mercoledì 3 maggio 2023

Mercoledì 24 maggio sarò a Casalecchio di Reno con il mio primo romanzo

Riprendono le presentazioni di Questa vita è la mia. Le vicissitudini di un "punto interrogativo". Ripartiamo da Casalecchio di Reno (BO) mercoledì 24 maggio, ore 18, alla Casa della Conoscenza all'interno della manifestazione "Il Maggio dei Libri".

Un appuntamento importante ad un anno dall'uscita del mio primo romanzo con Edizioni Tassinari: un anno di incontri, di commenti positivi che mi spingono a proseguirein quello che, fino a un anno fa, era una grande e incerta scommessa. 

Così toriamo a parlare del protagonista Federico Lucrezi, dei suoi desideri e delle persone che affollano la sua vita. Lo faremo attraverso un'intervista a cura del giornalista Pietro Colacicco

Una presentazione speciale per il luogo e per la data. Un appuntamento da non perdere. 

mercoledì 1 marzo 2023

Elly Schlein e la minoranza nel Partito Democratico



La vittoria di Elly Schlein è stata una sorpresa, nessuno l’aveva prevista: forse neanche il suo staff. Chi sicuramente non se l’aspettava sono gli iscritti al Partito Democratico che si erano espressi a maggioranza per Stefano Bonaccini.


Può sembrare un dettaglio superabile dall’euforia del momento ma, la differenza fra la scelta dei tesserati al PD e quella dei non iscritti peserà nel percorso di Schlein. Non è infatti banale che la svolta a sinistra del Partito Democratico sia stata scelta da chi non è iscritto a quella comunità politica.  

È l’enorme contraddizione del PD che consente a chiunque di votare il proprio segretario; finora è andata sempre bene perché i non iscritti hanno sempre confermato il voto dei tesserati, questa volta si è verificato il caso di scuola che mette in crisi il sistema delle primarie.


Che senso ha pagare una tessera se lo stesso diritto a cui fa accedere viene esteso a tutti gli elettori? Questa è la domanda che potrebbe porsi un iscritto e alla quale c’è un’unica risposta ragionevole: nessuno. Ne abbiamo avuto la dimostrazione domenica quando l’elettorato generico ha capovolto il voto degli iscritti. Si rende quindi nulla la tessera che diventa un semplice pezzo di carta perdendo tutto il suo significato politico, sociale e identitario.


Quando sarà passata l’euforia Schlein dovrà ricordare come rappresenti una minoranza all’interno del Partito perché, a meno di un boom di nuovi iscritti, è questa la reale situazione che troverà in casa. Allora, se posso offrire un consiglio non richiesto ad Elly Schlein, piuttosto che un posto nella segreteria al campeggiatore Mattia Santori, Stefano Bonaccini agli enti locali sarebbe una carta strategica per avere solide fondamenta.


Come la storia recente ci dimostra le scissione non portano bene né agli scissionisti né agli scissi: lasciare Bonaccini a Calenda non sarebbe quindi una mossa lungimirante; lasciare Santori a Bologna non causerebbe invece danni, anzi: dimostrerebbe che la politica ha ancora un timido rigore. 


Un’opposizione radicale a Giorgia Meloni sarà sicuramente un obbiettivo da porsi ma ricordando il vero significato dell’opposizione. Se inizierà una sfilza di no ai  quali non seguiranno proposte alternative, il nuovo PD rimarrà il vecchio; se invece a fianco dei no compariranno soluzioni alternative l’offerta si farà interessante. 


Il riformismo è il contrario di conservatorismo, non di radicalismo. Bisogna tenerlo in considerazione quando si taccia Schlein di aver spazzato via l’anima riformista. Si può essere radicalmente riformisti proponendo uno sviluppo basato su principi chiari e definiti, che è quello che sembra essere nelle corde della Schlein.


Elly Schlein sta facendo lo stesso effetto che fece Giorgia Meloni nelle sue prime ore a Chigi: il terrore per lo scardinamento di tutto e tutti per poi scoprire che non metterà mai il Trentino Alto Adige al posto della Sicilia. 

lunedì 20 febbraio 2023

Perché le primarie non cambieranno il Partito Democratico


Osservando le primarie del Partito Democratico non riesco a non pensare a una grande corsa di cavalli e il conseguente tifo da parte degli scommettitori. 


Una competizione assurda sulla quale si sta puntando tutto per recuperare il più importante partito dell’opposizione che però non è in grado di condurla. Un partito che avrebbe bisogno di un vero congresso costituente e non di un voto fra due idee di Paese diametralmente opposte. 

Tanto si è detto per poi finire a commentare la stessa cosa che accade da anni: la campagna dei candidati, il voto e il tiro al nuovo segretario.


Il confronto fra Schlein e Bonaccini sta evidenziando un problema concettuale sul significato di “partito”: pensare infatti che, lo sconfitto nel voto di domenica, possa sentirsi a proprio agio nel partito dell’altro è inverosimile perché manca un comune denominatore fra i due. 


Non si sta scegliendo il miglior rappresentante di un partito che ha svolto un percorso rigenerante; si sta selezionando il partito stesso. È evidente quindi che Schlein, nel partito di Bonaccini, durerà poco; ma anche Bonaccini, nell’idea radicale di Schlein, non avrà spazio. Non per colpa del carattere di uno o dell’altra ma perché non hanno una base comune riconoscibile su cui appoggiare le loro divergenze; le loro infatti non sono mozioni congressuali: sono due partiti diversi.


Ecco che allora non è possibile un confronto: non è possibile quella destrutturazione e ricostruzione propria dei congressi di partito nei quali, sì: ci si divide sostenendo l’orientamento preferito; ma poi ci si ricompatta su quelle basi comuni inviolabili da qualunque proposta alternativa. 


C’è una forte differenza fra quello che il Partito Democratico racconta e quello che si osserva. Di costituente e di congresso c’è solo il titolo che veste di nuovo qualcosa che si ripete sempre uguale: una sfida fra due personalismi che non riesce a fare quel lavoro in profondità di cui il partito avrebbe bisogno.


Si gioca agli americani in Italia non considerando come il sistema politico italiano sia altra cosa rispetto a quello statunitense. Non è possibile guarire un partito scegliendo semplicemente il suo nuovo leader; sarà il leader altrimenti a disegnare il suo partito; ed è quello che accadrà da lunedì.


Che vincerà Bonaccini è noto come lo era la vittoria di Mengoni a Sanremo. Il Partito Democratico non può assumere di colpo le posizioni di Schlein: sarebbe un terremoto troppo forte per un partito che ingloba quattro culture politiche differenti. 


Il risultato è tuttavia davvero un dettaglio non influente. Che vinca Bonaccini o Schlein poco cambierà: si sarà eluso, ancora una volta, il problema di cos’è il Pd e di chi vuole rappresentare