevante importanza per la vita delle persone.
 

lunedì 13 ottobre 2014

Riflessioni su una fiducia incostituzionale




Rimango allibito ripensando ai fatti accaduti in Senato nella notte fra Mercoledì e Giovedì della settimana scorsa. Non mi sto riferendo all'ostruzionismo operato dai parlamentari del Movimento Cinque Stelle, sul quale ci sarebbe comunque da discutere, ma sulla fiducia votata al Governo su una legge delega in bianco. Traducendo, fra me e me, queste parole tecniche mi è venuto fuori qualcosa che fa a pugni con il sistema parlamentare vigente in Italia. Sostanzialmente al Senato è passata una proposta di legge, su un tema delicatissimo come quello del lavoro, che sarà scritta in futuro dal Governo.


L'episodio sarebbe passabile se l'Italia non fosse dotata di un testo costituzionale sibillino, scritto utilizzando un linguaggio estremamente chiaro, che all'articolo 76 vieta le deleghe trasmesse all'esecutivo senza essere a conoscenza dei dettagli, e degli intenti più particolari, sulla legge per cui si richiede la delega. Non è finita qui; perchè, per blindare a doppia mandata il provvedimento, il Governo ha posto la fiducia tagliando di fatto gli emendamenti possibili e la discussione parlamentare.
Qui non si sta parlando dei contenuti della riforma del lavoro, per altro molto discutibile e pericolosa; ma del metodo utilizzato per introdurla che si posiziona all'opposto della Costituzione. A volte ho l'impressione che il testo costituzionale sia come una canzone, a libera interpretazione personale ma, anche volendo, non è possibile interpretare diversamente la Carta. Grazie alla sua struttura e al suo linguaggio ha un'unica interpretazione data dal significato delle parole utilizzate dai padri costituenti. A meno che non si stia facendo riferimento a un testo diverso da quello che mi hanno fatto studiare a scuole e che tengo sulla scrivania.
Se ci togliete la certezza anche della Costituzione e del significato delle parole italiane, non saprei cosa ci resta.

Poi, se mi permettete, spero di si, vorrei esprimere un sentimento che, in questi giorni, provo all'enesima potenza: il fastidio.
Con tutto il dovuto rispetto per i sostenitori di Renzi, è possibile che un Presidente del Consiglio, mentre sono in corso le operazioni di voto di fiducia, pronunci parole sminuendo incredibilmente quello che sta accadendo? E successivamente non prenda sul serio chi non gli ha votato la fiducia? Secondo me no. Da cittadino mi sono sinceramente stancato della divisione fra "renziani" e "gufi" che Renzi ha instaurato. Non lo trovo divertente, lo trovo preoccupante e svilente. Forse non avrò senso dell'umorismo, ma l'atteggiamento di Renzi lo trovo fastidioso; lo accetterei da un comico o da uno showman, ma da chi si occupa di gestire un Paese no.

Chiamatemi gufo o conservatore...