mercoledì 12 maggio 2010

Dopo il sei

Mi capita di sentire persone che sono contente del lavoro fatto da Berlusconi in Abruzzo.
Invece io proporrei uno sguardo più realistico. Il blog affronta Realtà e dintorni e quindi mi è venuta l'idea di scrivere una poesia dedicata a quelle persone, non fatte più vedere, che vivono ancora in mezzo ad una strada.

Quella notte dormivano tutti,
tutti intenti a sognare nel silenzio del buio,
quei sogni sono stati fermati,
il terremoto ha premuto “stop”,
le case le piazze le chiese hanno tremato,
hanno tremato così forte che,
tutto si è sgretolato come fosse una cialda,
si è sgretolato,
l’indomani mattina tutte le radio i giornali le tv hanno annunciato,
che un terremoto,
era arrivato all’Aquila,
spazzati via tutti i ricordi,
spazzati via gli amici,
spazzati via i lavori,
spazzati via gli studenti,
tutti preoccupati quel 6 Aprile 2009,
da tutta Italia andavano,
andavano ad aiutare a scavare,
a scavare tra le macerie,
giorni di panico,
giorni di dolore,
dolore terribile dimenticato.

Dimenticato dallo stato,
dimenticato dalle TV,
dimenticato dai giornali,
dimenticato anche da lui,
lui che aveva promesso,
promesso poi,
svanito nel nulla,
con due,
due costruzioni,
costruzioni che con gloria,
faceva osservare,
faceva osservare,
faceva toccare a pochi,
faceva toccare a pochi,
bicchieri nuovi posate coperte,
illusione terribile,
set cinematografico,
il retrò non si vede mai,
mai,
non te lo fanno vedere,
dicevano,
“Gli abruzzesi sono contenti”,
si diceva,
ma gli abruzzesi erano,
erano con il governo,
arrabbiati,
arrabbiati,
lui,
promette e non mantiene,
arrabbiati col regista di quest’Italia malmessa,
col capitano della nave che,
come il Titanic sta affondando,
con un’unica differenza,
il nostro capitano è stato scelto.

Si dice,
si dice che abbia fatto chi sa cosa,
si dice,
che abbia sistemato tutto,
si dice che ha rifatto le scuole,
e con un coretto simpatico ha acquistato elettori futuri,
si dice che sia tutto a posto,
si dice,
si dice.

Sono state infossate tutte le prove,
non fanno vedere perché corrotti,
non fanno vedere perché se no perdono il posto,
segreto,
segreto che sa solo chi va a vedere,
celato,
sotterrato come un cadavere.
Sarebbe un film perfetto ma purtroppo,
è la realtà italiana.

venerdì 7 maggio 2010

La vera natura

Dovete sapere che io abito dietro ad una scuola elementare e, quando arrivo a casa per pranzo, si sente un suono meraviglioso.
Ho deciso di dedicare una poesia a questo suono veramente meraviglioso.

Urli,
a mezzogiorno,
provengono dalla scuola dietro casa,
urli,
non fastidiosi,
affatto fastidiosi,
piacevoli,
quegli urli,
di voce candida e armoniosa,
senza un pizzico di raucedine,
urli che provengono dal cuore,
urli liberatori,
urli, che quasi si confondono con l’ambiente naturale,
natura,
sorge il dubbio che sia quella la vera natura,
dubbio che dopo cinque minuti si risolve:
sono quegli urli la natura,
natura non considerata tale da un biologo,
ma considerata tale da uno fragile di cuore o da una persona che semplicemente,
con un po’ di pazienza,
si ferma e,
ascolta,
ascolta questi urli che vanno vanno vanno,
vanno in celo,
si disperdono nelle nuvole,
arrivano al mare,
e sorprendono anche gli abitanti del mare,
sorprendono i pescatori che distolgono,
per un attimo lo sguardo dalla canna e,
ascoltano ascoltano ascoltano,
ascoltano senza interessarsi da dove provengano,
questi urli di voce,
candida e armoniosa.