venerdì 10 febbraio 2012

Quel giorno a Roma

Questa poesia è un racconto, è la cronaca di quello che è successo a Roma a Novembre. Purtroppo, secondo me, siamo caduti in una situazione che infossa il valore su cui si basa lo stato italiano.
Quel giorno a roma è successo questo:

Quel giorno, cominciò bene,
quel giorno a Roma si respirava un’aria diversa: un’aria di liberazione Quel giorno a Roma…
Quel giorno giornalisti televisivi e radiofonici aspettavano di dare la notizia, o di non darla.

A Roma quel giorno…
A Roma quel giorno c’era un’aria strana
Un’aria insolita, un’aria di cambiamento
Quel giorno a Roma tutti in piazza aspettando
Quel giorno si stava preparando la penna più bella per segnare la futura scheda
Quel giorno nella Capitale:
quel giorno si respirava un’aria rossa.

Quella sera, ignari di tutto,
ci si recava al Quirinale per assistere,
per vederlo andare via,
per dirgli l’ultima parolaccia,
inconsapevoli del dietro le quinte del Palazzo.

Si sperava
Si sognava di vedere la scheda sotto gli occhi e di cambiare la sorte
Si sperava anche in un partito
Ognuno si preparava, si metteva in bella vista la tessera elettorale
E si sperava di sentire pronunciare quella parola: “Elezioni”.

Quel giorno a Roma si attendeva
A Roma quel giorno
A Roma quel giorno….
A Roma quel giorno si stava vestendo l’antidemocrazia
Nera, con quel vestito nero
Quella puzza stantia,
era l’antidemocrazia che arrivava piano piano in silenzio.

Tre giorni dopo a Roma
A Roma tre giorni dopo
Arrivò Arrivò come l’unica soluzione
Arrivò nera e scura come non si aspettava mai:
arrivò, nera, col suo vestito scuro.

Arrivò, arrivò
Una delle peggiori malattie Una delle peggiori già viste
Arrivò, arrivò,
giorni scuri per il paese,
sotto il mantello non si intravede la luce,
la luce…
la luce…
della fine dell’antidemocrazia.