venerdì 14 marzo 2014

La distruzione pentastellare


Il Movimento Cinque Stelle si trova in un vortice di autodistruzione: un’implosione che gli sta costando militanti e rappresentanti.


 Il movimento di Grillo, perché è di questo che si parla, nasce nel 2009 e si estende progressivamente su tutto il territorio nazionale. Non si vede, non si tocca, è fluttuante nell’aire del web, nei server del mondo a tripla W, a volte si palesa nei cosiddetti “Vaffa Day” dove non si sa chi è il nemico contro cui lottare, lo sono un po’ tutti. Il Movimento Cinque Stelle è un “non partito”, con un “non statuto” che professa, esattamente come un’organizzazione religiosa, un nuovo modo di far politica. Più avanti analizzeremo questo “nuovo modo”.

L’M5S è una proprietà, con un simbolo di proprietà, con idee di proprietà, il Movimento Cinque Stelle è una proprietà di Beppe Grillo e del suo socio Casaleggio, non è di nessun’altro. Il potere interno è in mano a loro, non per una scelta democratica, ma perché sono gli azionisti di questa forza politica. All’inizio questo si è nascosto con il mito del “megafono della base”, poi sono venuti a galla i giochi di potere in mano esclusivamente a Grillo e al suo socio identificato come l’ideologo del movimento.

Mettendo in piedi un partito catch-all, Grillo inserisce i suoi monologhi antisistema esasperati nel programma avendo il fine di distruggere tutto e tutti, partiti, segretari, sezioni, statuti; ha il desiderio di radere al suolo tutte le strutture della democrazia per instaurare il regime 3.0 fatto di meetup e di sondaggi sul blog. La sede del Movimento è un blog, una bibbia sulla quale vengono pubblicati i comandamenti che, chi è all’interno delle istituzioni, deve eseguire possibilmente omettendo le critiche altrimenti viene espulso con un rapido sondaggio sul web.

Il “nuovo modo” di fare politica di Grillo è un insieme di idee anticasta, antipartitiche e antisistema che cavalcano l’onda del populismo. La cosiddetta “politica a cinque stelle” non prevede dialogo e alleanze con nessun’altra forza politica che viene automaticamente identificata come il male assoluto, la rovina indistinta del Paese. Questo è l’effetto di un intercalare di generalizzazioni sulla politica che da un po’ di tempo si trovano all’ordine del giorno. Ogni situazione viene interpretata maliziosamente, si è smarrito il senso critico: si è perso quell’approccio alla realtà per il quale non si identifica tutto come “sporco” ma si scinde ciò che è normale e ciò che è deviante dalla legge, dall’etica morale.

E’ proprio questa la fortuna del Movimento Cinque Stelle, la strumentalizzazione della generalizzazione, che vede bersaglio la politica, dà l’opportunità a Grillo di mascherare il vuoto programmatico della ricostruzione. Vorrebbe distruggere il mondo politico attuale, poi, però non ha una proposta di ricostruzione accettabile. Una politica fatta di meetup, blog, sondaggi sul web non mi sembra un’alternativa credibile, un sistema politico senza partiti non rientra nella gamma di soluzioni possibili.

Qui pongo una domanda: può una forza, che ha un peso elettorale non indifferente, professare solo la distruzione? No, secondo me no perché facendo questo, non si rappresentano gli elettori ma solo il populismo. Questo è percepito da molti parlamentari che stanno abbandonando progressivamente il gruppo Cinque Stelle per esercitare le loro funzioni senza dover eseguire ordini provenienti dal blog.

Le espulsioni che Grillo sta operando sono a dir poco imbarazzanti e antidemocratiche: basta una critica al leader per essere buttati fuori con un click del mouse, è sufficiente andare a pranzo con un esponente di un partito che si è automaticamente esclusi, con epiteti poco rispettosi, dal Movimento.
Le espulsioni, che normalmente sono riconosciute come soluzioni estreme, nel movimento di Grillo sono all’ordine del giorno mascherate con la teoria della selezione naturale.

Da questa dinamica si deduce che il Movimento di Grillo vuole mantenere il focus sulla distruzione, sulla lotta alla politica “sporca” generalizzata a chiunque e non intende sviluppare un sentimento costruttivo. Questo, a mio parere, lo porterà al fallimento per il motivo detto sopra: in questo modo non si rappresentano i cittadini, ma si rappresenta soltanto il populismo diffuso.

Premesso che in Parlamento l’opposizione debba portare degli argomenti dialettici per rappresentare un’alternativa credibile alla maggioranza, ritengo che i pentastellati faranno poca strada: un po’ per la progressiva sottrazione di elementi che è arrivata quasi alla quota sufficiente per formare un nuovo gruppo parlamentare al Senato; e un po’ per le conclusioni che potrebbe trarre l’elettorato del Movimento. Non so quanti elettori saranno disposti a votarlo una seconda volta dopo gli episodi successi in questo primo anno parlamentare. Forse soltanto chi è folgorato dalle “non idee” di Grillo e Casaleggio.

Il Movimento sembra arrivato a un punto di rottura dal quale sarà difficile uscire con lo stato autoritario della dirigenza; si è rotto l’incantesimo magico che ha tenuto unito un gruppo eterogeneo di persone folgorate dal leader che anima le folle e si fa votare non proponendo nulla, facendo abilmente uso del qualunquismo necessario per formare un partito pigliatutto. E’ riuscito a mettere insieme personalità eterogenee, con idee politiche diverse non esprimendo nessun progetto, oscillando fra le due culture politiche a seconda degli ambienti.

Tenendo conto di tutti gli elementi espressi sopra è possibile prevedere un declino assoluto del Movimento dato dalla progressiva fine dell’ipnosi magica che grillo ha inferto ai suoi adepti e agli elettori che, adesso, sono dotati di un parametro di giudizio.

Personalmente, per far fede alla mia concezione della Politica che si distanzia fortissimamente da quella del Movimento di Grillo, auspico che si ritorni alla forma partito ritrovando quella capacità critica che non ponga tutto in un cumulo indistinto, ma che sappia giudicare omettendo le generalizzazioni populiste.
 

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