lunedì 1 aprile 2013

Le elezioni 2013 e l'entrata dei "grillini" in Parlamento


Le ultime elezioni ci hanno consegnato un risultato politicamente complesso che è espressione anche delle problematiche del sistema elettorale attuale.
Alla Camera il Centrosinistra ha ottenuto la maggioranza dei seggi grazie al premio attribuito su base nazionale; al Senato, invece, non è presente una maggioranza siccome nessuna forza politica ha ottenuto il premio di maggioranza assegnato su base regionale.


Alla luce di questo il Presidente della Repubblica, dopo un giro di consultazioni, ha incaricato il leader del PD di un mandato esplorativo per verificare la presenza di una maggioranza in grado di attribuire la fiducia ad un governo da lui presieduto. Le consultazioni di Bersani hanno dato esito negativo: per la conformazione del parlamento non è stata trovata una maggioranza sostenitrice di un’esperienza del genere.
Le forze politiche in grado di garantire a Bersani una maggioranza erano: il Movimento Cinque Stelle che ha posto l’assoluto dissenso nei confronti di un governo a guida PD e ad ogni opzione proveniente dai partiti ritenuti da Grillo come qualcosa di orribile; e il PDL che avrebbe accettato solo se ci fosse stata l’accoglienza di Alfano come Vicepresidente del governo. Il PD ha risposto non accogliendo la proposta del PDL.
Il Presidente della Repubblica, a seguito di un secondo giro di consultazioni, è arrivato alla decisione di istituire due gruppi di lavoro, politicamente eterogenei che stilino, in campo economico ed in quello istituzionale alcuni punti programmatici per un governo di larghe intese.

E’ molto interessante inoltre analizzare il comportamento del Movimento Cinque Stelle che non sembra cambiare approccio con il sistema istituzionale. Fra i punti proposti, dai due capigruppo di Camera e Senato a Napolitano nel primo giro di consultazioni, era presente la proposta di un referendum sull’euro che è palesemente anticostituzionale. Infatti, secondo l’articolo 75 della Costituzione, che norma il referendum abrogativo, non si possono indire referendum per la modifica di trattati internazionali.  Quindi una delle proposte su cui il Movimento Cinque Stelle ha basato la campagna elettorale è inapplicabile secondo un articolo della Costituzione che, fin a prova contraria, è la legge fondamentale dello Stato. Non è la sola mancanza di rispetto nei confronti della Costituzione perché, appena eletti i parlamentari, è scoppiata la polemica sull’intenzione del Movimento Cinque Stelle di sottoporre, ogni eletto del gruppo parlamentare, a una votazione online per stabilire la qualità del mandato e sostituire il membro del gruppo qualora riportasse meno successo. Questa proposta è in perfetto conflitto con l’articolo sessantasette della Costituzione il quale sancisce che ogni membro del parlamento non è soggetto a nessun vincolo di mandato. Tuttavia non sarebbe accettabile, poiché la votazione online esclude moltissimi membri del corpo elettorale che non potrebbero esercitare il diritto di voto.
La dipendenza dalla rete del Movimento si paleserà un atto autolesionista in quanto, il rifiuto ai rapporti con la stampa tradizionale, consiste in un principio di disinformazione verso quelle fasce di corpo elettorale distante dal web e dal mondo digitale.

Il Movimento di Grillo non ha calcolato, per la seconda volta, la possibilità di ricevere voti; credeva di ottenere un numero di seggi che gli permettesse di far opposizione all’interno del parlamento e di continuare sull’onda dell’antipartitismo. Invece, sotto gli occhi increduli dei candidati, ha conquistato una fetta di Camera e Senato entrando a far parte delle forze politiche necessarie per la costruzione di un governo. Nonostante questo i parlamentari cinque stelle procedono con la loro filosofia antipolitica e antipartitica non percependo la responsabilità politica della situazione.

Sono molte le ipotesi in campo per il futuro: per adesso non è possibile parlare di elezioni anticipate perché il Presidente della Repubblica ha il mandato in scadenza quindi non può esercitare il potere di scioglimento delle camere. Tuttavia non potrà essere una legislatura quinquennale perché vede un parlamento scomposto, senza una maggioranza solida in entrambe le camere e formato da quattro poli incompatibili fra loro.


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