sabato 13 ottobre 2012

Lettera di un giovane insegnante di sostegno precario indirizzata al Ministro dell'Istruzione Pubblica Francesco Profumo


Giovanni Giuseppe Nicosia, un giovane insegnante di sostegno precario, scrivve una lettera al Ministro dell'Istruzione Pubblica Francesco Profumo.

Bologna 12/10/2012
 Eccellenza,
al momento della Sua nomina a Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca molti insegnanti e molti lavoratori della Scuola hanno pensato che fosse finalmente giunta ad una così alta ed importante carica una persona competente. Un professore universitario, membro di un Governo tecnico, cioè sciolto da ogni interesse politico e libero di perseguire solo l'efficienza ed il bene della Scuola, pensavamo, la risolleverà dalla situazione penosa in cui i predecessori l'hanno cacciata. E invece fin dalle Sue prime dichiarazioni e provvedimenti abbiamo capito che le nostre speranze sono destinate all'ennesima frustrazione e che il sistema della Scuola è in grave pericolo.
Rischia di morire, ucciso dall'incompetenza e dall'ignoranza di chi dovrebbe saperlo gestire. Sostegno ai disabili Una delle Sue prime dichiarazioni ha riguardato il Sostegno e l'inclusione dei disabili, peculiarità italiana che gli studiosi di molti Paesi stanno cercando di adattare alle loro situazioni specifiche.

Lei ha dichiarato che gli Insegnanti di sostegno non sarebbero necessari perché ci sono sempre Insegnanti più sensibili che si occupano anche di chi è in difficoltà, che quindi non sarebbe abbandonato.
Ma Lei lo sa che cosa fanno questi Insegnanti tutte le mattine a Scuola? Lo sa quanto hanno dovuto prepararsi, quanto è complicato il loro lavoro, che contatti debbono tenere con famiglie, personale sanitario, Comuni, Centri di Formazione e molti altri enti? Lo sa che cosa debbono ogni giorno inventare per superare difficoltà che spesso provengono proprio dalle carenze del Suo ministero? Lo sa che, nonostante ogni tanto prendano morsi o lividi, è spesso l'attaccamento ai loro studenti, la loro volontà ostinata, il fatto talora che non si tirino indietro ad asciugare una bocca sbavata o pulire un sedere (spesso chi è preposto a queste funzioni è occupatissimo in altre) che permette alla Scuola di funzionare? No, da quanto dice sembra proprio che non lo sappia. Concorso Poi, benché ci siano graduatorie lunghissime piene di insegnanti abilitati che lavorano nella scuola da tantissimo tempo in modo precario, ha bandito un concorso a cattedre cui i giovani non potranno partecipare, dato che non ci sono giovani che soddisfano i requisiti per essere ammessi, già abilitati o laureati prima del 2001.
Si tratterà solo di un rimescolo tra gli stessi precari che sono in graduatoria da anni. Il denaro che così si sprecherà poteva essere risparmiato assumendo direttamente gli insegnanti in graduatoria, i soli che, in fin dei conti, parteciperanno. E poteva essere usato per pagare i debiti che il Ministero ha con le Scuole e le altre strutture periferiche. Non lo sa quanto ci dovete? Non sa che i Presidi e le Segreterie fanno i salti mortali per pagare i supplenti perché i soldi non arrivano o arrivano con tempi inammissibili in ogni altro settore produttivo? Anche qui da quanto asserisce pare che non lo sappia.

 Insegnamento della Religione Cattolica
Un'altra Sua dichiarazione aveva un'apparenza progressista: di fronte ad una composizione sempre più multiculturale delle classi delle scuole italiane sembra a molti un anacronismo che venga insegnata la Religione Cattolica.
C'è chi da tempo è andato anche più lontano, ritenendo che tale insegnamento sia addirittura un offensivo retaggio del passato. Peccato però che per rivedere questa situazione sarebbe necessario ridiscutere i Patti Lateranensi, quei trattati con cui venne dolorosamente ricomposta una delle più grandi fratture della storia del nostro Paese, cioè quella tra lo Stato e la Chiesa. L'insegnamento della Religione Cattolica fu uno dei punti di discussione più spinosi anche quando i Padri Costituenti dettero forma al nostro Paese.
 Accettandolo in quella occasione i Comunisti sbloccarono i lavori di redazione della Carta Fondamentale che sembravano essersi arenati. Ma Lei queste cose non le ha studiate al liceo? Agli esami di maturità chi non si ricorda la questione dei Patti Lateranensi lo bocciamo. Certamente si tratta di un aspetto discutibile del nostro ordinamento scolastico, ma per metterlo seriamente in discussione sarebbe necessario un dibattito politico e culturale di larga scala, che coinvolgesse anche poteri istituzionali decisamente maggiori del Suo.

Gli insegnanti di matematica delle scuole medie Ha infine dichiarato che la vera debolezza del nostro sistema scolastico sarebbe rappresentata dalle scuole medie a causa delle pessime modalità di reclutamento degli insegnanti di matematica e scienze che vi insegnano, laureati in tantissime diverse materie.
Che il segmento scolastico con le maggiori difficoltà sia quello delle scuole secondarie di primo grado è senza dubbio vero, ma mettere in relazione questa evidenza con le modalità di selezione degli insegnanti è decisamente grottesco. Quale sarebbe, secondo Lei, un corso di laurea tale da poter fornire una preparazione tanto vasta necessaria ad insegnare materie ed argomenti così diversificati? Chi può dirsi competente in Matematica, Scienze Naturali, Chimica, Fisica, Biologia, e in tutte quelle altre discipline che si debbono insegnare in quella fascia d'età nelle ore di Matematica e Scienze?

Negli ultimi venti anni l'accesso alla professione di insegnante è stato regolato da una ridda di norme mutevoli ed inoltre il precariato falsa tutto il senso della nostra professione. Inoltre i salari degli insegnanti e la loro condizione sociale per molto tempo sono stati tali da renderla poco appetibile di per sé e da farne un ripiego per quanti non riuscivano ad inserirsi in contesti più redditizi e prestigiosi. Se da ultimo qualche cosa è cambiato è solo per causa della crisi economica e dell'aggravarsi della deindustrializzazione. Quale motivazione possiamo avere nel nostro lavoro?
Ma Lei, che queste cose sembra ignorarle, dove ha vissuto negli ultimi venti anni?
Il bastone e la carota La Sua ultima dichiarazione sulla necessità della popolazione italiana di “allenarsi” e sull'opportunità di usare “il bastone e la carota, ma soprattutto il bastone” ricorda troppo nettamente il nostro passato dittatoriale. Altri ministri avevano l'abitudine di ricorrere ad immagini metaforiche legate alla competizione ed all'atletica, altri ministri hanno parlato di bastone e di carote, ma erano gli incivili servi di un regime che faceva dell'oppressione, dell'esclusione sociale e della guerra la sua regione di esistere.

La democrazia ha sconfitto quel sistema. Ma il suo fondamento è l'educazione alla partecipazione, alla discussione ed alla cultura in generale. Ogni cittadino è prezioso per il nostro Paese e lo Stato deve assicurargli le risorse materiali e culturali per contribuire alla vita civile. Non c'è spazio nel nostro Paese per bastoni e carote perché vogliamo essere cittadini democratici e responsabili. Non ci sono nella Costituzione. Su questo Le faremo la più inflessibile resistenza, perché non siamo disposti a rinunciare al bene più prezioso che la Resistenza ci ha dato: l'amore per la libertà. Bastone e carota  le lasci alle bestie, caro Ministro!

Sapremo beffare ogni bastone, rifiutare ogni carota, rovesciare ogni dittatura come abbiamo già fatto, perché siamo cittadini e non sudditi! Lo abbiamo già fatto, come Lei dovrebbe sapere, e lo rifaremo se sarà necessario. Insegneremo ai nostri studenti ad essere cittadini, a partecipare e ad esercitare il loro diritto di critica, nonostante tutte le difficoltà che i nemici della democrazia, ovunque siano, cercheranno di creare. Questa cosa del bastone e della carota proprio non doveva dirla. É indegna di un ministro di un Paese democratico quale vorrei ancora credere sia l'Italia. È indegna della cultura che ha dato origine a tanta civiltà e tanta bellezza.

Chieda scusa ai cittadini. Rimedi alla figura indegna che ha fatto. Altre Sue dichiarazioni sulla modernizzazione dei sistemi di insegnamento e di gestione, sui tablet, e su mille altre cose, che sarebbero anche condivisibili in altra situazione, sembrano del tutto inadeguate alle condizioni effettive in cui versa la nostra scuola Eppure Lei dispone di una schiera di tecnici (di veri tecnici) estremamente competenti che hanno studiato la società italiana e la sua scuola in quasi ogni suo aspetto, redigendo studi e statistiche e pubblicandone esaurienti rapporti. Sia nelle sedi più periferiche, sia anche vicinissimo a Lei ci sono fonti di informazione formidabili. Questi esperti sono i Suoi esperti. Lavorano da anni raccogliendo anche le segnalazioni dei docenti, degli studenti e delle famiglie. Se spesso la loro competenza è stata trascurata da molti dei Suoi predecessori, adesso è ora che venga sfruttata e valorizzata come merita.

Infine la più grande speranza che nutrivamo era che sbrogliasse la complicata situazione dei precari, insegnanti spesso qualificatissimi, con anni di esperienza, che sono costretti a lavorare per periodi brevi cambiando spesso sede. Ma per noi “sede” significa soprattutto “classe”, “studenti e genitori”, “persone”, in una professione in cui il rapporto sociale costruito è tutto.
Quest'anno non ci pagherete nemmeno le ferie non godute e non ci permetterete di prenderle, cioè in fin dei conti ci priverete di un diritto consolidato per tutti i lavoratori, ci infliggerete un'ingiustizia palese. Ma non Vi rendete conto del male che fate alla società umiliando la nostra categoria? Demotivati e privati dei mezzi per lavorare bene svolgeremo sempre peggio la nostra funzione importantissima. Eppure noi siamo necessari, siamo molto più necessari di Lei, che presto passerà a fare qualcos'altro e sarà dimenticato.

Ci pensi durante le Sue ferie, mentre mangerà ostriche in qualche luogo incantevole, che nella vita di molti e molti studenti e ciascuno di noi, umili insegnanti precari senza ferie né salario per due mesi l'anno, sarà molto più importante di Lei.
L'insegnante di sostegno precario Giovanni Giuseppe Nicosia
E quanti altri vorranno sottoscrivere questa lettera.

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