martedì 10 dicembre 2013

Il proporzionale: un dovere morale e costituzionale



La Consulta ha bocciato il “Porcellum”: ha così dichiarato incostituzionale l’attuale legge elettorale costringendo, di fatto, il Parlamento a formularne una nuova che sia compatibile con la Costituzione.

La Corte ha bocciato il “Porcellum” sostanzialmente per due motivi: le liste bloccate e il premio di maggioranza ritenuto abnorme.

Ci si aspetterebbe che, dopo questa bocciatura, si ragionasse verso un sistema proporzionale, invece sembra prevalere l’opzione di un maggioritario ritoccando il “Porcellum”; anche Napolitano, che ormai si è dimenticato il ruolo ricoperto, in una dichiarazione ha negato la possibilità di un ritorno al proporzionale e ricordando al Parlamento l’ordine di attuare qualche modifica alla Costituzione. Non limitandosi a ciò propone anche degli esempi tipo: il superamento del bicameralismo perfetto e la diminuzione del numero di parlamentari. Una dichiarazione sconvolgente che mette a nudo i reali obiettivi di un presidente che è fuoriuscito completamente dai compiti costituzionali previsti per la carica di Presidente della Repubblica.

 Lasciando per un attimo questa imbarazzante dichiarazione, vorrei spiegare perché in Italia il sistema proporzionale dovrebbe essere un obbligo morale e costituzionale. Per farlo partirò da lontano, dalle origini della “Politica” e della democrazia: dalla Grecia, in particolare da Atene. In questa polis fu introdotto il principio della democrazia diretta in cui ogni cittadino partecipava, votando e discutendo, alla vita politica della polis. Nell’antica Grecia ogni cittadino era rappresentato da sé stesso nel prendere decisioni riguardanti la collettività.

Per ovvi motivi, con le trasformazioni storiche, si introdusse la democrazia rappresentativa che consentiva ad ogni cittadino di scegliere i rappresentanti all’interno delle istituzioni. Ci furono altri processi che portarono al partito di massa: strumento secondo me fondamentale per la democrazia, che si fa carico di portare le esigenze della società all’interno degli organi legislativi ed esecutivi. A questo punto entra in gioco un concetto fondamentale: la rappresentanza; i partiti e i loro candidati, tramite lo strumento del voto, vengono eletti rappresentanti. Proprio a questo punto il sistema proporzionale diventa centrale: poiché il Parlamento deve essere specchio della società, tutti i partiti votati devono entrare nelle assemblee. Se ciò non succede il Parlamento non è rappresentativo ma lo è solo parzialmente.

In questo senso il maggioritario, percepito come entità mitologica e cura di tutti i mali, è profondamente inapplicabile in Italia: la Costituzione contiene, nei suoi importanti fondamenti, il sistema proporzionale. Il Parlamento deve rappresentare la società, si deve creare una relazione di rappresentanza fra il potere legislativo e la società. Chi porta avanti proposte maggioritarie per conservare il bipolarismo non fa i conti con le culture politiche presenti nel Paese: è impossibile ridurre, le tante culture, in due poli, è fisiologicamente impossibile. Il tentativo di americanizzazione della politica italiana deve essere abbandonato subito in quanto, le due culture, sono sensibilmente differenti. Chi sostiene logiche maggioritarie non tiene presente il sistema partitico italiano, inteso come l’insieme dei partiti presenti in Italia, che è multipartitico. Questo multipartitismo deve essere rispettato in virtù del principio, citato in precedenza, della rappresentanza; per fare ciò è necessario il proporzionale, altrimenti non si comporrà mai un Parlamento realmente rappresentativo della società.

Con l’introduzione del sistema proporzionale si ridurrebbe l’orribile dinamica del così detto “voto utile” che, in ogni campagna elettorale, si palesa inficiando gravemente il concetto di rappresentanza e di rappresentatività: un parlamento costituito da tre forze non è rappresentativo, bensì è una semplificazione delle culture politiche presenti nella società. Le minacce alla Costituzione, provenienti da Napolitano e da altre forze come ad esempio il PD, devono preoccupare: la proposta di abolizione del Senato, anch’essa diventata entità mitologica, è drammatica in quanto vuole agire drasticamente su un’istituzione costituzionale per risolvere un problema differente: il problema è il costo elevato del Senato? Si deve studiare un progetto per abbassarlo. Il problema è l’illegalità che si nasconde, a volte, all’interno del Senato? Si deve studiare un progetto finalizzato alla risoluzione di questa questione. Non accettabile la proposta di abolizione del Senato in quanto il problema non è l’istituzione in sé ma altro.

Lo stesso ragionamento va fatto per il numero di parlamentari: abbassando il mio grado di popolarità sotto zero, ritengo che il problema non sia il numero in sé, è dal 1948 che è previsto questo numero; il problema riguarderà semmai la qualità del servizio svolto dai parlamentari; riguarderà semmai l’indennità dei singoli parlamentari ma non il numero in sé. Anche questa la definisco una semplificazione di una questione che possiede tanti livelli intermedi sui quali agire. Il ragionamento potrebbe essere applicato a molti temi ai quali viene attribuita una soluzione semplificatrice anziché affrontare i livelli intermedi.

La nostra lungimirante Costituzione deve essere applicata e non stravolta; deve essere il modello da seguire in quanto è stata scritta con un estremo equilibrio morale e istituzionale, avendo ben chiari i fatti vissuti e da impedire nel futuro del Paese. Lo stravolgimento, auspicato da Napolitano, potrebbe causare ciò che i padri costituenti, nel redigere la Costituzione più bella del mondo, volevano che non accadesse più. Questo principio lo dobbiamo avere sempre presente: la Costituzione non è solo l’insieme di norme fondamentali per la vita dello Stato, ma è anche un programma al fine di non permettere più che, certi fatti, si ripresentino.

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