martedì 9 dicembre 2014

Il macabro fa utile




Sperando di non offendere la sensibilità di nessuno, vorrei dire qualcosa sul comportamento dell'informazione in questi ultimi giorni. Da quando è morto il piccolo Loris è partita la macchina dell'informazione assetata di gialli, omicidi, delitti, affamata di cronaca nera per costruirci plastici invitando esperti, intervistando avvocati, famigliari; correndo per l’esclusiva. Per fare utile.

Sì perché, quello che stiamo vedendo in questi giorni, non è informazione, non posso credere che sia il fine per cui una persona studia tanti anni; ma è speculazione sull'informazione che è una specialità ben diversa da quella di informare.

Significa speculare sul dolore di persone reali, che stanno vivendo la loro vita. Forse a volte ce lo dimentichiamo: davanti alle telecamere, in questi casi, non c'è l'attore che recita il ruolo di mamma o papà di nonna o nonno su un set, ma ci sono persone vere che, allo "stop" dell'operatore, non si cambiano e vanno a casa perché magari, a casa, ci sono già con decine di troupe fuori dalla porta assetate di dichiarazioni, di stati d'animo, di volti straziati da buttare in copertina l'indomani.

E si aprono le "fasce quotidiane" nei programmi magari fra un’ospitata e l’altra. E i collegamenti dal luogo del delitto con affermazioni imbarazzanti fatte da altri cronisti invitati da loro colleghi durante i collegamenti; quelle belle camminate a fianco degli avvocati difensori che mangiano il microfono talmente gli è attaccato alla bocca.

E non vogliamo parlare dei “riassunti delle puntate precedenti" come se i delitti fossero fiction: prima di una nuova "puntata" non vuoi fare un riassunto dei fatti precedenti? Altrimenti si rischia di non capire la linea gialla. Il problema vero è quando gli investigatori sembrano più rapidi del previsto impedendo così di spalmare gli ascolti nel tempo.
Questo sì che è un problema gravissimo, risolvibile con una spasmodica cronaca minuto per minuto storgendo il naso indispettiti quando l'inquirente chiede di poter lavorare senza telecamere.
Non è finita qui perché, chi è che non vorrebbe andare sul set della fiction preferita? Tranquilli c'è il turismo nero, il turismo macabro, che porta sui luoghi visti in TV, non nei film, ma nei TG.

 Ecco, perché tutto questo? Perché speculare sui casi di cronaca nera invece di limitarsi ad informare? Non sarebbe ora di smetterla di trattare i casi di cronaca nera come nuove fiction? Non sarebbe ora di trattare queste notizie informando le persone invece di scriverci sceneggiature pronte per il grande schermo?
Queste parole sono ridondanti: si ripetono ogni volta, quasi per circostanza mentre si commette lo stesso errore a cui si sta lanciando la critica. Forse perché per l’utile non si guarda in faccia a nessuno.

Si fermi questa macchina per cui il macabro fa utile. Basta… Non vi pare?

lunedì 1 dicembre 2014

Elezioni in Emilia-Romagna: dall'affluenza non si può prescindere


Unisco anche il mio commento alla serie di analisi sul voto regionale in Emilia-Romagna.

Non essendo io un commentatore calcistico, non utilizzerò linguaggi del tipo "2 a zero" per descrivere i risultati delle urne. Primo, perché mi sembra inopportuno; secondo, perché mi sembra estremamente riduttivo e anche un po' mistificatorio.

Prima di iniziare è necessario dire che abbiamo un nuovo presidente della Regione: Bonaccini, il dato di fatto è che ha vinto le elezioni in Emilia-Romagna altrimenti non starebbe formando la nuova Giunta. Questo è un dato di fatto e va preso così com'è, non è possibile farci il punto croce sopra.
Ma, l'elemento che prenderei seriamente in considerazione è il 37,7% di affluenza alle urne; questo dato completa l'affermazione precedente: Bonaccini è stato eletto con il 37% di affluenza. Ecco, io più che "giochicchiare" con i numeri facendo il gioco delle tre carte, mi concentrerei sul 37.7 % di affluenza. Se volete ve lo giro: il 62% di astensione. Così forse fa più effetto giornalisticamente parlando.

Il problema qui è capire in che modo Bonaccini ha vinto e se, da un punto di vista democratico, il 37% di affluenza legittima l'elezione; dal punto di vista giuridico tutto a posto altrimenti non avremmo un nuovo presidente, ma dal punto di vista politico non sono così sicuro che Bonaccini sia un governatore legittimato.

Per carità, ognuno può essere contento del risultato del proprio schieramento, ma personalmente percepisco ogni risultato falsato dal 37.7% di affluenza che pone un problema democratico che tocca tutti noi in modo serio. Avere una base di elezione così bassa non è un buon biglietto da visita per nessuno, neanche per il vincitore.
Per rendere ancora più chiaro il concetto: se avessimo votato ad un referendum, non sarebbe valido poiché non è stato raggiunto il quorum. Quindi ci si trova di fronte ad una situazione, ad uno scenario, nel quale ogni analisi politica viene per forza schiacciata dall’incredibile dato dell’affluenza. Non può essere altrimenti a meno che, tutti d’accordo, non s’inizi il gioco delle tre carte.

Non faccio riferimento a nessun risultato poiché, come detto sopra, il data relativo all’affluenza rende tutti gli altri numeri non puramente commendabili. Tutti i risultati hanno lo stesso comune denominatore: un’affluenza molto inferiore alla metà; per questo tutti i commenti possibili andrebbero ponderati sul 37.7%.

Questa tornata elettorale consegna a tutti noi un dato sconfortante e sconvolgente sul quale presumibilmente si aprirà una lunga discussione, sia da parte dei soggetti politici, sia da quella dell’elettorato attivo. Nessuno potrà essere indifferente.

venerdì 31 ottobre 2014

Il 23 Novembre voterò “L’Altra Emilia-Romagna”, e vi spiego perché

 



In cinque anni abbiamo assistito a molti cambiamenti nella politica nazionale che, per motivi di interconnessione, si sono ripercossi anche nella politica locale. Pur mantenendo rapporti di proficua collaborazione a livello territoriale, a livello nazionale e regionale alcune forze hanno intrapreso scelte politiche provocando lo scioglimento della coalizione che, nel contesto di cinque anni fa si riteneva fondata su ideali comuni, ma adesso la differenziazione delle prospettive l’ha resa impraticabile. Facendo sempre riferimento al livello immediatamente collegabile a quello nazionale, per ragioni derivanti dalla struttura dell’ordinamento, nel “cambiare verso” manca la specificazione del “verso” in cui si vuole andare, lo stiamo scoprendo poco a poco e personalmente non rappresenta il mio verso.

Il 23 Novembre, alle elezioni regionali, io voterò “L’Altra Emilia-Romagna” perché parte dalle persone, dai loro diritti, proponendo un modello di
governo alternativo che le veda protagoniste. Voterò “L’Altra Emilia-Romagna” perché si basa sulla Costituzione, la stessa Carta frutto di lotte di Resistenza che dobbiamo avere sempre presente per vegliare sul futuro. La stessa Carta che sta subendo continui attacchi da un Governo non eletto e attivo in materie non di sua competenza.

Voterò “L’Altra Emilia-Romagna” perché mette al centro il lavoro proponendo un nuovo modello per fronteggiare la crisi in regione, per impedire le delocalizzazioni, per promuovere patti vincolanti con le imprese in difficoltà. Il lavoro equivale alla dignità delle persone, un lavoro senza diritti e tutele svilisce la persona. Voterò "L'Altra Emilia-Romagna" per una lotta seria alla povertà e all’esclusione sociale.
Per porre capillare attenzione al welfare della regione, risorsa fondamentale in tempi di crisi economica.

Voterò “L’Altra Emilia-Romagna” per un modello di sviluppo che veda il lavoro al centro, la ricerca in campi ancora inesplorati, o non abbastanza. Per avere rispetto del suolo su cui viviamo, per dire no alle grandi opere.

Voterò “L’Altra Emilia-Romagna” per una scuola come prevista dall’articolo 33 della Costituzione, una scuola laica, per tutti e aperta a tutti. Per un diritto all’istruzione esteso a tutti, per un’obbligo scolastico dai 5 ai 18 anni; per un no deciso e secco alle scuole paritarie che, sul territorio regionale, sono presenti in un numero altissimo.

Voterò “L’Altra Emilia-Romagna” per dire no ai tagli alla sanità, per rinnovare il piano regionale sulla sanità ponendo come obiettivo l’incremento degli investimenti.

Voterò “L’Altra Emilia-Romagna” per il diritto alla casa, per pubblicizzare l’acqua come stabilito dal referendum del 2011.

Per estendere il diritto di voto a tutti coloro che sono residenti in Emilia-Romagna. Per istituire il registro regionale dei testamenti biologici, per adottare il registro delle coppie di fatto.

“L’Altra Emilia-Romagna” mette al centro il lavoro, i beni comuni, l’istruzione, la salute, il welfare, la ricerca, l’ambiente, tutte questioni di rilevante importanza per la vita delle persone.
 

lunedì 13 ottobre 2014

Riflessioni su una fiducia incostituzionale




Rimango allibito ripensando ai fatti accaduti in Senato nella notte fra Mercoledì e Giovedì della settimana scorsa. Non mi sto riferendo all'ostruzionismo operato dai parlamentari del Movimento Cinque Stelle, sul quale ci sarebbe comunque da discutere, ma sulla fiducia votata al Governo su una legge delega in bianco. Traducendo, fra me e me, queste parole tecniche mi è venuto fuori qualcosa che fa a pugni con il sistema parlamentare vigente in Italia. Sostanzialmente al Senato è passata una proposta di legge, su un tema delicatissimo come quello del lavoro, che sarà scritta in futuro dal Governo.


L'episodio sarebbe passabile se l'Italia non fosse dotata di un testo costituzionale sibillino, scritto utilizzando un linguaggio estremamente chiaro, che all'articolo 76 vieta le deleghe trasmesse all'esecutivo senza essere a conoscenza dei dettagli, e degli intenti più particolari, sulla legge per cui si richiede la delega. Non è finita qui; perchè, per blindare a doppia mandata il provvedimento, il Governo ha posto la fiducia tagliando di fatto gli emendamenti possibili e la discussione parlamentare.
Qui non si sta parlando dei contenuti della riforma del lavoro, per altro molto discutibile e pericolosa; ma del metodo utilizzato per introdurla che si posiziona all'opposto della Costituzione. A volte ho l'impressione che il testo costituzionale sia come una canzone, a libera interpretazione personale ma, anche volendo, non è possibile interpretare diversamente la Carta. Grazie alla sua struttura e al suo linguaggio ha un'unica interpretazione data dal significato delle parole utilizzate dai padri costituenti. A meno che non si stia facendo riferimento a un testo diverso da quello che mi hanno fatto studiare a scuole e che tengo sulla scrivania.
Se ci togliete la certezza anche della Costituzione e del significato delle parole italiane, non saprei cosa ci resta.

Poi, se mi permettete, spero di si, vorrei esprimere un sentimento che, in questi giorni, provo all'enesima potenza: il fastidio.
Con tutto il dovuto rispetto per i sostenitori di Renzi, è possibile che un Presidente del Consiglio, mentre sono in corso le operazioni di voto di fiducia, pronunci parole sminuendo incredibilmente quello che sta accadendo? E successivamente non prenda sul serio chi non gli ha votato la fiducia? Secondo me no. Da cittadino mi sono sinceramente stancato della divisione fra "renziani" e "gufi" che Renzi ha instaurato. Non lo trovo divertente, lo trovo preoccupante e svilente. Forse non avrò senso dell'umorismo, ma l'atteggiamento di Renzi lo trovo fastidioso; lo accetterei da un comico o da uno showman, ma da chi si occupa di gestire un Paese no.

Chiamatemi gufo o conservatore...


sabato 2 agosto 2014

2 Agosto 1980. Per non dimenticare


Un film che ripercorre gli attimi, immediatamente precedenti, alla terribile strage della Stazione di Bologna

Per non dimenticare


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venerdì 23 maggio 2014

La cultura a Sasso Marconi: divertirsi educare e socializzare





Sasso Marconi si è distinta per la sua offerta culturale che intercetta tutte le fasce di pubblico e tutti i gusti artistici. Il bellissimo teatro comunale vede una programmazione piena che comprende proiezioni cinematografiche, spettacoli teatrali, musicali e presentazioni.

E’ un grande patrimonio che bisognerà preservare continuando a proporre eventi culturali che portino aggregazione fra le persone. L’importante tessuto associativo che si occupa di cultura sul territorio dovrà essere aiutato a fare rete in quanto precondizione per puntare a livelli ancora più alti sul piano dell’offerta culturale. Le associazioni, pur mantenendo la propria autonomia tematica, devono entrare in relazione le une con le altre al fine di progettare eventi sempre più grandi e in forma associata.
Sarà molto importante continuare a supportare il tessuto associativo mettendo a disposizione spazi, sale per progetti strutturati e di qualità.

Sarà importante puntare al rilancio come luogo d’incontro e integrazione per eccellenza: la piazza che deve ritornare a essere il luogo nel quale recarsi per il semplice bisogno d’incontrare. E’ evidente che la piazza dovrà essere location di eventi, un luogo a disposizione dei cittadini; una vera agorà.

Come detto per quanto riguarda lo sport, anche nel settore della cultura si dovrà sfruttare il turismo: questo territorio è ricco di storia, di opere, di tecnologia che è necessario promuovere intercettando i turisti. La figura di Marconi va evidenziata sempre di più perché orgoglio di Sasso Marconi e per la sua importanza mondiale.

Sarà importante studiare strumenti che vadano incontro all’aggregazione giovanile e stimolino la discussione, la partecipazione e all’autogestione.


mercoledì 21 maggio 2014

Lo sport a Sasso Marconi: per un'attività fisica e culturale socializzante



Lo sport è un aspetto importante della vita delle persone, per questo gli va dedicata una particolare attenzione.
Oltre al classico fine del benessere fisico, lo sport è un importante vettore attraverso il quale è possibile educare, socializzare, integrare; attraverso lo sport è possibile educare al rispetto reciproco, al rispetto dell’ambiente che ci circonda. Insomma l’attività sportiva è uno dei tanti strumenti sociali e culturali a disposizione.

Al fine di rendere lo sport un campo integrante, è necessario continuare il percorso di sistemazione degli impianti sportivi al fine di abbattere ogni barriera fisica per permettere a tutti i cittadini di accedervi senza difficoltà. Questa pratica molto importante andrà messa in atto, per gli impianti sportivi esistenti, e per gli eventuali nuove strutture.
Il tessuto associativo sul territorio è estremamente ricco anche nel settore sportivo: un importante patrimonio che va preservato e, rispettando le rispettive autonomie, organizzato per strutturare un sistema organico che contenga sinergie fra le componenti per rendere ancor più efficiente il panorama sportivo sassese.
Attraverso la consulta dello sport è necessario ragionare meglio sulla Programmazione, Pianificazione e Gestione di attività sportive ordinarie e straordinarie per migliorare l’organizzazione del calendario così che si possano impedire sovrapposizioni di eventi.

Gli eventi sportivi rivestono un ruolo fondamentale sia dal punto di vista aggregativo, sia dal punto di vista turistico: è necessario pertanto trarre giovamento intersecandolo il turismo sportivo con quello storico-culturale raccordando tutti i servizi presenti sul territorio. In questo l’ufficio turistico INFOSASSO riveste un ruolo centrale.

Un importante valore si dà, e si dovrà continuare ad attribuire, allo sport a scuola con la pratica del multi sport al fine di far provare più tipi di sport agli studenti; è di fondamentale priorità far si che, anche nelle ore di educazione motoria, siano coinvolti gli studenti con disabilità: le ore di motoria devono essere viste come vettore integrante.
Sarà centrale la promozione all’utilizzo del nostro splendido territorio per svolgere le attività sportive, durante le belle stagioni è importante trasferire, ove possibile, le attività sportive all’aria aperta per stimolare al rispetto dell’ambiente, l’altro tema al quale può far riferimento una sana attività sportiva.

 

lunedì 19 maggio 2014

Scuola e giovani, investiamo sul futuro della comunità




Questo tema è di rilevante importanza, come del resto gli altri due che vi ho presentato.
Attraverso la scola si contribuisce, per una parte molto consistente, a formare i cittadini del futuro, coloro che vivranno in questa comunità; quindi, come la nostra Carta costituzionale prevede, è indispensabile investire sul tema dell’istruzione. Un’istruzione che non deve essere percepita solo come l’insieme delle materie scolastiche curricolari ma anche come l’approfondimento di tutti quei valori che fanno di una società un sistema virtuoso e finalizzato al benessere di tutti i suoi componenti. La scuola, in ogni suo grado, dalla materna alle superiori, deve continuare a investire tempo nell’educazione civica: fondamentale per formare cittadini del futuro consapevoli e con un’etica sociale fortemente sviluppata.

Molto è stato fatto in quest’ultimo mandato: molti progetti sono stati attivati in collaborazione con la scuola, si è arricchito il panorama di offerte formative che la scuola mette a disposizione. Tanto si è fatto anche dal punto di vista extrascolastico e per il periodo estivo istaurando una rete di rapporti con le associazioni culturali, sportive e del terzo settore presenti sul nostro territorio.
Questa rete va potenziata al massimo utilizzando la risorsa del volontariato unita a quella del lavoro di educatori per fornire risposte a trecentosessanta gradi a bisogni sempre in evoluzione.

Sarà di grande importanza continuare a investire sui ragazzi e le ragazze di questa comunità creando degli spazi di qualità all’interno dei quali possano esprimersi e autogestirsi, bisogna creare strumenti per dare loro la possibilità di esprimere opinioni sulle scelte dell’amministrazione; anche questo punto è fondamentale per educare a essere portatori di opinioni in modo costruttivo. Una grande risorsa è il centro giovanile diventato ormai un luogo sacro per molti giovani cittadini sassesi all'interno del quale sviluppano molti interessanti progetti, per questo bisognerà pensare a un percorso che porti a una struttura più grande e più adeguata con lo scopo di consegnare ai giovani cittadini uno spazio che possa soddisfare maggiormente le loro esigenze e i loro desideri. E’ necessario, nel frattempo, integrare gli spazi del centro giovanile con tutti i vari centri sociali di cui è ricco Sasso Marconi al fine di creare una rete organica dei punti di ritrovo.
Una risorsa che andrà coltivata sempre di più è l’approccio dei giovani al mondo del volontariato e dell’associazionismo diffondendo informazioni, lavorando sulla comunicazione per fare arrivare a tutti i giovani cittadini la panoramica delle opportunità che il territorio offre. Va stimolato l’input sociale presente in molti giovani: va fatto per il benessere e l’equilibrio della comunità.
Si dovranno tutelare tutti gli importanti progetti che la comunità svolge in stretta collaborazione con la scuola. Investendo sui giovani posiamo un grande pilastro per il futuro della comunità.


sabato 10 maggio 2014

Il Welfare a Sasso Marconi: per una comunità a forte etica sociale



Il welfare deve continuare a essere un investimento e non una spesa. Soprattutto in momenti di crisi socio-economica, come quella che stiamo attraversando, è necessario un welfare solido e efficiente, a misura di persona, un welfare che continui ad abbattere le barriere fisiche e culturali.

Una società a forte etica sociale e una comunità socializzante: 
la sfida per i prossimi anni è quella di contribuire alla costruzione di una società a forte etica sociale: un passaggio culturale che, certo non si compirà totalmente nei prossimi cinque anni, ma che è possibile iniziare. Sarà fondamentale coinvolgere il mondo del volontariato e dell’associazionismo istaurando una rete con l’Amministrazione al fine di creare una collaborazione positiva per l’intera comunità. Al fine di gettare le basi per l’introduzione di una forte etica sociale, bisogna progettare la città per permettere più momenti di socializzazione: la piazza, ad esempio, deve ritornare a svolgere il ruolo sociale che la contraddistingue; è di fortissima importanza attuare un’azione di rilancio della piazza al fine di recuperare la percezione del valore espresso da questo punto della città.

Lavoro:
la forte crisi socio-economica che stiamo attraversando pone il Lavoro al primo posto. Il fine che ci si deve porre è quello di supportare i lavoratori disoccupati, cassaintegrati, in cerca di una nuova occupazione ponendosi come scopo quello di restituire loro un lavoro dignitoso. Saranno indispensabili gli interventi di carattere economico assistenziale, comunali e distrettuali; un ruolo molto importante sarà ricoperto dai tirocini formativi grazie ai quali si contribuisce al reinserimento di lavoratori nel mondo del lavoro. Sfruttando l’occasione del riordino istituzionale è necessario puntare a rilevare le competenze, attualmente provinciali, in materia di Lavoro: lo Sportello Lavoro è uno degli strumenti di cui ci si deve dotare a livello territoriale per offrire un miglior supporto nel tentativo di rientrare nel mondo del lavoro. E’ presente la necessità di introdurre rilevazioni periodiche di quello che è lo stato del tessuto industriale territoriale e del tasso di disoccupazione al fine di pianificare con più precisione le politiche da mettere in campo.

Equità:
è indispensabile che si continui a contrastare l’evasione fiscale intessendo rapporti con l’Agenzia delle Entrate e con la Guardia di Finanza. In un momento storico come questo l’equità è fondamentale per il buon funzionamento della comunità. Si deve puntare inoltre sull’informazione per offrire a tutti i cittadini una panoramica di quali sono i servizi attivi.

Nuove povertà:
la crisi ha provocato nuove forme di povertà per le quali bisogna attrezzarsi e progettare servizi. Attenzione dovrà essere prestata alle famiglie monoparentali, monoreddito all’interno delle quali la situazione si può dire ancora più precaria. Sarà di fondamentale importanza creare le condizioni per poter contrastare gli sfratti per morosità, in questo momento ad un livello di frequenza elevatissimo. Va conseguito l’obiettivo dell’albergo popolare al fine di possedere uno strumento in più per affrontare i nuovi bisogno. In stretta relazione con il progetto dell’albergo popolare ci sarà il tentativo di attrezzare strutture del territorio per l’accoglienza notturna per i soggetti con la necessità di un posto caldo dove poter passare la notte.

Disabili:
ogni politica messa in campo deve avere come finalità il raggiungimento di una vita il più possibile autonoma. E’ indispensabile investire sul progetto “Dopo di Noi”, sul co-housing sociale, sui condomini solidali e su tutti quei progetti che permettano di sviluppare autonomie per una vita indipendente. Si deve proseguire il cammino dello sport per tutti al fine di consentire a tutti di svolgere un’attività sportiva piacevole senza barriere. Dotare al meglio le scuole degli ausili opportuni alla facilitazione delle attività didattiche per tutti.

Anziani:
la popolazione anziana è significativamente importante, è necessario rendere attivi gli anziani nella vita della comunità: Il contributo che possono offrire è immenso, all’interno del volontariato, all’interno del terzo settore. E’ molto importante utilizzare questa risorsa creando due binari paralleli sui quali corrano lavoratori del sociale e volontari che possono svolgere determinati servizi di grande importanza. Creare incontri di scambio intergenerazionale, curare gli ambienti delle case di riposo al fine di migliorare l’impatto con la struttura differente da un’abitazione.

Giovani:
sarà di grande importanza continuare ad investire sui ragazzi e le ragazze di questa comunità creando degli spazi di qualità all’interno dei quali possano esprimersi e autogestirsi: questo già si fa e dovrà essere mantenuto semmai migliorando la qualità. Una grande risorsa è il centro giovanile diventato ormai un luogo sacro per molti giovani cittadini sassesi. E’ necessario integrare gli spazi del centro giovanile con tutti i vari centri sociali di cui è ricco Sasso Marconi al fine di creare una rete organica dei punti di ritrovo. Una risorsa che andrà coltivata sempre di più è l’approccio dei giovani al mondo del volontariato e dell’associazionismo diffondendo informazioni, lavorando sulla comunicazione per fare arrivare a tutti i giovani cittadini la panoramica delle opportunità offerte. Va stimolato l’input sociale presente in molti giovani: va fatto per il benessere e l’equilibrio della comunità. Si dovranno tutelare tutti gli importanti progetti che la comunità svolge in stretta collaborazione con la scuola. Investendo sui giovani posiamo un grande pilastro per il futuro della comunità. 

sabato 3 maggio 2014

Il Lavoro a Sasso Marconi, uno dei temi nodali del prossimo mandato amministrativo



L’importantissimo tema del lavoro è ampio e trasversale. Mi dedicherò a presentare, in questa prima mail, quali sono le più importanti iniziative, presenti nel programma del Centrosinistra, da attuare nel prossimo mandato.

Sasso Marconi è uno dei poli industriali più importanti della provincia e della regione. E’ innegabile come in questi ultimi anni Sasso abbia percepito la crisi economica presente nel Paese; l’Amministrazione uscente ha saputo, però, contrastare gli effetti della crisi alleviandone le conseguenze.

Il lavoro deve rimanere uno dei punti nodali del prossimo mandato procedendo su due direttrici: sostegno ai lavoratori e sostegno alle imprese, promuovendo nuovi possibili sbocchi e nuove possibilità di occupazione al fine di restituire dignità a molte persone. Su questo fronte si continuerà ad investire sui tirocini formativi: una recente iniziativa molto utile per il reinserimento di persone nel mondo del lavoro.

Sfruttando l’occasione del riordino istituzionale locale, il comune di Sasso Marconi s’impegnerà nella rilevazione delle competenze sul lavoro, ora provinciali, al fine di creare un meccanismo vincente che intercetti e faccia incontrare domanda e offerta. La tematica del lavoro deve diventare competenza comunale perché la posizione strategica dell’istituzione, quella più vicini ai cittadini, può sicuramente avere meglio sotto controllo la situazione occupazionale locale. Su questo personalmente punto molto, penso che ci sia la necessità di avere uno Sportello Lavoro comunale il quale svolga due compiti fondamentali: il supporto alla ricerca di lavoro e il monitoraggio costante dell’occupazione sul territorio. Lo Sportello Lavoro dovrà essere opportunamente inserito in stretta connessione con lo Sportello Sociale e con lo Sportello Attività Produttive.

Saranno essenziali interventi, comunali e distrettuali, di carattere economico e assistenziale sostenendo le famiglie in difficoltà prestando maggiore attenzione alle famiglie monoparentali e mono reddito: un esempio d’intervento che, a mio giudizio sarà necessario attuare, è un oculato ed equo calmieramento delle rette del servizio scolastico d’infanzia al fine di permettere ai genitori di lavorare o, per i soggetti che vivono in situazione di disoccupazione, di avere il tempo per la ricerca di un impiego; facendo godere, nel contempo, i bambini del loro diritto all’istruzione.

Nei prossimi anni sarà necessaria una forte responsabilità sociale d’impresa che arrivi a formare un cerchio virtuoso fra imprese e comunità diffondendo l’aiuto reciproco. Per contrastare questa tipologia di crisi, è necessario puntare sulla solidarietà, va instaurato un processo di aiuto reciproco fra i soggetti della comunità; le imprese sono uno di questi perciò devono contribuire al benessere della comunità. Soltanto diventando una società a forte etica sociale potremo uscire dalla crisi: è necessaria una comunità solidale. Rafforzando la responsabilità sociale d’impresa si porta un buon fondamento per quella che sarà la società del futuro: l’unica sostenibile.
Va dedicata attenzione al rispetto della legge 68 per l’assunzione di lavoratori con disabilità e monitorato l’utilizzo dei finanziamenti derivanti dalle sanzioni.

 Inoltre dovranno essere effettuati controlli periodici sulla sicurezza dei posti di lavoro al fine di garantire a tutti i lavoratori un’attività sicura e dignitosa.

Si investirà sul co-working per agevolare i nuovi professionisti permettendo una condivisione di competenze professionali mettendo in comune spazi di lavoro portando così benefici dal punto di vista qualitativo e offrendo la possibilità di condivisione delle spese di gestione degli spazi.

Per la trasversalità del tema altre idee verranno espresse all’interno di altri argomenti.

venerdì 4 aprile 2014

Salvare la Costituzione dal "cambiamento" autoritario


La smania riformatrice, in stile “cambiare tanto per cambiare” non si placa e ci si trova di fronte a continui attacchi alla Costituzione.


Da poco è stato scampato il pericolo dello stravolgimento del lucchetto prezioso della Costituzione rappresentato dall’articolo 138, tuttavia si sta minacciando ancora l’equilibrio della democrazia. La riforma che Renzi nel ruolo di Presidente del Consiglio, è bene ricordarlo, scelleratamente sogna è un monocameralismo di fatto con una seconda camera non elettiva che svolge però compiti di grande valore come: il voto su leggi costituzionali che manterrebbe in concomitanza con la Camera, l’elezione del Presidente della Repubblica, la nomina dei membri del CSM e della Consulta.
Al senato delle autonomie, così si dovrebbe chiamare la seconda camera, accederebbero sindaci dei comuni capoluogo insieme a due sindaci per ogni regione, presidenti di regione, due consiglieri regionali per ogni territorio e personalità nominate dal Presidente della Repubblica. Questa riforma produrrebbe una camera di nominati di diritto che andrebbe a sciogliere quel bicameralismo perfetto, tanto odiato da Renzi, che però svolge la preziosa funzione di equilibrio fra i poteri.

 Sembrano essere stati dimenticati i fatti che hanno portato alla Costituzione e i motivi per cui è stata scritta in questo modo. Il dettato costituzionale è un complicato intreccio di pesi e contrappesi che permettono un equilibrio istituzionale importante per la democrazia. Le misure di cui tanto ci si lamenta sono lì dal 1948 senza impedire alla politica di svolgere il proprio compito. Attribuendo colpe al testo costituzionale si compie una mistificazione perché non è la Costituzione a creare intoppi al sistema legislativo, semmai è il modo con cui si attua a creare il presunto rallentamento delle istituzioni. Rompere un anello dell’intreccio armonico delle norme potrebbe significare un pericolo autoritario per lo Stato.

Il bicameralismo perfetto non è un vezzo dei padri costituenti, ma una tutela preziosa alla stabilità democratica del Paese; è falsa la storiella del rallentamento del procedimento legislativo dovuto al rimpallo dei provvedimenti fra le due camere: alcuni di essi sono stati approvati in brevissimo tempo.

Con la riforma il passaggio dei provvedimenti ordinari al Senato sarà abolito sostituendolo con un diritto di emendazione volontario del senato delle autonomie. In sostanza, qualora il senato delle autonomie producesse un emendamento a un provvedimento ordinario, la Camera può decidere se accettarlo oppure no; nel caso lo respingesse, potrebbe lo stesso approvare la norma. Questo significa spostare il potere legislativo soltanto su una camera, presumibilmente non rappresentativa data la nuova legge elettorale, che potrebbe essere fortemente sottomessa dal Governo per via di un’altra idea renziana per aumentare il potere del premier. La mossa che avrebbe voluto fare Berlusconi quando, commettendo un errore clamoroso, andava dicendo che il Presidente del Consiglio non aveva potere. E’ una grossa falsità poiché il potere del “premier” è proporzionato a tutti gli altri poteri istituzionali.

Tale stravolgimento costituzionale, operato sbeffeggiando con supponenza tutti quelli che lo criticano, non può essere motivato con il bisogno di snellimento dei costi, questo si farebbe in altro modo: tagliando, ad esempio, le spese superflue che non possono essere quelle della democrazia.

Ci si trova di fronte a una vera e propria svolta autoritaria portata avanti diffondendo il messaggio indecente che classifica come conservatori tutte quelle persone che si dichiarano contrarie. Questa terribile mistificazione va respinta con forza e determinazione lottando tenacemente perché questo tipo di cambiamento non sia attuato. Se fosse introdotto, ci si troverebbe di fronte ad un “cambiamento” dal sapore di un passato non remoto.

venerdì 14 marzo 2014

La distruzione pentastellare


Il Movimento Cinque Stelle si trova in un vortice di autodistruzione: un’implosione che gli sta costando militanti e rappresentanti.


 Il movimento di Grillo, perché è di questo che si parla, nasce nel 2009 e si estende progressivamente su tutto il territorio nazionale. Non si vede, non si tocca, è fluttuante nell’aire del web, nei server del mondo a tripla W, a volte si palesa nei cosiddetti “Vaffa Day” dove non si sa chi è il nemico contro cui lottare, lo sono un po’ tutti. Il Movimento Cinque Stelle è un “non partito”, con un “non statuto” che professa, esattamente come un’organizzazione religiosa, un nuovo modo di far politica. Più avanti analizzeremo questo “nuovo modo”.

L’M5S è una proprietà, con un simbolo di proprietà, con idee di proprietà, il Movimento Cinque Stelle è una proprietà di Beppe Grillo e del suo socio Casaleggio, non è di nessun’altro. Il potere interno è in mano a loro, non per una scelta democratica, ma perché sono gli azionisti di questa forza politica. All’inizio questo si è nascosto con il mito del “megafono della base”, poi sono venuti a galla i giochi di potere in mano esclusivamente a Grillo e al suo socio identificato come l’ideologo del movimento.

Mettendo in piedi un partito catch-all, Grillo inserisce i suoi monologhi antisistema esasperati nel programma avendo il fine di distruggere tutto e tutti, partiti, segretari, sezioni, statuti; ha il desiderio di radere al suolo tutte le strutture della democrazia per instaurare il regime 3.0 fatto di meetup e di sondaggi sul blog. La sede del Movimento è un blog, una bibbia sulla quale vengono pubblicati i comandamenti che, chi è all’interno delle istituzioni, deve eseguire possibilmente omettendo le critiche altrimenti viene espulso con un rapido sondaggio sul web.

Il “nuovo modo” di fare politica di Grillo è un insieme di idee anticasta, antipartitiche e antisistema che cavalcano l’onda del populismo. La cosiddetta “politica a cinque stelle” non prevede dialogo e alleanze con nessun’altra forza politica che viene automaticamente identificata come il male assoluto, la rovina indistinta del Paese. Questo è l’effetto di un intercalare di generalizzazioni sulla politica che da un po’ di tempo si trovano all’ordine del giorno. Ogni situazione viene interpretata maliziosamente, si è smarrito il senso critico: si è perso quell’approccio alla realtà per il quale non si identifica tutto come “sporco” ma si scinde ciò che è normale e ciò che è deviante dalla legge, dall’etica morale.

E’ proprio questa la fortuna del Movimento Cinque Stelle, la strumentalizzazione della generalizzazione, che vede bersaglio la politica, dà l’opportunità a Grillo di mascherare il vuoto programmatico della ricostruzione. Vorrebbe distruggere il mondo politico attuale, poi, però non ha una proposta di ricostruzione accettabile. Una politica fatta di meetup, blog, sondaggi sul web non mi sembra un’alternativa credibile, un sistema politico senza partiti non rientra nella gamma di soluzioni possibili.

Qui pongo una domanda: può una forza, che ha un peso elettorale non indifferente, professare solo la distruzione? No, secondo me no perché facendo questo, non si rappresentano gli elettori ma solo il populismo. Questo è percepito da molti parlamentari che stanno abbandonando progressivamente il gruppo Cinque Stelle per esercitare le loro funzioni senza dover eseguire ordini provenienti dal blog.

Le espulsioni che Grillo sta operando sono a dir poco imbarazzanti e antidemocratiche: basta una critica al leader per essere buttati fuori con un click del mouse, è sufficiente andare a pranzo con un esponente di un partito che si è automaticamente esclusi, con epiteti poco rispettosi, dal Movimento.
Le espulsioni, che normalmente sono riconosciute come soluzioni estreme, nel movimento di Grillo sono all’ordine del giorno mascherate con la teoria della selezione naturale.

Da questa dinamica si deduce che il Movimento di Grillo vuole mantenere il focus sulla distruzione, sulla lotta alla politica “sporca” generalizzata a chiunque e non intende sviluppare un sentimento costruttivo. Questo, a mio parere, lo porterà al fallimento per il motivo detto sopra: in questo modo non si rappresentano i cittadini, ma si rappresenta soltanto il populismo diffuso.

Premesso che in Parlamento l’opposizione debba portare degli argomenti dialettici per rappresentare un’alternativa credibile alla maggioranza, ritengo che i pentastellati faranno poca strada: un po’ per la progressiva sottrazione di elementi che è arrivata quasi alla quota sufficiente per formare un nuovo gruppo parlamentare al Senato; e un po’ per le conclusioni che potrebbe trarre l’elettorato del Movimento. Non so quanti elettori saranno disposti a votarlo una seconda volta dopo gli episodi successi in questo primo anno parlamentare. Forse soltanto chi è folgorato dalle “non idee” di Grillo e Casaleggio.

Il Movimento sembra arrivato a un punto di rottura dal quale sarà difficile uscire con lo stato autoritario della dirigenza; si è rotto l’incantesimo magico che ha tenuto unito un gruppo eterogeneo di persone folgorate dal leader che anima le folle e si fa votare non proponendo nulla, facendo abilmente uso del qualunquismo necessario per formare un partito pigliatutto. E’ riuscito a mettere insieme personalità eterogenee, con idee politiche diverse non esprimendo nessun progetto, oscillando fra le due culture politiche a seconda degli ambienti.

Tenendo conto di tutti gli elementi espressi sopra è possibile prevedere un declino assoluto del Movimento dato dalla progressiva fine dell’ipnosi magica che grillo ha inferto ai suoi adepti e agli elettori che, adesso, sono dotati di un parametro di giudizio.

Personalmente, per far fede alla mia concezione della Politica che si distanzia fortissimamente da quella del Movimento di Grillo, auspico che si ritorni alla forma partito ritrovando quella capacità critica che non ponga tutto in un cumulo indistinto, ma che sappia giudicare omettendo le generalizzazioni populiste.
 

venerdì 14 febbraio 2014

Dalla padella alla brace, la discesa è rapida


Con una direzione del PD Letta è stato amorevolmente scalzato dalla Presidenza del Consiglio; al suo posto Matteo Renzi, la pop star, il “berluschino”.

E’ evidente a tutti come Letta, in questi mesi, abbia galleggiato senza mettere mano alle emergenze del Paese, un governo assolutamente incapace di scegliere e piegato verso la UE: Letta è stato il cagnolino “Fido” dei poteri forti denotando la sua piena incapacità nel ricoprire il ruolo di Presidente del Consiglio. Se facessimo una breve cronistoria del Governo Letta, non si potrebbe non citare l’imbarazzante discorso sul quale ha chiesto la prima fiducia alle camere: un discorso irrispettoso verso la Costituzione e verso il Parlamento il quale, solo per questo, non avrebbe dovuto attribuirgli la fiducia. Credo che ci sia qualcosa di preoccupante quando un governo ha l’intenzione di stravolgere la Carta costituzionale pur non avendo un mandato per procedere a un oltraggio simile.

Se ci si riferisce al periodo post elettorale, si ricorda come Letta sia stato nominato da Napolitano dopo il fallimento di Bersani inaugurando così il secondo governo consecutivo frutto di un accordo di palazzo. La stessa dinamica sta avvenendo in questi giorni fra Letta e Renzi, si pensa che il 68% ottenuto ai primari basti per assumere il ruolo di Presidente del Consiglio, ci si dimentic< della possibilità di tornare alle elezioni perché non è stata ancora promulgata la seconda porcata con la quale l’Italia dovrà votare. Così s’inaugura il terzo governo consecutivo non legittimato da un rinnovo del Parlamento. In tutto questo, che non deve essere percepito come un dettaglio trascurabile, è presente un grande rischio democratico: la perdita del principio del voto che, in una democrazia parlamentare, deve essere la scelta principale in qualunque momento. Il Governo Monti, con il quale si sono fatti accomodare i grandi banchieri provocando uno sfacelo sociale ed economico, è stato insediato da Napolitano con lo stesso sistema.


E’ il caso di dirlo: dalla padella alla brace. Dall’inettitudine di Letta al liberismo spinto di Renzi non sembra un grande passo in avanti considerando i problemi da risolvere. Il liberismo non è mai stato una soluzione a una crisi, è indispensabile un intervento serio in economia, sul tema del lavoro, in Europa, è necessaria una forte regolamentazione della finanza; è indispensabile investire e non tagliare. Solo mettendo in campo azioni in favore della società si uscirà dalla crisi: non ho ancora visto una patrimoniale seria per ristabilire equità; non ho ancora visto una lotta all’evasione fiscale seria, un mercato del lavoro rispettoso dei lavoratori; non ho ancora visto un utilizzo consapevole delle risorse: la TAV, che ha un’utilità sotto zero, poiché il commercio con Lione è in calo, si deve bloccare; non può esistere un finanziamento per un progetto inutile.

In questo momento storico è necessario destinare risorse alla società, non è il momento di grandi opere, si deve introdurre un’etica sociale volta a sostenere gli effetti della crisi e a rilanciare un Paese in modo diverso; tutto ciò il liberismo non lo può fare, la cultura autrice della crisi, non può risolverla: serve un altro tipo di cultura. Ecco perché credo che Renzi sarà un vero disastro per l’Italia, chiamandolo “diversamente di sinistra” farei un torto a chi mi legge; Renzi è liberista con una forte somiglianza con Silvio Berlusconi. A questo punto è chiaro che si sta passando da un governo immobilista a uno liberista, ciò ci deve far preoccupare perché la cultura non cambia, e se essa non cambia mettendo al centro i veri protagonisti, i veri problemi, non ci sarà prospettiva per il Paese.

Dalle primarie a oggi Renzi ha presentato due provvedimenti: il job’s act e l’Italicum, due progetti orribili, tutto ciò come Segretario. Proviamo a immaginarci Renzi al Governo, sarà una catastrofe. Non peccherà d’immobilismo, ma non invertirà la rotta, liberista è e liberista rimarrà. L’unico effetto che susciterà Renzi premier sarà quello scenico perché avvolto da un’aurea strana che non proviene tutta dal suo 68% col quale sta sopravvivendo, ma anche da un finto fascino che si è costruito. Si è creato un personaggio con un linguaggio popolare, populista; con il quale ammalia nascondendo la sua vera cultura politica.

Si proseguirà con le riforme populiste: abolizione del Senato, abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, Italicum eccetera, senza però cambiare rotta al Paese.
 E’ questo il futuro che vogliamo? A mio giudizio non lo è; si tratta di un pericoloso governo che farà cadere la società dalla padella alla brace.

giovedì 23 gennaio 2014

La seconda porcata chiamata "Italicum"



Renzi, forte del sodalizio stipulato con Berlusconi al Nazzareno, ha presentato la sua riforma della legge elettorale alla Direzione del PD, la quale ha votato a favore solo con 34 astenuti. Alla luce dell’appellativo di “seconda porcata”, planato sulla proposta di Renzi dopo poche ore, andiamo a decifrare il contenuto in termini politici.

La proposta votata dalla Direzione PD è un maggioritario con eventuale doppio turno: la coalizione, o la lista, che raggiunge il 35% dei consensi ha diritto ad un premio di maggioranza che non può andare oltre al 18%. Nel caso che nessuna forza raggiungesse il 35% scatterebbe il doppio turno, il ballottaggio, fra le prime due forze risultanti dal primo turno. Sono presenti tre nuove soglie di sbarramento aumentate esponenzialmente rispetto all’incostituzionale “Porcellum”: il 12% per le coalizioni, il 5 per i partiti coalizzati e l’8% per i partiti singoli. Alla fine di questo folle progetto ci sono le liste bloccate. Fingendo di rispettare il dispositivo della Corte Costituzionale, è prevista la riduzione della lunghezza delle liste.

Nessuno avrebbe potuto immaginare una legge peggiore del “Porcellum” tranne la pop star Renzi che ha deciso, con un atteggiamento fortissimamente autoritario e antidemocratico, che la prossima Camera dei Deputati non dovrà rappresentare i piccoli partiti; questo, se l’impianto non subirà modifiche, porterà ad un parlamento non rappresentativo. Il premio di maggioranza previsto rientra fra quegli accorgimenti, che Renzi e Berlusconi hanno negoziato senza troppo sforzo, per costruire sistematicamente una maggioranza parlamentare non tenendo conto del voto. Se questa sarà la legge elettorale si avranno elezioni falsate.

L’ ”Italicum”, questo è il soprannome della proposta, avrà delle ricadute politiche non indifferenti: eliminerà, aiutato dall’abolizione del finanziamento pubblico, i piccoli partiti che pur rappresentano parti della società. Questo fatto entra in contrasto con la Costituzione, nella quale è presente il massimo rispetto per tutte le forze politiche. Renzi, accompagnato dal suo inconscio Berlusconi, ha progettato un sistema che demolirà la rappresentanza parlamentare.

E’ proprio questo punto che deve essere centrale: un sistema elettorale in Italia, per la sua conformazione politica e per i principi espressi dalla Costituzione, deve assolutamente e necessariamente prevedere la rappresentatività della società in Parlamento. L’ “Italicum” questo non lo permette, consente anzi l’aberrante scopo del bipolarismo bipartitico. La scusa della governabilità è assolutamente infondata in quanto è da percepirsi come caratteristica e non come obbiettivo da conseguire artificiosamente. L’ “Italicum” pone la governabilità al primo posto anziché la rappresentatività ignorando la forma di governo parlamentare prevista dalla Costituzione.

Per quanto riguarda il Senato, che negli intenti della pop star Renzi dovrà essere abolito diventando Camera delle Autonomie, nell’Italicum si prevede nel frattempo che possa essere eletto con le medesime norme della Camera dei Deputati, soltanto trasponendo il tutto su base regionale.

Renzi, forte del 68% ottenuto alle primarie, strumento col quale si è fatto emergere l’individualismo politico a scapito del sistema partito, ha imposto la proposta di riforma del sistema elettorale non rispettando la normale dialettica prevista dalla Costituzione.
La legge elettorale non è un semplice provvedimento che si può approvare trovando una maggioranza e imponendoglielo; bensì, considerata l’importanza del provvedimento, è necessario aprire un dibattito parlamentare ed extraparlamentare. Renzi, accompagnato dalla sua smania prevaricatrice di modificare il sistema in peggio, sta violando tutte le norme democratiche. Anche sulla gestione “renziana” del PD ci sarebbe da discutere; sta avviando una leadership al quanto discutibile e dai modi autoritari.

Quello che sta accadendo in Italia è di una gravità estrema: si sta manomettendo la democrazia; è necessario difendere la Costituzione e i principi in essa contenuti. Il proporzionale non è soltanto un dovere morale ma anche, e soprattutto, un dovere costituzionale.