martedì 10 dicembre 2013

Il proporzionale: un dovere morale e costituzionale



La Consulta ha bocciato il “Porcellum”: ha così dichiarato incostituzionale l’attuale legge elettorale costringendo, di fatto, il Parlamento a formularne una nuova che sia compatibile con la Costituzione.

La Corte ha bocciato il “Porcellum” sostanzialmente per due motivi: le liste bloccate e il premio di maggioranza ritenuto abnorme.

Ci si aspetterebbe che, dopo questa bocciatura, si ragionasse verso un sistema proporzionale, invece sembra prevalere l’opzione di un maggioritario ritoccando il “Porcellum”; anche Napolitano, che ormai si è dimenticato il ruolo ricoperto, in una dichiarazione ha negato la possibilità di un ritorno al proporzionale e ricordando al Parlamento l’ordine di attuare qualche modifica alla Costituzione. Non limitandosi a ciò propone anche degli esempi tipo: il superamento del bicameralismo perfetto e la diminuzione del numero di parlamentari. Una dichiarazione sconvolgente che mette a nudo i reali obiettivi di un presidente che è fuoriuscito completamente dai compiti costituzionali previsti per la carica di Presidente della Repubblica.

 Lasciando per un attimo questa imbarazzante dichiarazione, vorrei spiegare perché in Italia il sistema proporzionale dovrebbe essere un obbligo morale e costituzionale. Per farlo partirò da lontano, dalle origini della “Politica” e della democrazia: dalla Grecia, in particolare da Atene. In questa polis fu introdotto il principio della democrazia diretta in cui ogni cittadino partecipava, votando e discutendo, alla vita politica della polis. Nell’antica Grecia ogni cittadino era rappresentato da sé stesso nel prendere decisioni riguardanti la collettività.

Per ovvi motivi, con le trasformazioni storiche, si introdusse la democrazia rappresentativa che consentiva ad ogni cittadino di scegliere i rappresentanti all’interno delle istituzioni. Ci furono altri processi che portarono al partito di massa: strumento secondo me fondamentale per la democrazia, che si fa carico di portare le esigenze della società all’interno degli organi legislativi ed esecutivi. A questo punto entra in gioco un concetto fondamentale: la rappresentanza; i partiti e i loro candidati, tramite lo strumento del voto, vengono eletti rappresentanti. Proprio a questo punto il sistema proporzionale diventa centrale: poiché il Parlamento deve essere specchio della società, tutti i partiti votati devono entrare nelle assemblee. Se ciò non succede il Parlamento non è rappresentativo ma lo è solo parzialmente.

In questo senso il maggioritario, percepito come entità mitologica e cura di tutti i mali, è profondamente inapplicabile in Italia: la Costituzione contiene, nei suoi importanti fondamenti, il sistema proporzionale. Il Parlamento deve rappresentare la società, si deve creare una relazione di rappresentanza fra il potere legislativo e la società. Chi porta avanti proposte maggioritarie per conservare il bipolarismo non fa i conti con le culture politiche presenti nel Paese: è impossibile ridurre, le tante culture, in due poli, è fisiologicamente impossibile. Il tentativo di americanizzazione della politica italiana deve essere abbandonato subito in quanto, le due culture, sono sensibilmente differenti. Chi sostiene logiche maggioritarie non tiene presente il sistema partitico italiano, inteso come l’insieme dei partiti presenti in Italia, che è multipartitico. Questo multipartitismo deve essere rispettato in virtù del principio, citato in precedenza, della rappresentanza; per fare ciò è necessario il proporzionale, altrimenti non si comporrà mai un Parlamento realmente rappresentativo della società.

Con l’introduzione del sistema proporzionale si ridurrebbe l’orribile dinamica del così detto “voto utile” che, in ogni campagna elettorale, si palesa inficiando gravemente il concetto di rappresentanza e di rappresentatività: un parlamento costituito da tre forze non è rappresentativo, bensì è una semplificazione delle culture politiche presenti nella società. Le minacce alla Costituzione, provenienti da Napolitano e da altre forze come ad esempio il PD, devono preoccupare: la proposta di abolizione del Senato, anch’essa diventata entità mitologica, è drammatica in quanto vuole agire drasticamente su un’istituzione costituzionale per risolvere un problema differente: il problema è il costo elevato del Senato? Si deve studiare un progetto per abbassarlo. Il problema è l’illegalità che si nasconde, a volte, all’interno del Senato? Si deve studiare un progetto finalizzato alla risoluzione di questa questione. Non accettabile la proposta di abolizione del Senato in quanto il problema non è l’istituzione in sé ma altro.

Lo stesso ragionamento va fatto per il numero di parlamentari: abbassando il mio grado di popolarità sotto zero, ritengo che il problema non sia il numero in sé, è dal 1948 che è previsto questo numero; il problema riguarderà semmai la qualità del servizio svolto dai parlamentari; riguarderà semmai l’indennità dei singoli parlamentari ma non il numero in sé. Anche questa la definisco una semplificazione di una questione che possiede tanti livelli intermedi sui quali agire. Il ragionamento potrebbe essere applicato a molti temi ai quali viene attribuita una soluzione semplificatrice anziché affrontare i livelli intermedi.

La nostra lungimirante Costituzione deve essere applicata e non stravolta; deve essere il modello da seguire in quanto è stata scritta con un estremo equilibrio morale e istituzionale, avendo ben chiari i fatti vissuti e da impedire nel futuro del Paese. Lo stravolgimento, auspicato da Napolitano, potrebbe causare ciò che i padri costituenti, nel redigere la Costituzione più bella del mondo, volevano che non accadesse più. Questo principio lo dobbiamo avere sempre presente: la Costituzione non è solo l’insieme di norme fondamentali per la vita dello Stato, ma è anche un programma al fine di non permettere più che, certi fatti, si ripresentino.

lunedì 2 dicembre 2013

Salviamo la società dal gioco d’azzardo



Quante volte capita di entrare in un bar e vedere installati giochi d’azzardo, slot machines, video poker, gratta e vinci, win for live, lotto, doppio lotto, triplo lotto, superenalotto, enalotto, totocalcio eccetera. Poi ci sono anche i casinò, le sale slot, le sale bingo; e come se non bastasse esiste anche il gioco online, il quale non fa neanche scomodare da casa.

 In Italia il gioco d’azzardo è diventato una piaga sociale che rovina centinaia e centinaia di famiglie, centinaia di persone. Si può affermare che il gioco d’azzardo non sia più un gioco, col quale ci si diverte scherzando una volta ogni tanto, ma che sia una pericolosa attività con la quale molte persone arrivano a rovinarsi la vita e quella dei loro cari; questo rientra fra i motivi per i quali sarebbe opportuno definire il gioco d’azzardo come un “non gioco”. Negli ultimi dieci anni in Italia è aumentato esponenzialmente il numero di “giochi”, non giochi, che si possono intraprendere per cercare di “sbarcare il lunario”. Il problema è che, molto spesso, il tentativo di “sbarcare il lunario” si trasforma in una vera e propria ossessione.

 Per intenderci, in Italia nel 2012 sono stati giocati 87 miliardi di Euro; in Emilia-Romagna nel 2011 sono stati giocati 6,340 miliardi di Euro, pari a 2000 euro a testa. Una situazione aberrante che va a rimpinguare le casse dello Stato, e quelle delle lobby, di molti miliardi di euro; lo Stato, utilizzando le entrate provenienti dal “non gioco” chiude i bilanci e struttura le leggi di stabilità; è possibile affermare che l’industria del gioco d’azzardo equivalga al 4% del PIL nazionale. Questi sono i numeri aberranti del fenomeno del gioco d’azzardo in Italia, una situazione drammatica che si è trasformata in una fonte di dipendenza; circa 800.000 giocatori attualmente patologici.

Il dato di fatto sconvolgente è che lo Stato guadagna sulle difficoltà e debolezze delle persone, con esso macina soldi l’industria lobbistica che è presente dietro ad ogni gioco d’azzardo. In sincronia con la situazione sopra descritta, esiste anche quella del sistema sanitario dove, ogni anno, sono necessari 5-6 miliardi per aiutare i giocatori patologici.
 Ciò deve farci porre una domanda: conviene mantenere il gioco d’azzardo con tutti i problemi sociali che porta, oppure sarebbe meglio abolirlo definitivamente? La soluzione più efficace, anche se non immediata, è l’abolizione completa dei giochi d’azzardo, una legislazione che vieti il diffondersi liberamente di giochi, slot e quant’altro; che vieti il passaggio di spot reclamizzanti le varie lotterie in televisione; che controlli la pubblicità dei giochi online che insinuano banner in siti web frequentati; che restituisca ai sindaci il potere di controllo e monitoraggio della situazione sui territori.

Tutto ciò deve esserci e deve trascinare verso l’abolizione completa dei giochi d’azzardo. Non è più possibile prestare indifferenza a questo fenomeno in tragico aumento; è un fenomeno che va fermato prima che distrugga definitivamente i valori e continui a mietere vittime.

In questa direzione va la proposta d’iniziativa popolare per la tutela della salute degli individui tramite il riordino delle norme vigenti in materia di giochi con vincite in denaro – giochi d’azzardo, presentata dalla “Scuola delle Buone Pratiche, amministratori locali per la sostenibilità” che, se approvata, introdurrebbe diversi provvedimenti per il contrasto del gioco d’azzardo: una delle quali restituirebbe il potere ai sindaci di controllo della diffusione di “non giochi” sui territori di competenza.

 E’ possibile sottoscrivere la proposta di legge recandosi presso gli uffici comunali; non è richiesta la residenza per poter firmare; anche i non residenti possono sottoscrivere la proposta di legge nei comuni attrezzati.

Vi chiedo di sottoscrivere la proposta di legge, menzionata sopra, al fine di riformare le norme in materia di gioco d’azzardo avendo come obiettivo la tutela della società, del presente, e del futuro.

 Scarica il testo della proposta di legge  


giovedì 28 novembre 2013

il Berlusconi decaduto


Mercoledì 27 Novembre è finito un ventennio; Berlusconi è decaduto dall'incarico di senatore. Si è svolto un atto dovuto verso la Costituzione.

Silvio Berlusconi da mercoledì 27 Novembre non siede più in Senato; è finita un'epoca durata, troppo tempo, nella quale si sono diffusi grossi disvalori che hanno avuto grosse ripercussioni sulla società. Prendete per esempio l'immagine del "furbo" che ha stravolto la semantica di questo termine: lo ha trasformato in un merito anziche in un atteggiamento irrispettoso verso la collettività. Berlusconi ha introdotto il personalismo in politica abituando, e asuefando, i cittadini alla percezione del leader forte che "buca lo schermo", piuttosto del candidato con contenuti politici. Questo ha fatto sì che lentamente la fonogenia e la fotogenia diventassero requisiti per dedicarsi alla politica. Ha prodotto l'esilio delle persone, meno appariscenti, ma con contenuti.

Berlusconi, col suo enorme, e vergognoso, conflitto d'interessi ha mistificato la realtà utilizzando le proprie televisioni, i propri giornali e, in alcuni casi, influenzando anche il servizio pubblico. E' stato il produttore di un modello orrido di telegiornale nel quale: non si devono dare informazioni utili, altrimenti i cittadini capiscono.

Berlusconi ha impiantato la cultura della "scesa in ccampo" per risolvere problemi personali che nulla centrano con i problemi e le necessità del Paese: i suoi traffici occulti li ha legalizzati varando leggi, si è abolito i reati commessi, si è progettato condoni, si è architettato leggi che, non servivano al Paese, ma a lui.

Il disastro politico di Berlusconi ce lo dobbiamo ricordare, facciamoci un postit in auto, in ufficio, sul frigorifero di casa, dove vogliamo, ma ricordiamocelo. Teniamo ben presente le pessime figure che ha mostrato dell'Italia, le battute da cabaret negli incontri istituzionali, gli errori che ha fatto improvvisandosi storico. Ricordiamoci tutte le battute riferite agli ebrei. Teniamole ben presenti tutte queste situazioni.

Berlusconi ha introdotto l'insulto alla magistratura, gli insulti ai magistrati che dovevano giudicarlo, offese nei confronti di membri della magistratura che hanno affrontato un percorso politico. Peggio ancora: ha introdotto il terrore della magistratura, che ora si vede bersaglio di pregiudizi; questo non va sottovalutato: il terrore ingiustificato della magistratura sta diventando elemento culturale ledendo fortemente il lavoro dei giudici.

E' stato attuato un dovere costituzionale votando l'espulsione dal Senato di un cittadino condannato e con una condotta morale al quanto discutibile.
 

martedì 29 ottobre 2013

Se Renzi è il "nuovo", io voglio essere "vecchio"


 Se Renzi è il "nuovo" che avanza, io voglio essere "vecchio". Naturalmente non facendo riferimento all'età anagrafica poiché, se prendessi questa in considerazione, per ovvi motivi risulterei giovane.

Io voglio essere vecchio, e ciò che sto per dire non mi sarà d'aiuto nell'epoca del populismo, in relazione alla politica. Vorrei rimanere in una Sinistra che faccia riferimento al P.C.I., che abbia ideali ben chiari, che non si rovini pensando puramente al marketing politico. Il marketing politico si utilizza nelle analisi, nei libri scenaristi, ma all’interno dell’azione reale non produce nulla di buono.

Se noi abbandonassimo l'ideologia, l'ideologia di Sinistra, Comunista, potremmo anche non fare più politica. In poche parole Renzi dice che per vincere è necessario diventare DC, cosa che peraltro il Pd sta già facendo abilmente.

Renzi, aiutato da una buona dose di carisma che fa sempre comodo nella società attuale, sta propagandando l'abbandono delle ideologie e l'applicazione di una politica liquida; praticamente un'attività di gestione. La politica non è questo: uno dei presupposti della politica sono gli ideali, la forza propulsiva che scatenano al fine di lottare per raggiungerli; se si eliminassero gli ideali, sarebbe come dire addio alla politica.

 Credo che sia necessario altro: penso che sia necessario per esempio ricostruire un partito comunista in Italia; ritengo necessario tornare a fare uso di quei termini che hanno appassionato le persone alla politica: "Sezioni", "Socialismo", prima di Craxi, “Comunismo”, "Marx", ogni tanto pronunciare "Togliatti, Berlinguer", utilizzare i simboli senza vergogna. Sostengo che andare verso partiti americani, comitati presenti solo nei periodi degli appuntamenti elettorali, non farà che aumentare il divario fra i cittadini e la politica.

Renzi vuole buttare nel cestino la storia della Sinistra, vuole buttare anni di insegnamenti, dai quali dobbiamo prendere ancora esempio, in cui la politica era percepito come un aspetto fondamentale da parte dei cittadini.
Io, se Renzi rappresenta il "nuovo", voglio essere "vecchio".
 

giovedì 10 ottobre 2013

I fatti di Lampedusa, il mio commento


A Lampedusa si sta assistendo a qualcosa di orribile, di disumano, estremamente vergognoso.
Centinaia di persone in cerca di un futuro migliore, fuggite dalla guerra e dalla violenza, hanno trovato la morte a pochi passi dall'isola. Questo è una sconfitta per l'Italia che, non solo interrompe vite umane, ma non adempie all'articolo 10 della Costituzione.
Come se non bastasse, per vergognose leggi a firma Maroni, i pescatori che abilmente hanno salvato alcune persone dalla morte sono inquisite per favoreggiamento al reato di clandestinità introdotto dalla legge Bossi-Fini.

Tutto ciò è vergognoso, non accogliere persone in cerca di un futuro migliore è un reato morale; è un reato morale bloccare dei pescatori colpevoli di avere salvato vite umane; è un reato morale arrestare chi proviene da altri Paesi nei quali sono presenti condizioni sociali peggiori.

I fatti avvenuti a Lampedusa rappresentano l'emblema di una cultura politica che deve cambiare: basta morti in mare. Questa cultura deve cambiare eliminando l'orribile, e disumana, legge Bossi-Fini che punisce un reato che non fa male a nessuno, un reato che commetterei anch'io se mi trovassi nelle condizioni di dover migrare; un reato che non deve esistere.

L'Italia, data la sua posizione geografica, deve elaborare politiche di accoglienza, deve mettere in pratica il principio di solidarietà che la Costituzione prevede. I migranti devono poter trovare un faro accogliente, non i radar "antibarcone"; i migranti devono essere aiutati nel "viaggio della speranza" per non rendere l'approdo un'incognita, ma una certezza.

L'Italia deve rispettare i migranti; deve abolire definitivamente la legge Bossi-Fini

  

mercoledì 2 ottobre 2013

La caduta che avrebbe cambiato le sorti del Paese


Letta ha incassato la fiducia al Senato. Berlusconi che, fin a qualche ora prima aveva tenuto la linea della sfiducia, con la sua dichiarazione di voto in aula ha ribaltato tutti gli scenari immaginati. La domanda che ci si potrebbe porre è: fino a quanto manterrà la fiducia? Fino al voto della sua decadenza?

 Tuttavia l'Italia si trova ancora con un governo immobile, plastico, il quale non cambierà certo stile dopo il salvataggio. Nel discorso di Letta al Senato si sono potute sentire parole imbarazzanti, alcune delle quali hanno ordinato esplicitamente un tempo prima del quale il governo non può essere sfiduciato scoccando un grosso oltraggio al Parlamento. Parole ancora più imbarazzanti sono state quelle che hanno ribadito l'impegno solenne dell'esecutivo a modificare, stravolgere, la Costituzione.

In tutto ciò il PD, e le altre forze che sostengono il governo, si sono complimentate con Letta per il buon lavoro svolto. Quale buon lavoro? Io vedo solo un Paese che sta continuando a scivolare sempre più in basso, con un Governo fermo incapace di attuare quelle riforme radicali necessarie per tentare una ripresa. Mi sembra lampante la catastrofica situazione dei lavoratori in questo Paese; mi sembrano allarmanti i dati sulla disoccupazione che ogni giorno aumenta; appare strano come Letta possa ignorare tutto questo continuando con la sua "non azione di governo". Una "non azione" che però sta riservando la sua attività al brutale stravolgimento della legge fondamentale dello Stato.

E' stato imbarazzante inoltre sentire come, la faticosa convivenza fra PD e PDL si sia trasformata in una convivenza accettata con piacere dai suoi componenti, e avvallata dal “terzino” Monti, per il quale il Governo sta portando avanti un'azione positiva.

Il problema arriverà quando Letta e i suoi sforneranno la legge di stabilità nella quale l'austerità sarà l’elemento principale. Ecco uno dei molti motivi per cui si è sperato che, con la giornata di oggi, il Governo Letta cadesse: per andare alle elezioni e cercare una maggioranza più rispettosa del Paese e della Costituzione.

lunedì 30 settembre 2013

Fra Letta e un futuro ancora ignoto


Il padrone ha ordinato ai propri dipendenti, i ministri PDL, di lasciare l’esecutivo. Si è aperta, di fatto, la crisi del Governo Letta. I capigruppo del PDL di Camera e Senato hanno inoltre raccolto le firme dei parlamentari del gruppo che, in tal modo, vogliono lasciare il seggio. Molti di questi però, hanno differito dalla scelta causando una spaccatura nel partito che nel frattempo, riavvolgendo il nastro, è ritornato al ’94.

In questo periodo storico è presente un elemento di fondamentale importanza al fine di percepire la perversità dei ragionamenti proposti dal Pd e da qualche voce del PDL: si è aperta una crisi di governo, non perché esso è inefficiente e non ha risolto nessuno dei problemi del Paese, ma per la condanna per frode fiscale a un leader politico che non vuole arrendersi neanche di fronte ad un giudizio definitivo della Cassazione. In tutto ciò leggo una leggera confusione sui motivi manifesti da allegare a una crisi di governo: si deve far cadere Letta, e tutto il suo plastico, perché non ha risolto, nulla, anzi, ha aggravato la situazione mettendo in discussione l’unica bella certezza che deve avere l’Italia: la Costituzione; e non per i motivi personali di un singolo.

Il parteggiante Napolitano ha dichiarato che il voto sarà “l’ultima spiaggia” e che prima proverà a comporre un’altra maggioranza. Questa scena, con qualche particolare differente, si è già vissuta a fine 2011 ed è terminata con l’arrivo a Palazzo Chigi di un economista, bocconiano che ha spalancato le porte, stendendo anche il tappeto rosso, alle agenzie di rating e all’alta speculazione finanziaria. Se fosse possibile, questa volta, non utilizzare la genialità perversa di Napolitano, si ritroverebbe la fisiologia democratica.

Uno degli obiettivi del prossimo governo, magari dopo una tornata elettorale senza passare per le allucinazioni di Napolitano, dovrà essere la riconfigurazione dei ruoli fra finanza e politica. Il mondo delle speculazioni deve ritornare al proprio posto permettendo alla politica di svolgere il proprio ruolo senza essere condizionata dai mercati, che in questo momento, la stanno sottomettendo attraverso le variazioni strategiche degli indici borsistici. Senza parlare dell’indegno programma, comparso sul documento di un’agenzia di rating, il quale dichiara la volontà di spazzare via le costituzioni antifasciste per ottenere più potere sugli stati.

Il nuovo governo dovrà mettere mano a questo, altrimenti la politica rischia di essere totalmente sottomessa dalla speculazione finanziaria, la quale non ha molta simpatia per l’equità sociale. È necessario abbandonare le politiche di austerità, investendo sul’assistenza sociale, sugli ammortizzatori, sull’istruzione pubblica sistemando anche gli edifici pericolanti al cui interno lavorano tutti i giorni studenti e professori; è indispensabile rielaborare radicalmente il sistema fiscale che finora ha pesato solo sulle classi più deboli e disagiate: sarebbe il momento di lavorare a una tassa sui grandi patrimoni e con essa finanziare lo Stato
Sociale al declino.

Il prossimo esecutivo dovrà progettare una nuova riforma del lavoro, buttando al macero la riforma Fornero, la quale ha soltanto privato lavoratori di diritti come ad esempio l’articolo 18, nella sua forma originale.

Insomma il prossimo governo dovrà applicare la Costituzione: legge troppo spesso dimenticata.
 

venerdì 20 settembre 2013

Come ripristinare l'amore per la Politica


Ognuno avrà la propria idea sul tema, io ritengo che sventolare la bandiera del "siamo tutti uguali" non porti a nulla, se non all'aumentto della confusione nelle persone, negli elettori.
Molto sommessamente credo che la ricetta per far recuperare l'amore per la Politica, alla società, sia ritornare al rispetto delle sane e bellissime ideologie, ai valori, alle parti politiche che, fin dalla storia, hanno animato i dibattiti. La Sinistra e la Destra sono parti importanti, ognuna delle quali ha i propri valori fisiologicamente opposti fra loro.

Mi preoccupo molto quando mi viene detto che “vogliamo tutti le stesse cose”; non è così: io sono di Sinistra e mi batto per questioni radicalmente diverse dalla Destra. Non possiamo voler le stesse "cose", facciamo riferimento a due teorie sociali ed economiche diverse.

Sinistra e Destra sono due categorie fondamentali, fanno riferimento a due classi sociali differenti che, nonostante qualcuno lo neghi, esistono ancora e l'una sta prevaricando fortemente l'altra. Non è possibile ridurre tutto ciò ad un unico cumulo senza forme, io non ci sto se questo è l'intento.
Io sto in un mondo nel quale i valori hanno un ruolo determinante nella Politica; sto in un mondo nel quale le tessere di partito hanno un valore; voglio stare in un mondo nel quale i partiti di massa ritornino al centro della politica.

Solo tornando alle parti si riuscirà a far risorgere la passione politica fra le persone, credo che per esempio un partito comunista riscuoterebbe molto successo; credo infine che, eliminando quel terribile "Centro" davanti a Sinistra e Destra, si restituirebbe alla Politica quel fascino speciale che porterebbe di nuovo le persone ad impegnarsi e ad appassionarsi.

sabato 24 agosto 2013

L'Italia sotto il sole d'Agosto


L’estate politica trascorsa fino a questo momento si è rivelata molto calda: la condanna per frode fiscale di Silvio Berlusconi, i continui attacchi alla Costituzione, il pedissequo depauperamento del Parlamento da parte del rieletto Napolitano, il Governo inconcludente ma abile nell’utilizzo delle parole al fine di simulare un’attività efficace per il Paese. Tutto ciò sotto il sole di Agosto che, comprensibilmente, provoca disattenzione in una parte di cittadini.

I temi da approfondire sono molti e tutti caratterizzati dallo stesso grado di importanza, tuttavia da uno di questi mi preme iniziare l’analisi: lo stravolgimento costituzionale.
Nel silenzio estivo è in pieno svolgimento il processo deputato a cambiare faccia alla Costituzione: i trentacinque saggi si continuano a incontrare ogni lunedì, in Parlamento si discute sulla riforma del prezioso articolo 138, il meccanismo di sicurezza della Carta. Lo scopo della riforma è la semplificazione del procedimento aggravato di revisione costituzionale; detto in altre parole: facilitare l’operazione di modifica del testo. Chiamare questo “riforma” è drasticamente riduttivo e mistificatorio in quanto ci si trova d’innanzi a un vero stravolgimento, non autorizzato, della legge fondamentale dello Stato.
L’approvazione di tale progetto spalancherebbe le porte a una deriva presidenzialista, che già è in atto in sostanza, depauperando significativamente il Parlamento.
Al fine di contrastare questa manovra, che avrebbe effetti terribili sulla democrazia del Paese, sono stati lanciati numerosi appelli, emblematico quello del Fatto Quotidiano che raccoglie firme di numerosi personaggi della società civile. Tuttavia non finiscono qua le opere di opposizione allo stravolgimento costituzionale: non troppo pubblicizzata è l’iniziativa che avrà luogo a Settembre a Roma promossa dal professore Rodotà e da Maurizio Landini della FIOM.
La drammaticità di quello che sta avvenendo in Italia è devastante: è presente un disegno preciso al fine di rendere l’Italia docile ai poteri finanziari; a questo disegno non fa mancare la propria accondiscendenza il rieletto Napolitano il quale si dice favorevole a riforme costituzionali.
E’ auspicata insomma la formazione di un fronte unito in difesa della Costituzione: la legge che si deve applicare e non modificare.

Nel mentre il Governo Letta non fa altro che ripetere le stesse espressioni in ogni conferenza stampa; Enrico Letta ha iniziato a ripetere il mantra, inaugurato da Monti nella precedente legislatura, della vicinanza rispetto alla ripresa. Ciò non è vero in quanto le condizioni occupazionali non migliorano, anzi, le statistiche avvertono un aumento dei disoccupati per la fine del 2013.
La sensazione è quella di un governo plastico, caratterizzato da un immobilismo consolidato ma con un alone protettivo ad opera del politico Napolitano che, ricattando il Parlamento e affiancando sostanzialmente l’esecutivo, non consente di votare la sfiducia.  Un meccanismo tipico della forma di governo presidenziale che pone il presidente della repubblica a capo del governo. In questo modo la forma di governo parlamentare, prevista dalla nostra Costituzione, viene meno.

A difesa della Costituzione si è schierato il Partito dei Comunisti Italiani che ha intitolato, il suo settimo congresso “Ricostruire il partito comunista, unire la sinistra e attuare il programma della Costituzione”. Attraverso questo importante congresso, il PdCI ha rinnovato la segreteria nazionale eleggendo Cesare Procaccini, operaio metalmeccanico marchigiano, come segretario; e ha approvato un documento politico nel quale il partito si schiera dalla parte della Costituzione.
Durante questo congresso straordinario, nel quale il PdCI si è riorganizzato, si è potuto notare un certo disinteresse da parte dell’informazione che, ad eccezione di qualche testata, non ha prestato attenzione a quanto stava accadendo al partito. Questo mi porta a fare una riflessione sull’informazione: perché non occuparsi della vita di un partito? Perché censurare in questo modo un partito, che pur non rientrando in parlamento, è sempre un’organizzazione politica? E’ molto strano che tutta l’informazione si catalizzi sul congresso fantasma del Pd e non trasmetta ai cittadini l’attività di un altro partito. A mio giudizio l’informazione, i giornali, la televisione, la radio dovrebbe rendere partecipi i cittadini di tutto quello che accade; altrimenti non è informazione, è censura. Questo va al di là delle critiche     giornalistiche legittime che può ricevere la politica o un partito politico; si approda bensì all’omissione di una notizia che, per legge costituzionale, si deve pubblicare.

La condanna di Silvio Berlusconi a quattro anni per frode fiscale, confermata dalla Cassazione rimandando al tribunale di competenza la ridefinizione della pena accessoria, ha messo in allarme il PDL, ormai comitato di avvocati e difensori del dirigente.
I più alti vertici del partito hanno fatto quadrato attorno a Berlusconi gridando ala “sentenza politicizzata”. Il meccanismo messo in piedi per salvare il capo dall’opinione pubblica è culturalmente devastante: mistificando la realtà hanno costruito un copione, che esibiscono in pubblico, offensivo nei confronti della magistratura e lesivo della separazione dei poteri sancita dalla Costituzione. Sono ben conosciute tutte le leggi Ad Personam che il PDL ha presentato distruggendo poco a poco il ruolo della magistratura sottraendole la possibilità di svolgere il proprio ruolo. Un sistema di leggi “salva Berlusconi” che ha sistematicamente bloccato la giustizia qual’ora fosse arrivata a condannare il padrone indiscusso.
Adesso si è di fronte ad una soluzione obbligata dettata dalla legge Severino, votata anche dal PDL, che costringe all’incandidabilità tutti coloro siano stati condannati ad una pena superiore ai due anni di carcere. Alla luce di questo, Berlusconi, condannato a quattro anni, non può più essere ricandidato e rieletto.
Il 9 Settembre, alla giunta per le elezioni del Senato, è previsto l’incontro che dovrebbe stabilire l’espulsione di Berlusconi dall’ufficio di senatore. Al contrario di quello che sarebbe moralmente e giuridicamente giusto, ci sono dubbi sul voto della giunta in quanto, il ricatto del PDL di far cadere il governo in caso di espulsione del loro leader, pone dei dubbi al Pd il quale nutre un particolare entusiasmo verso l’esecutivo inconcludente di Letta.

Alla fine di tutto ciò è possibile comprendere come la Costituzione sia in grave pericolo e bisognosa di uno scudo di protezione. E’ inoltre lecito domandarsi quando si avrà una legge elettorale che rispetti il dettato costituzionale. Dal mio punto di vista è necessario elaborare una legge proporzionale in grado di rendere, le aule parlamentari, rappresentative di tutte le istanze della società come è definito dalla costituzione.

venerdì 2 agosto 2013

“La Costituzione stravolta nel silenzio”. L’appello contro la riforma presidenziale lanciato dal Fatto Quotidiano



In questi mesi la Costituzione si trova in una situazione di forte pericolo: stanno continuando, nell'assoluto silenzio estivo, i procedimenti al fine di stravolgere l'impianto istituzionale parlamentare.  E' in atto lo smembramento dell'articolo 138 che costituisce un prezioso scudo contro le riforme indiscriminate del testo costituzionale.
Il Fatto Quotidiano ha lanciato una petizione per fermare questo grave atto che, se portato a termine, aprirebbe le porte al presidenzialismo e al conseguente depauperamento del Parlamento.

Vi chiedo di aggiungere la vostra firma alle tante già raccolte al fine di fermare lo stravolgimento della Costituzione operato illeggittimamente dal Governo Letta e dalla sua maggioranza.

Firma l'appello promosso da Il Fatto Quotidiano contro la riforma presidenziale
 

domenica 7 luglio 2013

Pronta la censura anche per i blog




E' stato presentato dal PDL in Parlamento un DDL “ammazza blog”. Se questo disegno di legge dovesse essere approvato, si calpesterebbe un altro articolo della Costituzione: l'articolo 21 che sancisce il diritto di manifestazione del pensiero mediante qualsiasi mezzo di comunicazione.

I primi articoli pubblicati su questo tema parlavano di una legge contro Beppe Grillo. Di ciò non sono convinto. Il blog di Grillo è ormai un'industria dalla quale escono profitti molto alti grazie alla pubblicità presente sul sito. Bloccare quel blog significherebbe mettersi contro un numero di aziende abbastanza alto; situazione nella quale non penso si voglia incorrere.

E' presente un'altra questione che mi porta a pensare a Grillo non come al primo obiettivo del DDL: Beppe Grillo è diventato un personaggio popolare, in Italia e all'estero, il quale non ha più la necessità del web per manifestare le proprie idee. Anche se è nel suo intento far pensare il contrario, Grillo è su quasi tutti i telegiornali nazionali in qualsiasi fascia oraria, su tutti i giornali e anche sui radiogiornali. Quindi se il DDL presentato dovesse, orribilmente e tragicamente, chiudere il suo blog non perderebbe la possibilità di manifestare le proprie idee, anzi, aumenterebbe la sua popolarità passando da vittima di una legge incostituzionale.

Invece di Grillo, che a mio giudizio non sarebbe il primo bersaglio, esistono centinaia di siti e di blog che hanno fatto della libera informazione il loro baluardo, che se oscurati e denunciati, non avrebbero altra possibilità di rivendicare il loro diritto . Infatti la proposta di reato avanzata con questo disegno di legge è il reato di omesso controllo, a carico dei blogger, esteso anche ai commenti lasciati dai lettori sui siti.


La conseguenza che produrrebbe questo DDL, se fosse approvato, sarebbe la diffusione del terrore ad aprire spazi liberi di confronto, com’è per il blog al quale siete connessi in questo momento, che ha sempre lasciato piena libertà nel commentare gli articoli proposti senza mai attuare censure verso gli utenti.

Esprimo tutta la mia indignazione rispetto a questo disegno di legge, perciò prometto e dichiaro, in caso di approvazione, di non modificare nessuna condizione etica assunta in precedenza su questo blog, e di oppormi con tutte le mie forze alle misure incostituzionali che questa legge potrebbe introdurre.


sabato 6 luglio 2013

Gli appartamenti domotici di Corte Roncati a Bologna


Servizio realizzato dalla redazione del TGR Emilia Romagna. Quattro persone con disabilità, accompagnate dai loro educatori, hanno la possibilità di testare tecnologie avanzate le quali rendono più semplici azioni di vita quotidiana all'interno di un appartamento. Accade all'interno del centro ausili di Corte Roncati a Bologna.                                                            

giovedì 6 giugno 2013

La Costituzione: dal trionfo bolognese al nuovo attacco





 Siamo giunti a un momento storico nel quale è essenziale difendere, con metodo intransigente, la Costituzione italiana.

Si vive in compagnia di una legge che permette agli istituti privati di percepire soldi pubblici oltre alle rette mensili. Il Comitato Articolo 33 a Bologna, sostenuto dai partiti della sinistra bolognese, ha promosso il referendum consultivo del 26 Maggio scorso che con un eccellente risultato ha espresso il modello di finanziamento all’istruzione coincidente con il dettato costituzionale. D’ora in avanti, infatti, sperando che il sindaco abbia appreso il chiarissimo messaggio, a Bologna si finanzieranno esclusivamente le scuole d’infanzia pubbliche come previsto dall’articolo 33 della Carta.
E’ in atto un’espansione del Comitato Articolo 33 in varie città italiane per raggiungere il risultato bolognese su tutto il territorio nazionale.

Prendendo in considerazione invece la situazione nazionale è inevitabile individuare l’attacco perpetuo alla Costituzione da parte del “governo minestrone” presieduto da Letta, il nipote, che ha preso la Carta costituzionale come fosse una legge ordinaria dello Stato, senza notare l’importanza della fonte alla quale sta ponendo critiche, peraltro non perfettamente esatte.
Letta ha posto fra i suoi intenti lo stravolgimento della forma di governo modificandola nel modello presidenziale.

L’intento di Letta, per utilizzare un linguaggio appartenente alla Fisica, si potrebbe paragonare alla riforma della legge di gravità. Il mutamento della forma di governo nel modello presidenziale comporterebbe il controllo dell’intera parte seconda della Carta costituzionale, concernente l’ordinamento della Repubblica, e di alcuni articoli della prima sezione.

Lo scopo terrificante del Governo Letta è quello di assumere il ruolo di assemblea costituente toccando parti delicatissime dell’ordinamento che ne costruiscono il perfetto equilibrio di separazione fra i tre poteri sostenendo la democraticità del sistema istituzionale.
Alla guida del tragico attacco alla Costituzione il Governo ha posto una commissione bicamerale, che si sta formando in questi giorni, la quale sarà accompagnata da quaranta, “saggi” fra i quali sono presenti molte personalità appartenenti ai due gruppi istituiti da Napolitano prima della sua rielezione.

Una delle spiegazioni espresse da chi acconsente allo stravolgimento della Costituzione verte sull’incertezza del risultato elettorale; ovvero, affermano che adottando il presidenzialismo si arginerebbe il pericolo di incorrere nello stesso stallo parlamentare di due mesi fa.
Questa illustrazione è priva di qualsiasi fondamento logico e morale, poiché l’incertezza del risultato delle urne è conseguenza di una legge elettorale impropria e inadeguata. E’ inaccettabile l’imputazione al parlamentarismo del risultato delle ultime elezioni.
L’introduzione del presidenzialismo significherebbe aumentare esponenzialmente il potere di una carica dello Stato a scapito delle altre che perderebbero inevitabilmente potere.

Da Piazza Santo Stefano a Bologna il 2 Giugno Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelsky hanno lanciato un appello di unione alle forze democratiche di questo Paese in difesa della Costituzione; sulla stessa onda è l’Associazione politico-culturale Marx XXI che ha pubblicato un appello per la stessa causa.

E’ indispensabile difendere fermamente e in modo intransigente la Costituzione italiana frutto di lotte fisiche e morali le quali hanno liberato il Paese dal totalitarismo fascista. E’ necessario tutelare la Costituzione “più bella del mondo” per impedire, sia adesso sia in futuro, l’instaurazione di poteri oligarchici al governo del Paese. 
 

lunedì 27 maggio 2013

I rimborsi elettorali ai partiti?


Il Governo Letta, in questo momento drammatico nel quale bisognerebbe lavorare a ben altri provvedimenti, sta mettendo a punto un disegno di legge per abolire i rimborsi elettorali ai partiti.

Sarebbe molto semplice essere a favore dell'abolizione che è, sotto molti aspetti, una volontà di una determinata parte del Paese. Io invece non sono un apologeta dell'abolizione dei rimborsi elettorali; anzi, sono contrario.

I rimborsi elettorali rappresentano uno dei fattori del pluralismo partitico ed uno dei molteplici pilastri di una democrazia nella quale ogni cittadino, avente un determinato reddito, possa impegnarsi in politica. Questo secondo me non è solo un bel discorso da manuale, bensì è un concetto pratico della realtà democratica di un Paese che si ritiene tale. Eliminare i rimborsi elettorali significherebbe incentivare i finanziamenti privati ai partiti da parte di industrie, di multinazionali, di giganti globalizzati per i quali il benessere personale ha più valore di quello pubblico. La politica non è questo; la politica è gestione del pubblico attuando gli interessi del pubblico.

E' presente una dinamica che viene attuata dagli intervistati oppositori dei rimborsi elettorali: prendere ad esempio la condizione politica statunitense senza accorgersi che, negli Stati Uniti, vige un'organizzazione politica differente da quella italiana. La stessa organizzazione politica che consente il bipolarismo fra democratici e conservatori, la stessa che perpetua l'assenza di veri partiti di massa. Ciò si deve tenere in considerazione prima di fare, di un'organizzazione politica, il modello da seguire; si deve avere ben chiaro che si tratta di un modello differente da quello italiano. Negli Stati Uniti il capitale regna sovrano, si apre un largo spazio alle politiche lobbistiche, negli Stati Uniti non si rinuncia alle politiche guerrafondaie indipendentemente da quale schieramento ha la maggioranza.
E' un'assurdità eguagliare la situazione statunitense a quella italiana: significa ignorare un pezzo di storia.

In Italia i rimborsi elettorali non si devono abolire; piuttosto se ne deve regolamentare l'assegnazione attraverso, ad esempio, una commissione di tecnici e giudici i quali, in base a rendicontazioni dettagliate e adeguate, eroghino i finanziamenti. In tal modo si riuscirebbe ad evitare gli sprechi senza mettere mano alla possibilità, da parte di ciascun cittadino, di raggiungere l'impegno politico.
 

mercoledì 1 maggio 2013

il 26 Maggio salviamo la scuola pubblica





Il terzo comma dell’articolo 33 della Costituzione italiana recita: “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”.

La realtà però è diversa: si è raggirata questa disposizione costituzionale istituendo le scuole paritarie che pesano estremamente sulle casse comunali e statali..
L’articolo 33 tutela la scuola pubblica aperta a tutti, laica, gratuita; tuttavia nel Paese sono diffuse scuole private, a maggioranza cattolica, che gravano terribilmente sui conti pubblici pur non essendo autorizzate dalla Costituzione.
Oggi vengono apportati tagli pesantissimi alla scuola pubblica riducendola in condizioni comatose; ma restano inalterati i finanziamenti che, le amministrazioni locali e quella statale, versano nelle casse delle scuole private paritarie.
Il mancato rispetto della Costituzione in questo caso non è solo uno sfregio alla legge fondamentale dello Stato, ma consiste in un vero e proprio attentato all’istruzione pubblica che è il principale fattore per la formazione di cittadini democratici.

La condizione delle scuole per l’infanzia porta, in molti casi, alla scelta dei genitori a iscrivere i propri figli a scuole private, a pagarne la retta e a sottoscrivere progetti educativi non condivisi. Tutto ciò è sintomo di una situazione gravissima dell’istruzione pubblica, causata dalla mancanza di fondi, alla quale è necessario trovare una soluzione in tempi brevi. La soluzione la detta la nostra Costituzione non prevedendo i finanziamenti alle scuole private con risorse pubbliche.

Il Comitato Articolo 33 di Bologna, sostenuto dai partiti della sinistra, ha raccolto migliaia di firme ed ha portato il Sindaco della città Virgigno Merola ad indire un referendum consultivo per il 26 Maggio con il quale verrà chiesto ai cittadini bolognesi come investire i fondi comunali destinate alle scuole per l’infanzia.
Il quesito che verrà sottoposto ai cittadini sarà:
 “Quale fra le seguenti proposte di utilizzo delle risorse finanziarie comunali che vengono erogate secondo il vigente sistema delle convenzioni con le scuole d’infanzia paritarie a gestione privata ritieni più idonea per assicurare il diritto all’istruzione delle bambine e dei bambini che domandano di accedere alla scuola dell’infanzia?”
a) utilizzarle per le scuole comunali e statali
b) utilizzarle per le scuole paritarie private

Per tutelare la scuola pubblica, laica e gratuita il 26 Maggio votiamo l’opzione “A” e riportiamo l’attenzione sul dettato costituzionale.

Invito infine a visitare il sito web del Comitato articolo 33 sul quale trovate informazioni utili riguardo questo evento di grande importanza.

lunedì 1 aprile 2013

Le elezioni 2013 e l'entrata dei "grillini" in Parlamento


Le ultime elezioni ci hanno consegnato un risultato politicamente complesso che è espressione anche delle problematiche del sistema elettorale attuale.
Alla Camera il Centrosinistra ha ottenuto la maggioranza dei seggi grazie al premio attribuito su base nazionale; al Senato, invece, non è presente una maggioranza siccome nessuna forza politica ha ottenuto il premio di maggioranza assegnato su base regionale.


Alla luce di questo il Presidente della Repubblica, dopo un giro di consultazioni, ha incaricato il leader del PD di un mandato esplorativo per verificare la presenza di una maggioranza in grado di attribuire la fiducia ad un governo da lui presieduto. Le consultazioni di Bersani hanno dato esito negativo: per la conformazione del parlamento non è stata trovata una maggioranza sostenitrice di un’esperienza del genere.
Le forze politiche in grado di garantire a Bersani una maggioranza erano: il Movimento Cinque Stelle che ha posto l’assoluto dissenso nei confronti di un governo a guida PD e ad ogni opzione proveniente dai partiti ritenuti da Grillo come qualcosa di orribile; e il PDL che avrebbe accettato solo se ci fosse stata l’accoglienza di Alfano come Vicepresidente del governo. Il PD ha risposto non accogliendo la proposta del PDL.
Il Presidente della Repubblica, a seguito di un secondo giro di consultazioni, è arrivato alla decisione di istituire due gruppi di lavoro, politicamente eterogenei che stilino, in campo economico ed in quello istituzionale alcuni punti programmatici per un governo di larghe intese.

E’ molto interessante inoltre analizzare il comportamento del Movimento Cinque Stelle che non sembra cambiare approccio con il sistema istituzionale. Fra i punti proposti, dai due capigruppo di Camera e Senato a Napolitano nel primo giro di consultazioni, era presente la proposta di un referendum sull’euro che è palesemente anticostituzionale. Infatti, secondo l’articolo 75 della Costituzione, che norma il referendum abrogativo, non si possono indire referendum per la modifica di trattati internazionali.  Quindi una delle proposte su cui il Movimento Cinque Stelle ha basato la campagna elettorale è inapplicabile secondo un articolo della Costituzione che, fin a prova contraria, è la legge fondamentale dello Stato. Non è la sola mancanza di rispetto nei confronti della Costituzione perché, appena eletti i parlamentari, è scoppiata la polemica sull’intenzione del Movimento Cinque Stelle di sottoporre, ogni eletto del gruppo parlamentare, a una votazione online per stabilire la qualità del mandato e sostituire il membro del gruppo qualora riportasse meno successo. Questa proposta è in perfetto conflitto con l’articolo sessantasette della Costituzione il quale sancisce che ogni membro del parlamento non è soggetto a nessun vincolo di mandato. Tuttavia non sarebbe accettabile, poiché la votazione online esclude moltissimi membri del corpo elettorale che non potrebbero esercitare il diritto di voto.
La dipendenza dalla rete del Movimento si paleserà un atto autolesionista in quanto, il rifiuto ai rapporti con la stampa tradizionale, consiste in un principio di disinformazione verso quelle fasce di corpo elettorale distante dal web e dal mondo digitale.

Il Movimento di Grillo non ha calcolato, per la seconda volta, la possibilità di ricevere voti; credeva di ottenere un numero di seggi che gli permettesse di far opposizione all’interno del parlamento e di continuare sull’onda dell’antipartitismo. Invece, sotto gli occhi increduli dei candidati, ha conquistato una fetta di Camera e Senato entrando a far parte delle forze politiche necessarie per la costruzione di un governo. Nonostante questo i parlamentari cinque stelle procedono con la loro filosofia antipolitica e antipartitica non percependo la responsabilità politica della situazione.

Sono molte le ipotesi in campo per il futuro: per adesso non è possibile parlare di elezioni anticipate perché il Presidente della Repubblica ha il mandato in scadenza quindi non può esercitare il potere di scioglimento delle camere. Tuttavia non potrà essere una legislatura quinquennale perché vede un parlamento scomposto, senza una maggioranza solida in entrambe le camere e formato da quattro poli incompatibili fra loro.


sabato 26 gennaio 2013

Elezioni politiche 2013


Dopo tredici mesi di Governo Monti mantenuto in piedi da maggioranze al limite del reale, il 24 e il 25 Febbraio si vota ripristinando la fisiologia democratica del Paese. Dalla caduta del Governo Berlusconi fin adesso sono accaduti fatti molto importanti di cui si ha buona testimonianza dalla stampa e dai siti internet che si occupano, come questo blog, di informazione.
Tuttavia è necessario fare un po’ di chiarezza sulle formazioni che si troveranno sulle schede elettorali, quella del Governo Monti non è stata una fase tecnica, tutt’altro, si è rivelata una fase politica al cento per cento tant’è che ha scatenato conseguenze dirette sulle alleanze presentate alle elezioni.

La strana maggioranza che ha sostenuto il Governo di Mario Monti è stata composta da PD, PDL, scisso dalla Lega Nord, UDC, con l’appoggio di Gianfranco Fini e altri collocabili nel Centro. Questo è molto importante ricordarselo per comprendere il panorama politico che si presenterà alle elezioni.

Dicembre 2012: il PDL, durante una seduta alla Camera, revoca la fiducia a Monti; il professore si dimette dalla carica di Presidente del Consiglio segnando la fine del Governo Monti. Non è finita: pochi giorni dopo, per volontà dei centristi e una parte di società civile, Monti forma una lista con la quale concorrerà alle elezioni. Scelta Civica con Monti per l’Italia è una lista composta da membri della società civile che come programma ha adottato l’agenda stilata dal professore bocconiano; per la Camera concorrerà coalizzata ad altre due liste, FLI e UDC che dovranno correre senza il nome di Monti, bensì con i nomi dei rispettivi leader Fini e Casini. Invece per il Senato concorreranno unite con la dicitura “Con Monti per l’Italia”.

Lasciamo per un attimo il Centro per osservare la situazione a Sinistra tuttavia il nome di Monti ritornerà. PD e SEL sono ufficialmente coalizzate con Pier Luigi Bersani candidato Premier. In quest’alleanza si osserva una disuguaglianza fra i due partiti: il PD sta trascinando SEL, ed il suo leader, in prese di posizione senza tenere presente la sua linea politica. Il PD si sta avvicinando progressivamente al Centro di Monti trascinando con sé Vendola, fin dall’inizio all’opposizione del Governo Monti. In quest’azione scorgo una sperequazione del potere all’interno della coalizione Pd-SEL causata dall’aspirazione ostinata di Bersani, non dichiarata, di aprire un rapporto con “Scelta civica con Monti per l’Italia”.

L’atteggiamento di Bersani fa immaginare una futura alleanza con Monti, indubbiamente a volte il leader PD sembra distanziarsi dal Centro per poi riavvicinarsi di nuovo. E’ il segreto di Pulcinella: è facile pensare a una futura unione col Centro. Il quesito si pone spontaneo? SEL continuerà ad essere sottomessa dal PD, o reagirà staccandosi per continuare coerentemente ad attaccare Monti e le sue politiche? Questo dovrebbe incuriosire molto.

Fin ad ora abbiamo parlato del Centrosinistra, ma alle elezioni sarà decisiva anche Rivoluzione Civile: la lista formata da società civile e politici, sostenuta da: Partito dei Comunisti Italiani, Rifondazione Comunista, Italia dei Valori, Movimento Arancione, Federazione dei Verdi e guidata da Antonio Ingroia candidato premier. Questa lista è una fra le novità delle elezioni 2013, contro il “montismo” e il “berlusconismo” si candida ponendo come principio cardine la Costituzione Italiana. E’una lista nuova che candida persone motivate a raddrizzare l’Italia attraverso una rivoluzione civile che applichi la lotta alla mafia per estinguerla, che applichi l’equità sociale, che preservi la scuola pubblica, la sanità pubblica, la ricerca e molte altre azioni per impedire la violazione dei diritti civili sanciti dalla Costituzione italiana. Rivoluzione Civile rappresenta la vera Sinistra unita candidata per attuare un cambiamento radicale in Italia. Il PD si è rivelato attratto dal Centro di Monti con le risposte negative alla richiesta di alleanza da parte di Rivoluzione Civile che, per questo, ha chiuso le porte ai democratici dopo svariati tentativi di unione. Bersani ha dimostrato di non voler una Sinistra ma di voler sempre più trascinare il PD verso correnti centriste.

Passiamo ora al Centrodestra all’interno del quale, il ritorno del proprietario Silvio Berlusconi alla guida del PDL, ha riportato il partito alla vecchia gestione causando dei cambiamenti all’interno di esso. In particolare ha portato alla scissione dell’ala AN del PDL, che ha costituito una nuova lista: “Fratelli d’Italia”, la quale candida Premier Giorgia Meloni. “Fratelli d’Italia” rimane tuttavia coalizzata con il PDL e la Lega Nord, che dopo la caduta del Governo Monti si è riunita a Berlusconi.

Alle elezioni 2013 si presenterà anche il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo che, forse per le nuove forze politiche candidate, ha perso consensi. Tuttavia rimane un movimento che con ogni probabilità siederà in Parlamento nella prossima legislatura. Non è possibile posizionarlo nel quadro Sinistra Destra; rimane ancora un movimento di protesta che, probabilmente per questo, non è collocabile in una delle due categorie.
Presumibilmente in virtù della nascita di altre liste più propositive e che non si limitano a criticare ma a portare idee, giuste o sbagliate, per migliorare il Paese il movimento sta perdendo consensi.
Gli ultimi episodi che hanno visto Grillo silenziare militanti del movimento a causa del loro dissenso sul comportamento del leader, hanno portato ad una disaffezione dell’elettorato cinque stelle in quanto non sembra più regnare la democrazia all’interno del gruppo capitanato dal comico genovese.

Non percepisco un panorama così confuso come qualcuno dichiara; è importante contestualizzare le varie liste per ottenere un quadro ben definito. Ulteriori ausili per, attuare un’azione di partecipazione cioè di scelta, attraverso una corretta informazione, del partito o della lista a cui si vuole dare il voto possono essere i siti web ufficiali sui quali sono pubblicati i programmi. Credo che sia una semplificazione assai troppo banale affermare la crisi d’indecisione a causa dell’affollamento di simboli presentati alle elezioni. A mio parere non si deve imputare l’indecisione alle molte forze candidate. E’ necessario informare di tutte le sfumature politiche presenti per trasformare il quadro confuso in un perfetto dipinto dal quale è possibile cogliere tutte le venature che permettono all’elettore di scegliere arrivando a conoscere la totalità della situazione politica.

Si parte sicuramente col piede sbagliato affermando che Destra e Sinistra non esistono più; per quanto mi riguarda continuerò sempre ad usare la distinzione appena citata perché credo che faccia parte del bagaglio storico di valori e ideologie intrinsecamente appartenenti ad ogni forza politica.
 

martedì 1 gennaio 2013

Dal gruppo facebook del blog


In questo ultimo giorno del 2012 vorrei aprire una parentesi riguardo un tema a cui non ho dedicato molto spazio: i magistrati.

In questi anni abbiamo assistito ad una critica terribile alla magistratura, una critica non politica ma culturale. "Toghe rosse" è un appellativo devastante che va ad offendere il terzo potere dello Stato italiano accusandolo di emettere sentenze politiche. Vent'anni di berlusconismo hanno insediato la paura della magistratura trasformandola in un nemico da combattere. E' ora di finirla con la battaglia contro la magistratura, è ora di finirla per consentire un'educazione al rispetto nei confronti di tale potere, è ora di finirla per non tramandare quest'ostilità alle future generazioni.
Da cittadino lo trovo altamente offensivo combattere uno dei tre poteri dello Stato, lo trovo inrispettoso nei confronti di tutti i magistrati che rischiano la vita tutti i giorni portando avanti indagini fondamentali per il Paese.

In questi giorni si sta assistendo ad una critica nei confronti di magistrati che hanno deciso di entrare in politica. E' una critica assurda che va ad offendere i diritti civili e politici; tutti possono iniziare un'avventura politica. Personalmemte non vedo il motivo di criticare un magistrato per la sua volontà di approcciarsi alla politica, anzi, sostengo che questo possa portare un beneficio al Paese.

Auguurando un buon anno a tutti vi aspetto nel 2013 che vedrà una campagna elettorale lampo che seguiremo, con coloro che lo vorranno, insieme. Ricordo che a Gennaio il blog festeggerà il quinto anno di vita. Voglio annunciare un ringraziamento a tutti coloro che seguono le attività de "Il Blog di Federico Feliziani" permettendo al sito di continuare ad esistere. Una novità travolgerà il Blog nel 2013...