martedì 29 giugno 2010

Perdere tempo

Bologna non è sporca, è solo dipinta!
Proprio di questo parla questa poesia, della pulizia di Bologna. Faccio fatica a capire veramente da cosa bisogna ripulire Bologna.

Città dei piccioni,
città rossa,
città,
Bologna grande città,
grandi piazze,
grandi strade,
enormi portici dipinti da ragazzi,
dipinti per sfogare quella creatività,
città dipinta,
come fossero sporchi vogliono ripulire i muri,
ci sono parolacce,
ci sono,
meglio sui muri che in televisione.

Bologna, città meravigliosa,
la vogliono ripulire,
ripulire da una cosa che non da fastidio,
una cosa che,
non disturba:
i graffiti,
non disturbano,
non fanno male alla salute,
Bologna piena di smog,
“No pensiamo a ripulirla dai murale”,
perdere tempo,
perdere tempo perché non si sa che fare,
il commissario non sa stare con le mani in mano,
e allora,
giù con le pulizie di Pasqua,
fino ad ora non gliene era mai interessato a nessuno,
ma ora,
come degli annoiati,
stiamo facendo una cosa inutile,
tanto Bologna ha un commissario,
non ha più un governo
ma è come,
purtroppo,
un governo di destra.

venerdì 4 giugno 2010

Non solo un semplice lago

Questa poesia è dedicata ad un luogo, un luogo che per me possiede una magia smisurata.
Era da tanto che volevo descrivere questo luogo ma non ho mai trovato le parole giuste.
Adesso le ho trovate.

Gabbiani volano bassi,
tutti allegri,
i pescatori allegri ormeggiano la loro barca al molo,
tutto tranquillo,
col suo suono di acqua che si scontra con la banchina,
le piazze ancora antiche,
percorse da biciclette,
è l’atmosfera del Lago di Como.

Quei paeselli piccoli,
piccoli come piani di palazzi,
dove si conoscono tutti,
tutti sanno di tutto e tutto sa di tutti,
tutti sanno di tutto e tutto sa di tutto,
i bambini possono uscire da soli perché,
tutti sanno di tutto e tutto sa di tutti.

All’alba vedi,
scendere la gente dalle strade per raggiungere il loro impiego,
all’alba senti il cigolio delle serrande dei negozi,
senti salutare perché,
tutti sanno di tutto e tutto sa di tutti.

Non c’è frenesia,
non c’è frenesia nelle persone,
non c’è angoscia,
non c’è,
non c’è il traffico,
non c’è fretta,
non c’è paura,
non c’è solitudine,
non c’è perché,
tutti sanno di tutto e tutto sa di tutti.

La fine della giornata non è fine,
continua l’avventura della vita,
perché non c’è fretta sul lago di Como,
tutti pronti a vivere,
tutti pronti a sognare,
tutti pronti a svegliarsi di nuovo e pronunciare quella parola,
“Ciao”.

Le botteghe sono popolate,
i negozi sono frequentati perché,
non c’è la rovina della società:
il centro commerciale,
tutti escono dai negozi e guardano di fronte a loro,
il lago,
con le sue montagne che incontrandosi formano una curva perfetta.

Mondo a parte quello del lago di Como,
ma circondato da uno stereotipo,
inventato,
inventato dalle regioni invidiose della bellezza,
non tanto del paesaggio,
ma,
della società che fa vivere,
a chi va in vacanza,
un sogno magnifico.

martedì 1 giugno 2010

Uno gioco nuovo in Italia

Questa poesia narra di un gioco terribile comparso in Italia.
Questo blog ne aveva già parlato in precedenza ma, come dico sempre, è meglio ripetere.

Nel ventunesimo secolo è stato inventato un nuovo gioco,
dopo la box,
è stato inventato un nuovo gioco,
dopo gli autoscontri è stato inventato un nuovo gioco,
un gioco un passatempo:
le aggressioni razziali,
invece di malmenare un sacco di cotone,
si malmena un albanese un rumeno o un omosessuale,
per gioco per passatempo,
si malmena,
si malmena anche per odio per quella costrizione mentale ancora divisa,
a razze.

È l’effetto della xenofobia,
malattia autoimmune,
contagiosa,
odio per le persone degli altri paesi,
odio per gli immigrati,
odio per tutte le persone che parlano una lingua diversa,
rosso giallo blu che differenza fa,
non c’è scritto da nessuna parte,
l’acquisto dell’Italia da parte del popolo che,
non si riesce a pulire da quella sporcizia,
chiamata gentilmente:
fascismo.