lunedì 21 febbraio 2011

Stiamo da soli, fra spaghetti e mandolini

Vogliamo per forza star da soli fra i nostri pezzi di mare, questo si capisce quando si vede ancora qualcuno che non tollera che la sua terra venga invasa dagli stranieri, sembra che sia sua, la sta pagando a rate da quando è nato.
Stiamo solo noi, la domenica giochiamo a briscola, il venerdì gnocchi e sabato tortellini, stiamo solo noi, stiamo così bene in Italia ma da soli, paghiamo il canone ma, attenzione, il progetto di accoglienza cosa lo paghiamo a fare?
Questo piccolo monologo è l’insieme di parole che mi capita di sentire frequentemente, mi fa tremendamente paura, la giustificazione è sempre “Sono anziani”, perché dobbiamo sempre trovare giustificazioni a tutti?
Il voto, un altro collegamento, anche se sono anziani votano, allora perché non discutere insieme, non è una giustificazione valida, è una risposta tangenziale per sviare la discussione. Se un milione vota Berlusconi mi potrò arrabbiare, se mi votano la legge Bossi Fini mi potrò arrabbiare o devo farmi dire che gli stanno simpatici?
Ogni pensiero è degno di essere discusso anche se lo fa un bambino, non possiamo trovare giustificazioni per ogni pensiero; gli stranieri vengono come noi andiamo, vengono per stare meglio, vengono perché pensano che sia un’isola felice; c’è la crisi ma noi compriamo venticinque radar a infrarossi per piazzarli sul mare, non abbiamo soldi però paghiamo chi aspetta le barche al porto per rimandarle indietro, paghiamo per scrivere una legge sull’immigrazione.
La famosa catena economica gira anche grazie alle persone straniere, le badanti che curano i nostri anziani sono straniere, i contadini braccianti sono stranieri, a Bologna è presente una catena di fruttivendoli tutti stranieri ma noi non capiamo che il futuro sarà la multi cultura.
Il primo Marzo 2011 è stato indetto uno sciopero a favore delle persone straniere. I lavoratori stranieri hanno il diritto di scioperare e chi volesse può unirsi a loro nello sciopero.
Io partecipo, perché non mi segui?

giovedì 17 febbraio 2011

Gira l’orologio sul Sasso

Questa poesia è nata dopo una lunga indecisione, l'idea mi è venuta alle sette di mattina su un pulmino. " Gira l'orologio sul Sasso racconta una giornata semplice a Sasso Marconi, il mio intento è quello di far diventare rilevante una giornata come le altre. A me non interessa raccontare di aver visto l'uomo ragno, ma raccontare la partita a briscola degli anziani.

Arriva arriva,
Arriva l’arancione a colorare il Sasso,
Arriva il giallo ad illuminare i martiri,
le sei illuminano la Porrettana,
i raggi arancioni bussano alla serranda della pasta fresca,
le sei bussano ad un bar, chiedono il primo caffè;
questa è l’alba di Marconi.

Il tovagliolino del bar afferra un cornetto,
lo porge al primo cliente della giornata,
la giornata è lunga per Sasso Marconi,
arriva il giornale col sindaco in prima pagina,
“Una mela per cortesia?” il fruttivendolo con il guanto giallo insacca la frutta,
strappa lo scontrino dal registratore,
le campane suonano le dieci,
da un bar dietro l’angolo si sentono le carte sbattere sul tavolino,
da una finestra senti la tastiera della macchina da scrivere,
senti il rumore di fogli,
esce il postino che con un balzo è sul motorino,
tira la corda e via,
in piazza la danza delle signore che,
tra pane, latte, banane portano tre sporte in una mano;
è l’inizio di una giornata sassese.

Alle otto tutti erano davanti alla scuola,
suonava la campana, tutti in classe;
astucci quaderni libri,
le biro rossoblu, seguire le moltiplicazioni in colonna è complicato,
l’orologio segna le due,
c’è silenzio, tutti al loro impiego pronti a staccare ed a recarsi davanti alle scuole, scatta l’ora, un boato unico a Sasso alle quattro e mezza,
tutti rincasano,
dopo due ore anche l’ultima serranda s’abbassa,
si accendono tutte le finestre,
ma dopo un’ora la giornata finisce con una mamma,
in una finestra poco illuminata,
che rimbocca le coperta alla sua bambina.