Giovanni Giuseppe Nicosia, un giovane insegnante di sostegno precario, scrivve una lettera al Ministro dell'Istruzione Pubblica Francesco Profumo.
Bologna 12/10/2012
Eccellenza,
al momento della Sua nomina a Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca molti insegnanti e molti lavoratori della Scuola hanno pensato che fosse finalmente giunta ad una così alta ed importante carica una persona competente. Un professore universitario, membro di un Governo tecnico, cioè
sciolto da ogni interesse politico e libero di perseguire solo l'efficienza ed il bene della Scuola, pensavamo, la risolleverà dalla situazione penosa in cui i predecessori l'hanno cacciata.
E invece fin dalle Sue prime dichiarazioni e provvedimenti abbiamo capito che le nostre speranze sono destinate all'ennesima frustrazione e che il sistema della Scuola è in grave pericolo.
Rischia di morire, ucciso dall'incompetenza e dall'ignoranza di chi dovrebbe saperlo gestire.
Sostegno ai disabili
Una delle Sue prime dichiarazioni ha riguardato il Sostegno e l'inclusione dei disabili, peculiarità italiana che gli studiosi di molti Paesi stanno cercando di adattare alle loro situazioni specifiche.
Lei ha dichiarato che gli Insegnanti di sostegno non sarebbero necessari perché ci sono sempre Insegnanti più sensibili che si occupano anche di chi è in difficoltà, che quindi non sarebbe abbandonato.
Ma Lei lo sa che cosa fanno questi Insegnanti tutte le mattine a Scuola? Lo sa quanto hanno dovuto prepararsi, quanto è complicato il loro lavoro, che contatti debbono tenere con famiglie, personale sanitario, Comuni, Centri di Formazione e molti altri enti? Lo sa che cosa debbono ogni giorno inventare
per superare difficoltà che spesso provengono proprio dalle carenze del Suo ministero?
Lo sa che, nonostante ogni tanto prendano morsi o lividi, è spesso
l'attaccamento ai loro studenti, la loro volontà ostinata, il fatto talora
che non si tirino indietro ad asciugare una bocca sbavata o pulire un sedere (spesso chi è preposto a queste funzioni è occupatissimo in altre) che permette alla Scuola di funzionare?
No, da quanto dice sembra proprio che non lo sappia.
Concorso
Poi, benché ci siano graduatorie lunghissime piene di insegnanti abilitati che lavorano nella scuola da tantissimo tempo in modo precario, ha bandito un concorso a cattedre cui i giovani non potranno partecipare, dato che non ci sono giovani che soddisfano i requisiti per essere ammessi, già abilitati o laureati prima del 2001.
Si tratterà solo di un rimescolo tra gli stessi precari che sono in graduatoria da anni.
Il denaro che così si sprecherà poteva essere risparmiato assumendo direttamente gli insegnanti in graduatoria, i soli che, in fin dei conti, parteciperanno. E poteva essere usato per pagare i debiti che il Ministero ha con le Scuole e le altre strutture periferiche.
Non lo sa quanto ci dovete? Non sa che i Presidi e le Segreterie fanno i salti mortali per pagare i supplenti perché i soldi non arrivano o arrivano con tempi inammissibili in ogni altro settore produttivo?
Anche qui da quanto asserisce pare che non lo sappia.
Insegnamento della Religione Cattolica
Un'altra Sua dichiarazione aveva un'apparenza progressista: di fronte ad una composizione sempre più multiculturale delle classi delle scuole italiane sembra a molti un anacronismo che venga insegnata la Religione Cattolica.
C'è chi da tempo è andato anche più lontano, ritenendo che tale insegnamento sia addirittura un offensivo retaggio del passato.
Peccato però che per rivedere questa situazione sarebbe necessario ridiscutere i Patti Lateranensi, quei trattati con cui venne dolorosamente ricomposta una delle più grandi fratture della storia del nostro Paese, cioè quella tra lo Stato e la Chiesa. L'insegnamento della Religione Cattolica fu uno dei punti
di discussione più spinosi anche quando i Padri Costituenti dettero forma al nostro Paese.
Accettandolo in quella occasione i Comunisti sbloccarono i lavori di redazione della Carta Fondamentale che sembravano essersi arenati.
Ma Lei queste cose non le ha studiate al liceo? Agli esami di maturità chi non si ricorda la questione dei Patti Lateranensi lo bocciamo.
Certamente si tratta di un aspetto discutibile del nostro ordinamento
scolastico, ma per metterlo seriamente in discussione sarebbe necessario un dibattito politico e culturale di larga scala, che coinvolgesse anche poteri istituzionali decisamente maggiori del Suo.
Gli insegnanti di matematica delle scuole medie
Ha infine dichiarato che la vera debolezza del nostro sistema scolastico sarebbe rappresentata dalle scuole medie a causa delle pessime modalità di reclutamento degli insegnanti di matematica e scienze che vi insegnano, laureati in tantissime diverse materie.
Che il segmento scolastico con le maggiori difficoltà sia quello delle scuole secondarie di primo grado è senza dubbio vero, ma mettere in relazione questa evidenza con le modalità di selezione degli insegnanti è decisamente grottesco. Quale sarebbe, secondo
Lei, un corso di laurea tale da poter fornire una preparazione tanto vasta necessaria ad insegnare materie ed argomenti così diversificati? Chi può dirsi competente in Matematica, Scienze Naturali, Chimica, Fisica, Biologia, e in tutte quelle altre discipline che si debbono insegnare in quella fascia d'età nelle ore di Matematica e Scienze?
Negli ultimi venti anni l'accesso alla professione di insegnante è stato regolato da una ridda di norme mutevoli ed inoltre il precariato falsa tutto il senso della nostra professione. Inoltre i salari degli insegnanti e la loro condizione sociale per molto tempo sono stati tali da renderla poco appetibile di per sé e da farne un ripiego per quanti non riuscivano ad inserirsi in contesti più redditizi e prestigiosi. Se da ultimo qualche cosa è cambiato è solo per causa della crisi economica e dell'aggravarsi della deindustrializzazione. Quale motivazione possiamo avere nel nostro lavoro?
Ma Lei, che queste cose sembra ignorarle, dove ha vissuto negli ultimi venti anni?
Il bastone e la carota
La Sua ultima dichiarazione sulla necessità della popolazione italiana di “allenarsi” e sull'opportunità di usare “il bastone e la carota, ma soprattutto il bastone” ricorda troppo nettamente il nostro passato dittatoriale. Altri ministri avevano l'abitudine di ricorrere ad immagini metaforiche legate alla competizione ed all'atletica, altri ministri hanno parlato di bastone e di carote, ma erano gli incivili servi di un regime che faceva dell'oppressione, dell'esclusione sociale e della guerra la sua regione di esistere.
La democrazia ha sconfitto quel sistema. Ma il suo fondamento è l'educazione alla partecipazione, alla discussione ed alla cultura in generale. Ogni cittadino è prezioso per il nostro Paese e lo Stato deve assicurargli le risorse materiali e culturali per contribuire alla vita civile. Non c'è spazio nel nostro Paese per bastoni e carote perché vogliamo essere cittadini democratici e responsabili. Non ci sono nella Costituzione.
Su questo Le faremo la più inflessibile resistenza, perché non siamo disposti a rinunciare al bene più prezioso che la Resistenza ci ha dato: l'amore per la libertà. Bastone e carota le lasci alle bestie, caro Ministro!
Sapremo beffare ogni bastone, rifiutare ogni carota, rovesciare ogni dittatura come abbiamo già fatto, perché siamo cittadini e non sudditi! Lo abbiamo già fatto, come Lei dovrebbe sapere, e lo rifaremo se sarà necessario. Insegneremo ai nostri studenti ad essere cittadini, a partecipare e ad esercitare il loro diritto di critica, nonostante tutte le difficoltà che i nemici della democrazia, ovunque siano, cercheranno di creare.
Questa cosa del bastone e della carota proprio non doveva dirla. É indegna di un ministro di un Paese democratico quale vorrei ancora credere sia l'Italia.
È indegna della cultura che ha dato origine a tanta civiltà e tanta bellezza.
Chieda scusa ai cittadini. Rimedi alla figura indegna che ha fatto.
Altre Sue dichiarazioni sulla modernizzazione dei sistemi di insegnamento e di gestione, sui tablet, e su mille altre cose, che sarebbero anche condivisibili in altra situazione, sembrano del tutto inadeguate alle condizioni effettive in cui versa la nostra scuola
Eppure Lei dispone di una schiera di tecnici (di veri tecnici) estremamente competenti che hanno studiato la società italiana e la sua scuola in quasi ogni suo aspetto, redigendo studi e statistiche e pubblicandone esaurienti rapporti.
Sia nelle sedi più periferiche, sia anche vicinissimo a Lei ci sono fonti di informazione formidabili. Questi esperti sono i Suoi esperti. Lavorano da anni raccogliendo anche le segnalazioni dei docenti, degli studenti e delle famiglie.
Se spesso la loro competenza è stata trascurata da molti dei Suoi
predecessori, adesso è ora che venga sfruttata e valorizzata come merita.
Infine la più grande speranza che nutrivamo era che sbrogliasse la
complicata situazione dei precari, insegnanti spesso qualificatissimi, con anni di esperienza, che sono costretti a lavorare per periodi brevi cambiando spesso sede. Ma per noi “sede” significa soprattutto “classe”, “studenti e genitori”, “persone”, in una professione in cui il rapporto sociale costruito è tutto.
Quest'anno non ci pagherete nemmeno le ferie non godute e non ci
permetterete di prenderle, cioè in fin dei conti ci priverete di un diritto consolidato per tutti i lavoratori, ci infliggerete un'ingiustizia palese.
Ma non Vi rendete conto del male che fate alla società umiliando la nostra categoria? Demotivati e privati dei mezzi per lavorare bene svolgeremo sempre peggio la nostra funzione importantissima.
Eppure noi siamo necessari, siamo molto più necessari di Lei, che presto passerà a fare qualcos'altro e sarà dimenticato.
Ci pensi durante le Sue ferie, mentre mangerà ostriche in qualche luogo incantevole, che nella vita di molti e molti studenti e ciascuno di noi, umili insegnanti precari senza ferie né salario
per due mesi l'anno, sarà molto più importante di Lei.
L'insegnante di sostegno precario
Giovanni Giuseppe Nicosia
E quanti altri vorranno sottoscrivere questa lettera.
sabato 13 ottobre 2012
martedì 9 ottobre 2012
L'Italia alla vigilia dell'anno elettorale
Si è aperta una stagione molto calda, è alle porte l’anno delle elezioni politiche, i partiti sono nel pieno della loro crisi e si sta allargando sempre più la voragine di sfiducia da parte degli elettori.
Sono molte le questioni da discutere, dalla crisi politica
alle primarie del PD, dall’argomento propagandistico e demagogico del rinnovo
generazionale in politica alla candidatura di Matteo Renzi alle elezioni per
scegliere l’aspirante premier all’interno del PD, dal mistero di Silvio
Berlusconi alle visioni del Presidente Monti a proposito della fine della crisi
economica, dai deliri dei ministri tecnici agli episodi di scarsa democrazia.
Insomma gli argomenti da trattare sono molti e di un’importanza indiscutibile
per il futuro del Paese.
Iniziamo dalle famose primarie del PD che stanno
scombussolando la scena politica. Uno dei molti candidati alle elezioni
dell’aspirante premier all’interno del PD, e forse della coalizione indefinita
di centrosinistra, è Matteo Renzi, principale sfidante di Pierluigi Bersani, anche
conosciuto come il sindaco di Firenze e come il “Rottamatore”. E’ proprio con
questo appellativo che ha iniziato la sua campagna elettorale riscuotendo molto
successo; la presentazione di Renzi si accompagna spesso e volentieri con
l’affermazione e lo slogan sullo spazio ai giovani in politica.
Renzi risponde a quella fetta di elettori alla ricerca del
rinnovo generazionale in politica. Ma, siamo veramente sicuri che vogliamo
affrontare lo stesso pericolo della città di Parma con il giovane sindaco
Pizzarotti? Non è la stessa cosa per Renzi in quanto ricopre da tempo un ruolo
importante, tuttavia questo rispettabilissimo sentimento generale del “politico
giovane” va chiarito. Va
specificata la richiesta: si vogliono giovani qualsiasi o si valuta anche
l’offerta politica che possono offrire alla società?
A questa richiesta generale è presumibile che abbiano
contribuito alcuni episodi che hanno condotto l’elettore a scartare gli esperti
e a voler tentare con i giovani. Si sta inoltre producendo un vero e proprio
stereotipo terribile nei confronti del “politico”, un disagio terrificante per chi
svolge il proprio ruolo con dedizione e un vero problema alla vigilia di un
anno elettorale.
La frase che molto spesso si sente dal Presidente del
Consiglio Mario Monti non ha fondamenti solidissimi: il professore sostiene di
vedere la fine di questa crisi economica. Non si sa su che basi lo possa
affermare, forse dal calo dello spread o da fonti europee; tuttavia il quadro
sociale, le condizioni di vita degli esseri umani che lavorano, che vanno a
scuola, non sono rosee, anzi, da questi fattori si osserva una situazione
comatosa. Ricordo, e non smetterò mai di ripeterlo, che è necessario
osservare la condizione dei cittadini per percepire lo stato di evoluzione
della crisi, lo spread è un dato prodotto da una differenza, che sicuramente
non ha la stessa importanza delle vite delle persone che trascorrono il proprio
presente, vivranno il loro futuro, educheranno i loro figli e li dovranno
mantenere. Lo spread sarà sicuramente un metro di valutazione ma non è l’unico,
non è il solo strumento per valutare la situazione.
Intanto, in questo bel quadro pacifico, i ministri tecnici
stanno dando sfoggio alle proprie velleità artistiche producendo decreti come
computer; l’unico piccolo problema è che questi decreti, o non apportano alcun
cambiamento, o producono delle catastrofi all’interno della società. Il
ministro Balduzzi ha composto un disegno di legge contro le dipendenze da gioco
d’azzardo e dal fumo: le proposte contenute dalla legge non operano una vera
lotta alle dipendenze sopracitate.
La legge prevede una tassa sulle bibite gassate; l’allontanamento di
giochi d’azzardo, lotto, video poker di almeno 200 metri da scuole, centri
anziani e parrocchie; multa da 1000 Euro per le tabaccherie che vendono
sigarette a minori di diciotto anni.
Tutti questi provvedimenti non creano le condizioni per le
quali venga repressa l’esigenza di fare questo tipo di azioni; la persona
dipendente dal gioco d’azzardo non viene fermata dai duecento metri di distanza
per raggiungere l’oggetto da lei desiderato, forse la può indurre a non essere
tentata, ma non credo che questo possa far cessare la condizione di dipendenza.
Se anziché emanare questo tipo di
provvedimenti, assolutamente inutili, il Governo incentivasse le politiche di
Welfare si arriverebbe, probabilmente, allo scopo che il Ministro Balduzzi
pensa di raggiungere con questo decreto. Però su questo è doveroso attuare
anche un altro tipo di ragionamento: Il modo migliore per ridurre, ed eliminare,
i casi sociali prodotti da questo sarebbe l’abolizione di tutti i giochi
d’azzardo e di tutte le macchinette elettroniche legalizzate dallo Stato su
tutto il territorio nazionale. Tuttavia questo è impraticabile in quanto
l’introito proveniente dai giochi sopracitati è altissimo per le casse dello
Stato e per questo viene impedita una soluzione radicale che potrebbe giovare
al sistema sociale.
Un decreto terrificante è invece quello redatto dalla
Ministra Fornero che modifica radicalmente il mondo del lavoro.
Il decreto ha messo in subbuglio il mercato del lavoro e
soprattutto le persone che ne fanno parte. La clamorosa modifica all’articolo
18 dello statuto dei lavoratori crea la condizione per i licenziamenti più
semplici, per i licenziamenti per
questioni razziali o per questioni analoghe eliminando il reintegro immediato
del lavoratore radiato ingiustamente. La riforma consente bensì di licenziare solo
per motivi economici; ciò crea un pericolo mostruoso per i lavoratori in quanto
offre, agli imprenditori senza scrupoli, un pretesto sempre valido per
espellere dipendenti dal loro posto di lavoro.
Permettetemi di effettuare una riflessione su questo per
precisare una questione che si trova al di là della semplice ideologia: si
inserisce l’articolo 18 fra i valori della sinistra; ma non è solo questo. In
Italia ci sono state aggressioni razziali, in Italia non si è ancora compreso
che l’omosessualità non è un difetto, non si è ancora compreso che le persone
possono avere usanze, gusti, lingue diverse. Finche non si capirà questo, fino
a quando sarà presente una cultura razzista l’articolo 18 sarà fondamentale
nella salvaguardia dei posti di lavoro.
Su questo si evidenzia una battaglia forte e decisa dei
partiti della Sinistra, in particolare del Partito dei Comunisti Italiani, del
Partito della Rifondazione Comunista, dell’Italia dei Valori, di Sel, dei Verdi,
della Fiom e della Cgil che inizieranno fra poco la raccolta firme per indire
un referendum per abrogare la riforma dell’articolo 18, dello statuto dei
lavoratori, e l’articolo 8 della finanziaria 2011 del governo Berlusconi il
quale deroga le imprese dai contratti nazionali.
Giungiamo ora all’ultimo punto di questa lunga carrellata
che riprende la situazione sociale e politica per sommi capi: il mistero di
Silvio Berlusconi.
L’ex premier non ha ancora sciolto la riserva sulla
possibilità del suo ritorno alla guida del PDL alle elezioni politiche del
2013. Questa suspance tiene sui bracieri ardenti Alfano, il segretario del PDL,
che non sa se sarà lui il candidato premier o il padrone Berlusconi. Su questo
preferirei lasciare a voi il commento, si potrebbero approcciare molte teorie
ma si rischierebbe di finire su un terreno demagogico.
In conclusione è piacevole ricordare che esiste o meglio,
dovrebbe esistere, un’ideologia che svolga il ruolo di collante all’interno dei
partiti; un’ideologia che si trasmetta fra i tanti cittadini che si
affacceranno sul mondo politico; un’ideologia che dia ancora significato al
voto di appartenenza; un’ideologia indiscussa, sacra, inviolabile,
inconvertibile; un’ideologia che non produca trasformismi stravaganti;
un’ideologia per ogni partito che trasmetta la passione per la società e per la
“cosa pubblica”.
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