martedì 16 febbraio 2010

Cinque Giugno

Questa poesia è dedicata a Marco, un mio amico che è morto, appunto il cinque Giugno 2009.
Non la presento più di tanto perchè credo che si presenti da sola.

Ultimo giorno di scuola,
uno sparo,
e di te,
più traccia,
uno sparo nel silenzio,
un proiettile ti ha colpito,
proiettile caricato da te stesso,
proiettile che ti ha fatto sparire dalla faccia della terra.
Cinque Giugno,
festeggiavo la fine della scuola,
che non festeggerò più,
non ha senso festeggiarla,
dopo che quel giorno,
ci hai lasciato,
lasciato in quel mondo che,
non ti andava più bene.
Gambe non mi tenevano più su,
testa che non riusciva a pensare a nient’altro,
pianto,
una serata fuori con gli amici,
non aveva senso,
non aveva senso lavorare,
ferita che non si cicatrizzerà mai,
perché,
anche se a volte,
il tuo comportamento era scocciante,
ma,
nessuno mi ridarà quelle serate piene di simpatia,
quelle serate dove,
anche un gesto,
era ironico,
ironia con cui tu sapevi giocare benissimo,
sapevi rallegrare una Domenica pomeriggio,
tu che,
non eri mai arrabbiato,
hai voluto lasciare tutto,
rispettando la tua scelta,
ti dico,
che,
ti ho sempre voluto bene.

giovedì 11 febbraio 2010

Fine del Carnevale

Questa poesia narra di un Carnevale che, ad un certo punto finisce, lasciando un uomo da solo.

Vibrano i vetri delle finestre,
passa un carro,
con Arlecchino e Pulcinella,
che
ti salutano,
facendoti sorridere un poco,
piovono caramelle,
rumore di alluminio,
stelle filanti,
piovono dal cielo,
in coda al carro,

un corteo,
bambini, giovani, vecchi,
esaltati da quel magnifico carro,

carro che contiene,
sogni, speranza e felicità.

Un piccione vola sul carro,
piccione che ruba,
dalle mani dei bambini,
briciole di pane,
strappate via,
come la velocità di Willeneuve,
gli ha strappato via la vita.

Dopo poche ore,
se ne vanno tutti,
è la fine del Carnevale,
rimani da solo in quella strada,
in cui,
poco prima,
eri circondato dalla folla,
che,
incitando Arlecchino e Pulcinella,
si sono dimenticati,
per un istante,
i problemi della vita,
fine del Carnevale,
ritornano tutti i pensieri,
pensieri che,
sono arrivati e non se ne vanno più,
tu,
ti siedi sul marciapiede,
con la testa appoggiata sulle braccia conserte,
e pensi,
se anche quando arriverà Godot,
ci sarà ancora quella allegria,
che ti sgombra la mente,
fine del Carnevale,
resti solo in mezzo ad una strada,
chiedendoti,
se tutta quella allegria,
rimarrà fino a che Godot,
ti strapperà la vita,
come quei piccioni strappavano il pane dalle mani dei bambin
i.